Comunicati

Digitale terrestre: switch off nel Lazio causa disagi anche in Umbria

IL MINISTERO DELLE COMUNICAZIONI MONITORI LA SITUAZIONE

“Il difficoltoso e scarsamente organizzato switch off del Lazio sta colpendo anche gli utenti delle regioni limitrofe, in particolar modo l’Umbria. Il caos e i disagi che i cittadini romani hanno subìto colpiscono, secondo quanto segnalano molti cittadini umbri, anche parte di una regione che ha il proprio switch off previsto addirittura nel 2012. Il ministero delle comunicazioni verifichi la situazione e si attivi sulle interferenze e i malfunzionamenti” – lo dichiara il senatore del Pd, eletto in Umbria, Francesco Ferrante, che preannuncia in merito un’interrogazione parlamentare. “Secondo le notizie che provengono dal territorio molti cittadini umbri, in particolar modo le persone più anziane, sono vittime della nuova tecnologia, e soprattutto della carenza di informazioni e assistenza a seguito del passaggio al digitale terrestre nel Lazio. Lamentano serie difficoltà  ovviamente anche le piccole televisioni locali che, a causa di disturbi e assenza di segnale, perdono interamente il loro bacino d’utenza .” “E’ bene – conclude Ferrante – che il Ministero delle Comunicazioni monitori con attenzione la situazione, anche in previsione dei futuri switch off che interesseranno le altre regioni italiane e affinchè altri utenti non debbano fare le spese di un fastidiso disservizio.”

Clima: una posizione di retroguardia é contro gli interessi dell’Italia

“La determinazione dell’Ue non è unilateralismo. E’ grazie proprio alla scelta dell’Europa di assumere comunque impegni e di compiere  passi concreti per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica se oggi anche paesi a lungo recalcitranti come gli Stati Uniti o la Cina si mostrano consapevoli della necessitò di agire”. Lo dicono i senatori del Pd Roberto della Seta e Francesco Ferrante.
“Sul clima – proseguono i due esponenti ecodem – l’Europa è stata leader nel mondo e deve continuare su questa strada. In queste settimane occorre moltiplicare gli sforzi perché a Copenaghen si raggiunga un primo accordo globale e vincolante, ma in ogni caso questo primato europeo non va messo in discussione. Anche perché,  facendo da battistrada nell’impegno sul clima, l’Europa fa anche i propri interessi economici e strategici. Chi oggi investe di più su questo fronte lavora per creare occupazione, sviluppo e benessere, come dimostrano gli esempi dei paesi europei più virtuosi. L’Italia finora ha arrancato dietro l’Unione europea, sarebbe bene che le nostre classi dirigenti,  a cominciare dalla presidente di Confindustria e dal ministro dell’Ambiente, si convincano che questa posizione di retroguardia è contro gli interessi dell’Italia”.

Acqua: tutte le criticità  della gestione privata

Nessuna garanzia su qualità  del servizio, investimenti, ottimizzazione della risorsa”
La privatizzazione dell’acqua, imposta con il voto di fiducia alla Camera Dei Deputati è una scelta grave e pericolosa che la maggioranza ha fatto in spregio a qualsiasi valore ma anche a qualsiasi criterio d’efficienza” questo il commento di Francesco Ferrante, senatore Pd ed esponente Ecodem.
 

“Accogliamo con favore – continua Francesco Ferrante – le perplessità  sollevate da molte Regioni che hanno preannunciato anche ricorso alla Corte Costituzionale, e anche questo sarà  un caso in cui sarà  l’organo supremo a dover risolvere, visto che il governo da un lato si lancia ogni giorno in proclami di federalismo spinto e poi nella pratica, come già  accaduto con la legge per il rilancio del nucleare, fa approvare norme al Parlamento in cui si espropriano Regioni ed enti locali di qualsiasi autonomia”
 

“Che l’acqua non sia una merce ma un bene comune dovrebbe essere una questione indiscutibile, un valore fondante, invece la si vuole trattare come una qualsiasi commodities, imponendone la privatizzazione. L’emendamento che il Pd è riuscito a far passare al Senato in cui almeno si garantisce che la proprietà  resti pubblica, se è certamente positivo sul piano dei principi, purtroppo non può rassicuraci nei fatti perché obbligando i comuni ad affidare la gestione del servizio a privati purtroppo se ne perderà  il controllo. La scelta della destra è peraltro ideologica perché non ci si è affatto preoccupati di misurare gli effetti delle privatizzazioni già  avviate: in nessun caso c’è stato un effettivo miglioramento del servizio, anzi al contrario, si sono verificati moltissimi episodi di disagio ed inefficienza”.
 

“Il problema della gestione della risorsa idrica – continua l’esponente Ecodem – nel nostro paese è innanzitutto collegato a una rete di acquedotti ‘colabrodo’ (con un record europeo del 37 per cento di perdite) su cui si dovrebbe investire e da questo punto di vista la privatizzazione non offre alcuna garanzia. L’altro problema più generale, squisitamente ambientale, è che si dovrebbe finalmente passare dalla ‘gestione della domanda’ alla ‘pianificazione dell’offerta’, cioè superare l’attuale approccio per cui si sommano le richieste idriche (industriali, agricole, civili) e poi si cerca disperatamente di soddisfarle. Si dovrebbe partire dalla disponibilità  idrica, bacino per bacino, pianificare conseguentemente le attività . Ma rispetto a questo orientamento la privatizzazione non può offrire alcuna garanzia, anzi certamente aggraverà  il problema”.

1 466 467 468 469 470 607  Scroll to top