“Nucleare: continua la battaglia ideologica del governo”
“Il Disegno di legge energia collegato alla Finanziaria, su cui inizia oggi l’esame al Senato, contiene anche le norme che secondo la maggioranza ed il governo dovrebbero rilanciare il nucleare in questo paese: si tratta di provvedimenti vaghi ed illiberali che centralizzano ogni decisione sull’esecutivo nazionale”. Questo il commento di Francesco Ferrante, membro delle esecutivo nazionale degli Ecologisti Democratici.
“Il pacchetto sul nucleare – continua Francesco Ferrante – obbedisce più alla smania ideologica del governo di agitare una bandiera, che non a qualsiasi ipotesi concreta di rilancio della ricerca e del fabbisogno energetico. Tra le norme più criticabili evidenziamo l’ipotesi di militarizzare le aree in cui dovranno sorgere le centrali, una pericolosa delega in bianco al governo per stabilire i criteri di scelta dei siti, l’assurdo affidamento ad una delibera Cipe per la scelta del tipo di impianto, il commissariamento della Sogin e lo stravolgimento delle competenze dell’Enea”
“Il Governo Berlusconi – conclude l’esponente Ecodem – sta facendo perdere tempo al paese ed al Parlamento in una discussione antica che, come dimostrano le dichiarazione dello stesso premier durante la campagna elettorale in Sardegna, ‘si bloccheranno al momento della prova del consenso sul territorio’. Sarebbe stato più utile utilizzare questo provvedimento per mettere in campo progetti concreti per promuovere le rinnovabili, il risparmio energetico ed avvicinare quindi l’Italia agli indirizzi europei”.
Febbre suina. “Solo abolendo il sistema d’allevamento intensivo industriale si fermeranno le epidemie animali”
Per fermare la febbre suina che si sta diffondendo rapidamente nel mondo, per scongiurare il pericolo di nuove ondate di Sars o di altre epidemie di origine animale basterebbe modificare i sistemi di allevamento intensivi, ormai riconosciuti come causa scatenante delle pandemie ma ancora praticati senza limiti in tutto il pianeta.
“L’allevamento intensivo industriale prevede la produzione di carni e derivati animali attraverso un vero e proprio sistema di detenzione in edifici di cemento di migliaia di animali della stessa specie, della stessa razza, della stessa età e dello stesso sesso, in ambienti minimi, illuminati artificialmente, assolutamente inadeguati anche per le esigenze primarie delle specie allevate – ha dichiarato Francesco Ferrante, responsabile agricoltura di Legambiente -. La somministrazione forzata di cibo sottoforma di mangime, più spesso chimico che naturale, e la spaventosa concentrazione di nitrati difficilmente smaltibili in modo consono, contribuiscono allo sviluppo di virus sempre più forti e pericolosi prima per gli animali e poi, con le successive modifiche, per gli uomini”.
Già negli anni ’90, la comunità europea aveva tentato di porre dei rimedi a questo stato di cose con alcune direttive importanti, mirate alla mitigazione degli impatti sanitari e ambientali di questo modello di allevamento. “Ma la direttiva nitrati del 1991, come la successiva direttiva sul benessere animale o la messa la bando della gabbie per le galline ovaiole – ha sottolineato Ferrante – non hanno mai trovato applicazione effettiva negli Stati membri e in Italia addirittura non si riesce a imporre la necessaria regolamentazione sui nitrati che continuano a inquinare terreni e falde acquifere se non i prodotti alimentari veri e propri”.
Non è bastata nemmeno l’esperienza dell’influenza aviaria, che tra il 2005 e il 2006 col virus H5N1 sterminò 300milioni di volatili e uccise molte persone, soprattutto nei paesi più poveri, a farci tornare ad un modello di produzione alimentare più sostenibile e equilibrato. Ancora oggi, vediamo in alcuni paesi del Veneto allevamenti che contano per 28mila polli per chilometro quadrato, o 10mila maiali stipati in 7mila metri.
“Eppure – ha continuato Ferrante – ogni operatore del settore sa che questo metodo di allevamento oltre a produrre una cattiva qualità di derivati animali, impone una selezione delle razze sempre più dipendenti dagli interventi dell’uomo, dal consumo di antibiotici, da una gestione sempre più articolata e innaturale dei reflui e dei nitrati, causa della produzione di virus e malattie”.
Il tentativo spasmodico di aumentare i profitti continuando a comprimere i costi di produzione è responsabile della pericolosa pratica di immissione nelle diete alimentari degli animali di sottoprodotti industriali come le farine animali, di prodotti geneticamente modificati (che costano meno anche per facilitarne la diffusione e il consumo), di oli esausti. Pratica questa che non ci ha risparmiato le emergenze alimentari per i polli alla diossina, i casi di mucca pazza, il commercio più o meno illegale di vitelloni dopati o di uova all’antibiotico.
“Evidentemente – conclude Ferrante – il modello agricolo della chimica negli allevamenti intensivi senza regole è arrivato al capolinea. E’ urgente un radicale ripensamento del settore che metta al centro la qualità e l’equilibrio con la natura, in modo da poter avere prodotti buoni e sicuri per la salute. Ciò, inevitabilmente, determinerà anche il cambiamento di alcune nostre consolidate abitudini alimentari. Ma non ci sono scorciatoie. E’ urgente intervenire, e lo confermano anche numerosi medici e studiosi del settore”.