Comunicati

Ecodem: “Nucleare, bene la Calabria e le altre Regioni. L’iniziativa di impugnare la legge 99 è un battaglia per la democrazia”

“E’ giusta e condivisibile l’iniziativa della Calabria, seguita immediatamente da Toscana, Emilia Romagna, Piemonte e Liguria ed auspichiamo che anche altre Regioni ne seguano l’esempio”: Francesco Ferrante, dell’esecutivo nazionale Ecodem commenta la decisione delle Regioni  che hanno deciso di impugnare, davanti alla Corte Costituzionale, la legge numero 99 del 23 luglio scorso, che autorizza il governo a localizzare le aree destinate ad ospitare nuovi impianti nucleari.

“Il decreto del governo oltre a esplicitare che gli enti locali e le Regioni vengano espropriati di ogni ruolo nella scelta dei siti, prefigurava un paese dove invece del consenso democratico ci si sarebbe basati sull’intervento dell’esercito per militarizzare le aree destinati a centrali e a depositi di scorie nucleari”.

“Il nucleare – continua Francesco Ferrante oltre a esser insicuro non è affatto conveniente dal punto di vista economico (come dimostra anche il recente rapporto di un ente terzo quale il prestigioso ed autorevole Mit di Boston). il governo Berlusconi ci sta portando in una avventura pericolosa e costosissima. Va quindi fermato e è utile che le Regioni si mettano in prima fila in questa battaglia, che è anche e soprattutto una battaglia per la democrazia”.

Il Corriere e i dittatori, il doppiopesismo non è più di sinistra

Il doppiopesismo nel giudizio sui dittatori è sempre stata una prerogativa, quasi un marchio di fabbrica, della sinistra comunista. Il dispotismo d’impronta marxista – da Castro a Ho Chi Minh – era buono, sano, progressista, magari discutibile nei metodi ma sacrosanto nell’ispirazione e nelle finalità ; invece quello di destra era bieco e orrendo fascismo. Poco importava che la negazione delle libertà  fosse ugualmente  implacabile, la repressione poliziesca di ogni dissenso altrettanto asfissiante: su tutto faceva premio il pregiudizio ideologico, e così generazioni e generazioni di comunisti anche in Occidente hanno guardato ai dittatori di sinistra come a generosi leader rivoluzionari e a quelli di destra come a tiranni spietati.

Oggi questa stessa sindrome, decisamente e fortunatamente in declino tra chi si professa di sinistra, ha trovato un insospettabile e inedita replica niente di meno che nel più diffuso quotidiano italiano, il Corriere della Sera. Il criterio, naturalmente, non è lo stesso su cui poggiava lo strabismo comunista. A fare la differenza tra regimi da considerare con occhio benevolo o comunque distratto e altri da mettere in croce, è una considerazione assai più semplice e banale: la bontà  dei rapporti col governo italiano e con il sistema economico nostrano.

Così, in questi anni e in questi mesi il Corriere si limita ad osservare senza scomporsi troppo l’accoglienza da rockstar riservata da Berlusconi e da tutto il centrodestra al colonnello Gheddafi – quello della strage di Lockerbie, per intenderci –  né tanto meno si indigna per l’idillio tra il nostro premier e Vladimir Putin, che non sarà  tecnicamente un dittatore ma certo non è un campione di democrazia e spirito liberale. Il Corriere, in compenso, riscopre la sua vocazione liberal-democratica ogni volta che c’è da mettere sulla graticola, e in ridicolo, le simpatie che tuttora riscuotono in una parte della sinistra italiana e tra alcuni nostri intellettuali gli esemplari superstiti di   “duci” e leader populisti sedicenti rivoluzionari. Allora le penne dei Battista e dei Panebianco s’infiammano.

L’ultima e più vistosa conferma di ciò è di martedì scorso, quando il giornale di via Solforino ha dedicato l’apertura e le prime due pagine alla visita del presidente venezuelano alla Mostra del cinema di Venezia, con tanto di editoriale infuocato di Pierluigi Battista dal titolo inequivocabile: “Ai piedi del caudillo”. I fatti a dire il vero non sembravano trascendentali: Chavez al suo arrivo al Lido festeggiato da qualche decina di sopravvissuti no global e omaggiato da un manipolo di cinefili un po’ snob.

Come osservava ieri il direttore di “Europa” nel suo editoriale, tali atteggiamenti dimostrano  l’inerzia pavloviana, il provincialismo di ambienti pure importanti della società  culturale italiana. Ma questo limite oggettivo non riguarda soltanto intellettuali e militanti di sinistra ancora convinti di vivere nel Novecento. In quale altro Paese europeo un dittatore decisamente più “controverso” di Chavez come Gheddafi sarebbe stato fatto sfilare non sulla passerella della Mostra del Cinema ma sui tappeti rossi pavesati a festa di tutti i palazzi del potere? E soprattutto: in quale altro Paese europeo il principale quotidiano nazionale avrebbe giudicato la cosa niente più che ordinaria “realpolitik”?  Insomma anche in questo caso, non solo nella vicenda delle veline, e forse qui in maniera più grave, appare evidente che una delle “malattie  italiane” sta anche in un sistema informativo, e il Corriere della Sera ne è forse il più vistoso simbolo, che non sa cogliere le vere “anormalità ” di questo Paese che una classe dirigente degna di questo nome  dovrebbe invece collettivamente impegnarsi a correggere.

                                          

ROBERTO DELLA SETA

FRANCESCO FERRANTE

Denunciaci tutti

Un gesto di disobbedienza civile: pubblico le dieci domande che Repubblica rivolge quotidianamente a Berlusconi, invitando il premier a denunciare anche a me

1.      Quando e come Berlusconi ha conosciuto il padre di Noemi Letizia, Elio?

2.      Nel corso di questa amicizia, che il premier dice «lunga», quante volte si sono incontrati e dove e in quale occasioni?

3.      Ogni amicizia ha una sua ragione, che matura soprattutto nel tempo e in questo caso – come ammette anche Berlusconi – il tempo non è mancato. Come il capo del governo descriverebbe le ragioni della sua amicizia con Benedetto Letizia?

4.      Naturalmente il presidente del Consiglio discute le candidature del suo partito con chi vuole e quando vuole. Ma è stato lo stesso Berlusconi a dire che non si è occupato direttamente della selezione dei candidati, perché farlo allora con Letizia, peraltro non iscritto né militante né dirigente del suo partito né cittadino particolarmente influente nella società  meridionale?

5.      Quando Berlusconi ha avuto modo di conoscere Noemi Letizia?

6.      Quante volte Berlusconi ha avuto modo di incontrare Noemi e dove?

7.      Berlusconi si occupa dell’istruzione, della vita e del futuro di Noemi. Sostiene finanziariamente la sua famiglia?

8.      E’ vero, come sostiene Noemi, che Berlusconi ha promesso o le ha lasciato credere di poter favorire la sua carriera nello spettacolo o, in alternativa, l’accesso alla scena politica e questo «uso strumentale del corpo femminile», per il premier, non «impoverisce la qualità  democratica di un paese» come gli rimproverano personalità  e istituzioni culturali vicine al suo partito

9.    Veronica Lario ha detto che il marito «frequenta minorenni». Al di là  di Noemi, ci sono altre minorenni che il premier incontra o «alleva», per usare senza ironia un’espressione della ragazza di Napoli?

10. Veronica Lario ha detto: «Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. E’ stato tutto inutile». Geriatri (come il professor Gianfranco Salvioli, dell’Università  di Modena) ritengono che i comportamenti ossessivi nei confronti del sesso, censurati da Veronica Lario, potrebbero essere l’esito di «una degenerazione psicopatologica di tratti narcisistici della personalità ». Quali sono le condizioni di salute del presidente del Consiglio?
 

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