Comunicati

La posizione del Pdl sul clima è fuori dalla storia

“Il Presidente D’Alì e più in generale il Pdl oggi non hanno detto niente di nuovo. Peccato che sembrino come quei giapponesi che continuavano a combattere imperterriti nella foresta, ignari del fatto che la seconda guerra mondiale fosse finita da un pezzo. A livello mondiale non è più in discussione se i cambiamenti climatici esistano o meno, semmai si discute sul come affrontarli. Solo che le forze politiche di maggioranza nel nostro Paese purtroppo non se se sono accorte”. Lo ha detto il senatore del Pd Francesco Ferrante ai microfoni di Tg Parlamento.
“La maggioranza in Senato – ha proseguito Francesco Ferrante – ha approvato nei mesi scorsi una mozione negazionista in cui si dice in sostanza che i cambiamenti climatici non esistono, e se anche esistessero non farebbero male al pianeta. L’Unione europea, senza l’aiuto del governo Berlusconi, sta sostenendo una posizione di avanguardia di tagli drastici delle emissioni, di politiche per le energie rinnovabili e per l’efficienza energetica, una posizione che, da un lato, sta facendo delle imprese europee dei leader nel settore della green economy e, dall’altro, sta avvicinando a scelte virtuose anche gli Stati Uniti e la Cina. Dunque, a Copenaghen il tema che si affronterà  non sarà  certo se esistono o meno i cambiamenti climatici, ma quali sforzi faranno i paesi più ricchi per sostenere quelli più poveri nella riduzione complessiva delle emissioni di anidride carbonica. Dunque direi – ha concluso Ferrante – che il Pdl è fuori dal tempo”.

No al “processo breve”

Sintesi intervento in Commissione Giustizia del Senato

Il senatore FERRANTE (PD) osserva preliminarmente come la necessità  di assicurare una durata ragionevole dei giudizi risponda, da un lato, all’esigenza di tutelare le vittime dei reati e, dall’altro, di garantire la certezza dei diritti degli imputati. I ritardi processuali influiscono negativamente anche sulla situazione carceraria, già  caratterizzata da un evidente problema di sovraffollamento, che non può essere risolto unicamente con interventi di carattere infrastrutturale. Pur essendo quindi, in linea di principio, condivisibile l’obiettivo di assicurare il rispetto del principio della ragionevole durata del processo, ritiene che il disegno di legge n. 1880 non introduca misure efficaci in tal senso, limitandosi invece a prevedere norme ad personam. Il disegno di legge, inoltre, come peraltro rilevato già  nel corso del dibattito svoltosi ieri, presenta evidenti profili di incostituzionalità , nella parte in cui viola, di fatto, il principio di uguaglianza di tutti i cittadini. Il problema della riduzione dei tempi processuali non può essere poi risolto prevedendo ope legis limiti di durata, ma necessita di interventi più sostanziali quali la riorganizzazione dell’assetto geografico del sistema giudiziario e la razionalizzazione dei metodi di lavoro dei singoli uffici giudiziari.

Il provvedimento inoltre desta particolari perplessità  nella parte in cui esclude dal proprio ambito applicativo i giudizi relativi ad alcune tipologie di reato quale quello di immigrazione clandestina, scelta ispirata a logiche di carattere unicamente politico. Osserva poi come tale norma, in combinato disposto con quanto previsto dal disegno di legge in materia di intercettazioni, possa determinare la sostanziale impunità  di alcune fattispecie di reato, quali i delitti di natura ambientale, la cui riforma è stata peraltro sollecitata anche dal proprio Gruppo.

Sorprendente la decisione di reintegrare i medici che (non) hanno curato Cucchi

MORTE CUCCHI; AMAREGGIANO TONI ASPRI DEL CIMO CHE SI E’ OPPOSTO AL TRASFERIMENTO DEI TRE MEDICI

“Stupisce e amareggia la decisione del reintegro al Pertini dei tre medici indagati per omicidio colposo nell’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi. Dopo che la cartella di Stefano Cucchi è stata resa nota all’opinione pubblica riesce veramente difficile non avere forti dubbi sul trattamento sanitario che è stato corrisposto al giovane, e la misura cautelare di allontamento dei tre medici dal reparto non era certo una condanna anticipata o un provvedimento vessatorio, ma un atto dovuto che avrebbe permesso un più sereno proseguio delle indagini. Non resta che attendere con fiducia il responso della magistratura, ma i toni aspri e la minaccia di sciopero con cui la Confederazione Italiana Medici Ospedalieri (CIMO ) si è opposta al trasferimento d’ufficio dei tre medici del Pertini sicuramente amareggia e sorprende.” – lo ha dichiarato il senatore del Pd Francesco Ferrante.

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