Ecologista e fondatore di Green Italia.

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Mia intervista a Huffington post su esclusione ambientalisti da liste Pd

Pd, la rivolta degli EcoDem esclusi dalle liste: “Così il partito rinuncia alla causa ambientale”

 

Sono amareggiati e delusi gli EcoDem, i membri dell’Associazione degli Ecologisti Democratici che sono rimasti quasi del tutto fuori dalle liste del loro stesso partito, il Pd. Tra tutti, solo l’ambientalista Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente, è stato candidato (tra l’altro in una posizione tutt’altro che di spicco: 12esimo in Lombardia Due, “un altro segnale della marginalizzazione del tema ambientale”, fanno notare gli EcoDem).

 

Sembra passata un’eternità  dal discorso del Lingotto a Torino, quando Walter Veltroni disse che l’ambiente e la green economy sarebbero stati al centro delle priorità  del neonato partito. Oggi dell’ala ambientalista del partito non resta più molto, quanto meno non nelle liste per il Parlamento. Al di là  di Realacci, infatti, degli altri esponenti EcoDem non c’è traccia: nessuna candidatura per Francesco Ferrante, senatore Pd ed ex direttore generale di Legambiente, né per Roberto Della Seta, Raffaella Mariani e gli altri.

“Un fatto che la dice lunga su come la direzione del partito abbia deciso, in sostanza, di marginalizzare il tema dell’ambiente”, commenta deluso Francesco Ferrante. “Non che non ci sia nessuno dotato di una sensibilità  ambientale”, precisa il quasi ex senatore, attualmente responsabile per le politiche relative ai Cambiamenti climatici ed Energia. “Mi vengono in mente Alessandro Bratti a Ferrara, Chiara Braga in Lombardia e qualche altro nome. Ma si tratta di persone che hanno superato il test delle primarie soprattutto per il loro legame con il territorio, considerando che si è scelto di andare a votare a ridosso delle feste con tutte le polemiche che ben conosciamo”.

La chiave di lettura degli EcoDem è molto semplice: il partito non ha voluto dare il giusto spazio all’ambiente. “L’argomento è stato marginalizzato, come se non fosse uno dei temi più cari ai cittadini”, continua Ferrante. L’amarezza riguarda soprattutto il listino del segretario Pier Luigi Bersani, quella quota nazionale che avrebbe dovuto riequilibrare le candidature emerse dalle primarie – legate soprattutto ad aspetti territoriali – con profili di alta competenza sui temi ambientali, come ad esempio quelli di Ferrante e Della Seta, noti ambientalisti chiamati proprio dal Pd solo pochi anni fa.

Per Ferrante & c., il listino è stato utilizzato per “riequilibrare correnti interne al partito”, invece che per dare il giusto peso a un tema di interesse pubblico come l’ambiente. “Un fatto che non mi stupisce, ma che di sicuro mi amareggia profondamente”. La delusione, più che per la mancata candidatura, è per “il grave errore in cui si sta imbattendo il partito”.

Marginalizzare l’ambientalismo – sostengono infatti gli EcoDem – vuol dire affidare un argomento così centrale quasi unicamente a Sinistra Ecologia e Libertà . In altre parole, “tradire lo spirito originario con cui nacque, nel 2007, il Pd”. Cosa ne è stato del discorso del Lingotto, quando l’ambiente era (insieme al nuovo patto generazionale, alla formazione e alla sicurezza) uno dei quattro pilastri del partito?

Di più: gli ambientalisti del Pd sono arrabbiati perché “non ci hanno ascoltato”. Nel corso dell’ultimo mese, infatti, si sono succeduti appelli, tra cui uno firmato da otre 200 persone tra investitori e personalità  di spicco della società  civile. Chiedevano al Pd di puntare sulla green economy per favorire il rilancio dell’economia. “Niente, non solo stati ascoltati”, chiosa Ferrante. “E la disattenzione con cui è stato colto questo appello è un grave errore del Pd”. Un errore – sostiene il senatore – che il partito pagherà  anche e soprattutto dal punto di vista elettorale.

“Il tema della green economy – attacca infatti l’EcoDem – è ancora marginale per la politica (di qualsiasi schieramento) e per i media, ma i cittadini lo sentono molto: è un elemento di coesione e di forte consenso”.

Lo strappo dei vertici del partito con gli Ecologisti, in realtà , è stato graduale. A partire dal referendum contro il nucleare, passando per il provvedimento sui sacchetti di plastica, le frizioni tra i piani alti del partito e la sua anima ambientalista si erano già  fatte sentire. Certo, ora si è consumata una vera e propria frattura. “Ci siamo sempre impegnati a tenere dritta la barra del partito sull’ambiente”, conclude Ferrante. “Ora il progetto degli EcoDem subisce una grave battuta d’arresto”. Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane faranno il punto sul da farsi – promettono – ma per ora è l’amarezza la nota dominante. E la consapevolezza che talvolta l’impegno civico conta meno dell’essere “amico o amichetto” di questo o quel politico. Ferrante, infatti, aveva espresso il proprio sostegno per Renzi alle primarie. “Non ero certo un renziano, ma la sua agenda mi sembrava più aperta e dunque migliore [..]. Purtroppo a volte la priorità  è sistemare gli amici e i fedelissimi, e io – in questo senso – non sono mai stato amico di nessuno”.

Vigni  (Ecodem) appello al Pd: “Sarebbe un errore grave non riconfermare parlamentari che si battono per l’ambiente e la green economy

“Se c’era bisogno di una conferma di quanto forte sia l’esigenza di dare rappresentanza politica alle ragioni dell’ambiente e della green economy, lo dimostra il sondaggio realizzato in questi giorni dall’Ispo di Mannheimer. Tra gli intervistati il 42 per cento ritiene che ‘l’impegno dei principali schieramenti politici sulle tematiche della green economy’ influenzerà  la propria scelta di voto nelle prossime elezioni, mentre il 72 per cento pensa che ‘l’azione di governo nei confronti della green economy offra grandi opportunità  per il paese’. Gli italiani chiedono più attenzione nei confronti dell’ambiente e dell’economia verde, e sono disposti a votare candidati in grado di garantire questi obiettivi”: a ricordarlo è il presidente nazionale degli Ecologisti Democratici Fabrizio Vigni.

“Sarebbe dunque un errore grave – continua – se nella prossima legislatura il Pd perdesse il contributo anche solo di qualcuno di quei parlamentari , come nel caso di Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Raffaella Mariani ed Ermete Realacci, che nelle file del Partito Democratico, insieme ad altri parlamentari Ecodem, hanno in questa legislatura rappresentato al meglio le ragioni di uno sviluppo  legato alla qualità  ambientale”.

“Gli Ecologisti Democratici si sono impegnati affinché alle Primarie fossero presenti, in molte regioni, candidati attenti alle ragioni dell’ambiente, contribuendo al successo di questa bella prova di democrazia e raccogliendo risultati significativi. Ora, anche attraverso la quota di candidati di competenza della Direzione – conclude Fabrizio Vigni – è necessario confermare e aumentare la presenza in Parlamento di competenze e sensibilità  ecologiste. Il Pd ha davanti a sé una grande opportunità , se riesce a interpretare le opportunità  di innovazione legate all’ambiente ed alla green economy. Non coglierla sarebbe un errore imperdonabile”.

Pd: sarebbe pessimo segnale escludere chi si è battuto per ambiente

“Al di là  dei nostri nomi, certo sostituibili, al di là  del segnale pessimo di escludere dalle liste chi si è battuto su un fronte delicato come quello dell’Ilva e per questo l’Ilva ha cercato di fermare, noi crediamo che se il Pd decide di ridurre la presenza ambientalista nei propri gruppi parlamentari compie una scelta in assoluta controtendenza rispetto a tutte le forze europee di centrosinistra. E una scelta che fa a pugni con lo ‘spirito dei tempi’.” 

Lo dichiarano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, in merito alle indiscrezioni riportate su alcuni quotidiani secondo cui non verranno inseriti nelle liste dei candidati alle prossime elezioni politiche. 

“Lottare in Parlamento per salvaguardare la salute pubblica – continuano i senatori del Pd- è stata la naturale conseguenza di un impegno in favore dell’ambiente e dei cittadini che portiamo avanti da 20 anni. Così come da tempo ci impegniamo per sostenere le ragioni di un ambientalismo che sia motore di sviluppo e innovazione. 

Gli attestati di sostegno che ci sono giunti in questi giorni dall’imprenditoria della greeneconomy, che riconoscono in noi i parlamentari che si sono seriamente impegnati su questo fronte, e dall’associazionismo ci hanno inorgoglito e confermato di aver ben operato, e dunque siamo convinti che sarebbe un errore marchiano se il Pd desse un segnale che lasciasse intendere di voler appaltare ad altri le ragioni dell’ambiente. 

Noi crediamo che sarebbe un grave errore anche in termini di costruzione del consenso necessario per conquistare il governo del paese per cambiarlo davvero. Insomma – concludono i senatori ecodem – una miopia che si pagherebbe nelle urne.” 

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