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Non solo il primo papa non europeo, il primo papa gesuita, il primo che si chiama Francesco. Anche il primo papa ambientalista. Visto il nome che ha scelto c’era forse da aspettarselo, ma in ogni caso colpisce che papa Bergoglio nel suo primo discorso da pontefice abbia dato tanto peso all’ambiente: “Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà : siamo ‘custodi’ della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di morte e distruzione accompagnino il cammino di questo nostro mondo!”.
La Chiesa cattolica non ha sempre avuto un rapporto facile con la cultura ecologica: guardata talvolta con sospetto perché sembrava togliere l’uomo dal piedistallo antropocentrico della tradizione cristiana. Queste preoccupazioni non trovano posto nell’idea francescana della “custodia del creato”: anzi, di più, nella visione di papa Francesco la cura dell’ambiente diventa quasi una metafora della responsabilità verso l’altro e verso gli altri.
L’hanno ripetuto in tanti: questo papa è atteso da prove difficilissime, deve riconciliare il potere ecclesiastico con quel mondo vasto e crescente di cattolici non più disposti a tollerare le troppe ombre della Chiesa di Roma, dai preti pedofili nascosti e coperti agli affari sporchi della finanza vaticana all’incapacità di aprirsi a temi ormai ineludibili come i diritti delle persone omosessuali.
Rispetto a ognuna di queste sfide la Chiesa è costretta a inseguire, a “giocare in difesa”, mentre sull’ambiente può attaccare. Non ha troppo di cui pentirsi o vergognarsi, comunque molto meno degli altri grandi poteri a cominciare dalla politica.
Ecco, l’ambiente è un “terreno di gioco” su cui papa Francesco potrà davvero dimostrarsi più moderno, più contemporaneo di tutti gli altri potenti della Terra, su cui potrà farsi l’interprete di un’idea di progresso più evoluta – e oggi sempre più popolare – che vede l’ecologia come un valore irrinunciabile. Non sarebbe male, proprio no, se questo magistero ecologista riuscisse a fare breccia persino nella politica italiana, la più anti-ecologica d’Europa. Che ora applaudirà il papa ecologista ma da domani ricomincerà con le sue scelte che del “creato” di fatto se ne infischiano, che fanno crescere sia la povertà che l’inquinamento. Il Vaticano ha risolto la sua “crisi di governo” eleggendo un papa che nel suo discorso d’investitura mette al centro l’ambiente, chissà quanto tempo dovrà passare prima di sentire parole magari più laiche ma altrettanto impegnate da un leader politico nostrano.
ROBERTO DELLA SETA
FRANCESCO FERRANTE