pubblicato su TuttoGreen de La Stampa
Qualche giorno fa mi è capitato di scrivere, parafrasando il filosofo tedesco, che uno spettro si aggira per l’Italia: la geotermia. Lo spunto era l’improvvida decisione della progressista Regione Toscana che, a fronte di quelle che ritiene troppo numerose richieste di esplorazione, ha avuto la bella pensata di imporre una moratoria su tutta la geotermia nella propria Regione, senza distinguere tra taglie, accomunando quindi quelle grandi ad alta entalpia con quelle piccole che sfruttano delta di temperatura assai minori e sono prive di emissioni in atmosfera.
Solo un ultimo caso di una diffusa opposizione a impianti di energia rinnovabile, che molto spesso è animata da comitati sedicenti ambientalisti che in realtà finiscono per fare la figura deli “utili idioti” mentre le lobby fossili si fregano le mani.
Comitati Nimby e intere Regioni: la Puglia di sinistra che chiede una moratoria per il fotovoltaico, la Sardegna, che chiunque governi, non sa spingere come dovrebbe in favore della chimica verde, unica strada per salvare quel po’ di industria che le rimane, la Sicilia, dove un indimenticabile assessore – poi arrestato per abusivismo edilizio – inconsapevole imitatore di Johnny Stecchino, sosteneva che il dramma dell’isola erano quegli “ecomostri delle pale eoliche”.
Ma gli esempi sono infiniti e sempre più diffusi soprattutto nel campo del biogas. La domanda è: possiamo permettercelo? Possiamo fermarci nella riconversione della produzione di energia, una vera rivoluzione che sta portando alla chiusura di grandi centrali termoelettriche alimentate con i fossili a favore delle rinnovabili e delle forme di produzione diffuse. No, non possiamo fermarci. Per tre motivi.
Il primo ha a che fare con la “responsabilità ”. La responsabilità che abbiamo nei confronti del Pianeta : a Parigi nel dicembre prossimo ci sarà ennesima conferenza Onu sui cambiamenti climatici. Non so se si arriverà in quella sede a un accordo globale sufficiente a contenere l’aumento di temperatura , dovuto all’effetto serra, entro il limite che gli scienziati ci dicono invalicabile. Quel che è certo che se non facciamo tutti gli sforzi possibili per ridurre le emissioni in maniera drastica ci rendiamo complici di fenomeni sempre più estremi che ormai interessano anche le nostre latitudini.
Il secondo motivo riguarda ambiente e salute: non c’è dubbio che produrre da fonti rinnovabili vuol dire anche ridurre drasticamente l’inquinamento non solo globale , ma anche quello locale che può avere impatto sulla salute di lavoratori e cittadini. Questo i comitati sembrano non considerarlo mai.
Il terzo e ultimo motivo ovviamente è quello socio-economico, essendo solo rinnovabili ed efficienza nel quadro di una vera green economy, a potere assicurare un futuro d lavoro possibile.
Dalla costatazione che ad ostacolare lo sviluppo delle rinnovabili sono motivazioni che spesso si dicono “ambientaliste” è nata allora l’esigenza di lanciare un appello , “Smart Italy. Liberare le energie rinnovabili, sostenere il risparmio energetico” – con me Alessandro Visalli, Coordinatore nazionale di FREE, Jacopo Fo, ambientalista e scrittore, Sauro Valentini, Presidente Nazionale GIGA – con l’obiettivo di chiedere alle Regioni , al Parlamento e al Governo di riprendere la strada dello sviluppo delle energie rinnovabili in sostituzione delle energie fossili partendo innanzi tutto dalla sburocratizzazione e dal ripristino della certezza del diritto. E di chiedere alle associazioni ambientaliste di prendere posizioni chiare su questo punto e non più equivoche. Ovviamente “anche il bene va fatto bene” e quindi anche gli impianti da fonti rinnovabili devono inserirsi bene nello straordinario paesaggio, devono rispettare le norme sulla valutazione di impatto ambientale , devono dimostrare la propria compatibilità come le vocazioni del territorio. Ma pregiudizi anti-rinnovabili non devono essere più tollerati e non devono trovare più cittadinanza tra coloro che ambientalisti lo sono per davvero.