Comunicati

Pestaggio a scuola: il ministro accerti l’applicazione della legge di tutela dei disabili

“Bisogna capire come mai un’istituzione scolastica non sia riuscita a prevenire l’agghiacciante maltrattamento del ragazzo down.” Lo dichiara il sen. Francesco Ferrante della Margherita in un’interrogazione al Ministro dell’Istruzione sull’episodio di violenza videofilmata su di uno studente affetto da sindrome di down. 

  

Nell’interrogazione si chiede “di attivare una commissione d’inchiesta per l’accertamento delle responsabilità  nella scuola dove è avvenuto il grave fatto” – continua l’esponente dielle – “in modo da verificare se c’è stata violazione della legge 270 che assicura agli alunni disabili l’assistenza di qualificati insegnanti di sostegno.” 

  

“Solo una rigorosa indagine potrà  fare chiarezza sulle carenze istituzionali che hanno potuto determinare un così grave episodio ai danni di un ragazzo che più di altri aveva diritto di essere tutelato” – conclude Ferrante – “poiché se ci sono state responsabilità  da parte del preside o dell’insegnante devono essere accertate e sanzionate con seri provvedimenti disciplinari.” 

  

  

In Umbria i primi 9 condannati d’Italia per il reato di traffico illecito di rifiuti

La notizia della condanna in primo grado di nove degli imputati del processo a Spoleto aperto in seguito alla maxi-operazione del NOE denominata Greenland è una buona notizia e segna una svolta fondamentale nella lotta al traffico illecito dei rifiuti nel nostro Paese. Si tratta infatti della prima applicazione dell’art 53 bis D. Lgs.22/97 sull’attività  organizzata per traffico illecito dei rifiuti, che prevede la reclusione per questo tipo di reato.
“Finalmente in Italia viene applicato fino in fondo il principio del ‘chi inquina paga’ – ha commentato il direttore nazionale di Legambiente Francesco Ferrante -. Queste condanne sono un precedente importante, che ci fa ben sperare per il buon esito dei restanti 60 processi in corso, in cui sono coinvolte oltre 1240 persone denunciate e 414 arrestate.  Ormai il fenomeno delle ecomafie ha valicato i confini delle regioni del sud e si insinua in aree del paese, come l’Umbria, al di sopra di ogni sospetto. Occorre mantenere alta la guardia, per questo continueremo a batterci  perché i reati contro l’ambiente vengano inseriti nel codice penale”.
Stiamo parlando di un’inchiesta, cominciata nel 1999, che ha portato nel 2004 al rinvio a giudizio di 52 persone con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla gestione illecita di rifiuti speciali, anche pericolosi: gli imputati avrebbero smaltito milioni di tonnellate di rifiuti speciali sotto forma di fertilizzanti in alcune aziende agricole della zona e fanghi industriali nelle acque dei torrenti Clitunno e Marroggia. Nel 2003 Legambiente si è costituita parte civile al processo, assistita dall’avvocato Antonietta Marucci, e oggi la sentenza vede riconosciuta la bontà  di quella scelta: oltre al ripristino del danno ambientale, gli imputati sono stati condannati al risarcimento del danno a Legambiente, da quantificare in sede civile.
“Questa vicenda ha visto l’Umbria per la prima volta al centro di un’articolata attività  criminale ai danni dell’ambiente – ha sottolineatoVanessa Pallucchi, presidente regionale di Legambiente -. Ed è stato umbro il primo arresto in Italia in base all’articolo 53bis.  Una novità  inquietante se si pensa che la nostra regione ha nell’integrità  del territorio il suo valore aggiunto. Per questo ci siamo costituiti parte civile al processo e oggi registriamo con soddisfazione il primato delle prime condanne”.

Interrogazione parlamentare su progetto parco divertimenti a Regalbuto

Per sapere, premesso che:
 
         si è appreso da organi di stampa nazionali, quali il quotidiano La Repubblica, che il prossimo 23 novembre dovrebbe essere apposta da parte del CIPE la firma per il via libera definitivo alla realizzazione di un parco divertimenti a Regalbuto, in provincia di Enna;

         questa notizia è molto preoccupante, in quanto l’unico progetto che risulta depositato presso la Regione Sicilia, in attesa della valutazione di impatto ambientale, è un progetto vecchio, datato 2001 e per la cui realizzazione servirebbero circa 830 milioni di euro, e non il progetto di cui si parla nell’articolo de La Repubblica, che costerebbe invece 624 milioni di euro;

         per il primo progetto pare che i proponenti non abbiano mai nemmeno pagato i diritti per l’istruttoria e che Sviluppo Italia, l’agenzia del Ministero del Tesoro, contrariamente a quanto riportato dalla stampa, lo avrebbe bocciato già  due anni e mezzo fa ritenendolo economicamente insostenibile;

         è indicativo che il progetto sia stato bocciato da parte di Sviluppo Italia nonostante fosse sponsorizzato dall’allora vice ministro all’Economia Gianfranco Micciché;

–   sarebbe paradossale che il CIPE finanziasse un progetto ritenuto insostenibile da un’altra struttura del Ministero e totalmente privo di Valutazione di Impatto Ambientale, regalando risorse pubbliche così ingenti a un progetto senza futuro, proprio nel momento in cui si sta raschiando il fondo del barile con la Legge Finanziaria;

         è necessario che i governi nazionale e regionale sostengano in Sicilia un’infrastrutturazione indirizzata a uno sviluppo turistico che punti sull’imprenditoria locale e su un’offerta diffusa e sostenibile, invece di finanziare progetti faraonici che non portano nessuna ricaduta economica stabile sul territorio;

 
alla luce di quanto sopra esposto, si chiede al Presidente del Consiglio:

 
         se non si ritenga opportuno intervenire immediatamente affinché il 23 novembre 2006 il CIPE bocci la realizzazione del parco divertimenti a Regalbuto;

         quali politiche concrete il Governo intende intraprendere affinché lo sviluppo della Sicilia passi finalmente attraverso la crescita del settore turistico, incentivando un turismo di qualità  che vada verso la valorizzazione delle città  d’arte e del suo paesaggio.

 

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