pubblicato su greenreport.it
Se qualche anno fa avessimo proposto che intorno alle demolizioni di navi si costruisse un settore industriale e magari distretti produttivi e che le demolizioni sarebbero state una grande occasione per l’economia del Paese – e soprattutto che mandare le navi da rottamare all’estero, allontanando da noi il problema dello smaltimento, non avrebbe avuto alcun senso economico ma che anzi sarebbe stato opportuno investire in tecnologia per continuare a svolgere questa attività in Italia – in molti ci avrebbero persi per i soliti sognatori.
Invece adesso, prima parecchi porti italiani – da Palermo a Civitavecchia a Piombino, per finire a Genova – e ora due Regioni si contendono la demolizione della Costa Concordia. A noi sembra che si debba cogliere questa opportunità di rinascita per uscire dal declino industriale: ripartire dalla demolizione di una nave per investire nelle migliori tecnologie possibili in termini non solo di abbattimento degli inquinanti, della sicurezza del lavoro ma anche e soprattutto sulle tecniche di demolizione e smontaggio. Anche questa è green economy.
In una nave troviamo decine e decine di tipologie di materiali, non solo metalli ma anche coibenti, gomme, olii. Ebbene, la scommessa è quella di attivare tutte le filiere di recupero possibile e nello stesso tempo costruire un modello di demolizione che sia esportabile.
Il ferro non si taglia più solo con un cannello, questo avveniva nel secolo passato, oggi ci sono escavatori con pinze in grado di fare questa attività conciliando la sicurezza dei lavoratori con la compatibilità delle attività sull’ambiente.
Queste attività di demolizione, in altri luoghi del mondo vengono fatte ad alto impatto ambientale e soprattutto con grande rischio per i lavoratori.
La nuova scommessa italiana deve essere invece quella di riuscire usando il plasma, metodi di estrazione dei fumi, robot nei punti più a rischio per non mettere a rischio la vita dei lavoratori, macchinari adeguati e moderni di fare questo lavoro guardando alla sicurezza e all’ambiente dimostrando al mondo che possiamo demolire con il minimo di impatto possibile.
Se saremo bravi e le imprese sosterranno questo processo, se le società di ingegneria investiranno sulla massima meccanizzazione possibile, paradossalmente potremmo ripartire dal demolire per ricostruire un pezzo di industria di questo paese.
àˆ questa una assunzione di responsabilità , in questi anni altri si sono occupati di smaltire i nostri rottami, ora sta a noi dimostrare se siamo in grado di dare il meglio dell’intraprendenza di questo paese.
di Francesco Ferrante e Massimo Maugeri – Green Italia