Comunicati

Alemanno vende fumo e inganna i cittadini

SU ENERGIA, MOBILITA’ E CONSUMO DEL SUOLO ROMA E’ SEMPRE PIU’ LONTANA DALLA SFIDA CLIMATICA: A COPENHAGEN CONFERENZA STAMPA DI VERDI E PD 

 

Da Copenhagen il presidente dei Verdi Angelo Bonelli e i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante denunciano il carattere propagandistico del piano energetico-ambientale per Roma annunciato da Alemanno nella capitale danese: “E’ un’operazione di puro ‘green washing’ – hanno affermato i tre esponenti ecologisti -, una mistificazione e un inganno per tutti i romani. Alemanno in questi venti mesi da sindaco ha compiuto scelte che vanno nella direzione opposta a politiche serie e innovative di lotta all’inquinamento e alle emissioni dannose per il clima: dal traffico, all’urbanistica, all’energia, Roma e una città  sempre più ‘anti-ecologica’, e le buone intenzioni del piano presentato oggi non possono nascondere l’incapacità  e la povertà  di idee di questa amministrazione”.

 

Consumo del suolo – Con Alemanno si registra un aumento drammatico del consumo di suolo fuori dalle previsioni del nuovo piano regolatore. Il bando per l’edilizia residenziale sovvenzionata intaccherà  are agricole per 4 milioni di metri cubi. Il nuovo stadio, che il sindaco chiama “free carbon”, sarebbe il più grande scempio urbanistico e ambientale degli ultimi decenni: lio chiamano stadio, in realtà  si tratta di 3 mila appartamenti più grandi spazi commerciali che sorgerebbero in un’area agricola e senza nessuna connessione col trasporto pubblico.

 

Energia – Alemanno ha modificato la norma, introdotta da Veltroni nel regolamento edilizio, che imponeva una quota significativa di energie pulite su tutte le nuove costruzioni. D’ora in avanti, invece, questa regola ispirata alle migliori esperienze europee viene svuotata: non varrà  per gli alberghi, invece dei pannelli solari basterà  installare caldaie a gas, non sarà  applicata alle convenzioni urbanistiche già  firmate anche in assenza di concessione edilizia (cioè alla gran parte degli interventi programmati). 

 

Mobilità  – Per ridurre l’impatto sul clima della città , il primo passo è riorganizzare la mobilità  nel segno del trasporto pubblico. Esattamente il contrario di quanto Alemanno ha fatto in questi venti mesi: prima azzerate e poi fortemente ridimensionate le strisce blu, ridotti gli orari delle Ztl nel centro storico, ridotte le corsie preferenziali, nessuna seria misura di limitazione del traffico privato malgrado i superamenti sistematici dei limiti d’inquinamento per le polveri sottili. Roma è sempre di più in balia di un traffico caotico e non governato, che crea disagio ai cittadini, danni alla slaute, e fa crescere le emissioni di anidride carbonica.

Clima: Papa coraggioso e lungimirante

“Il Papa dimostra oggi di essere più coraggioso e lungimirante sui temi ambientali della maggior parte dei leader politici del mondo”. Lo dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, a Copenaghen per la Conferenza Onu sul clima.
“L’ammonimento del Papa – proseguono i due ecodem – sulla necessità  che la politica cambi radicalmente mentalità  per affrontare i problemi del nostro tempo è tanto più prezioso perché interviene proprio nel momento in cui a Copenaghen, con fatica e difficoltà ,  la  comunità  internazionale cerca di raggiungere un accordo che permetta di affrontare i cambiamenti climatici. Come ricorda il Papa – sottolineano Della Seta e Ferrante – il cambiamento climatico è un moltiplicatore di povertà , perché i suoi effetti colpiscono con persistenza maggiore i Paesi e le persone più povere.  L’auspicio – concludono i due senatori del Pd – è che in queste ore decisive le alte parole del Pontefice contribuiscano a convincere i leader del mondo che non c’è tempo da perdere e che bisogna trovare al più presto un buon accordo per abbattere le emissioni di anidride carbonica”.

Il movimento no global post ideologico

COPENHAGEN, 14 DICENBRE 2009

Da Copenhagen e dal Bella Center subito due notizie, una buona ed una cattiva: il fatto positivo è che in fila per ritirare il pass della Conferenza ci sono tutti, una fila “democratica”, con giornalisti, scienziati, membri di organizzazioni non governative, personale tecnico, parlamentari, una folla variegata proveniente da tutto il mondo, convinta e felice di esserci. La notizia cattiva è che la fila dura almeno 5 ore, con la temperatura stabile sullo 0 e con un pungente vento da nord, e che alla fine non riescono nemmeno ad entrare tutti. Il sistema di registrazione degli accrediti dei danesi è semplicemente andato in tilt, perché l’affluenza è stata ben oltre le aspettative e decisamente maggiore rispetto ai vertici internazionali degli ultimi anni. Insomma, in vista di un accordo che sia nell’ottica del ‘people first’, a Copenhagen da oggi è rappresentato tutto, ma proprio tutto il mondo, accomunato nella consapevolezza della portata storica di questa conferenza: dal ministro dell’Ambiente algerino Djemouai Kamel, che ha spiegato come non ci sia motivo perché i leader degli stati africani rimangano al vertice se il protocollo di Kyoto viene accantonato, al presidente delle Maldive Mohammed Nasheed,  che grazie al  primo Consiglio dei ministri subacqueo della storia ha acceso i riflettori sul destino del suo Paese se non si vincerà  la sfida contro il climate change. Copenhagen segna inoltre un passaggio storico importante per un movimento, quello che per grandi linee è  stato battezzato a suo tempo no-global, che entra forse in una fase post-ideologica. Ne è passato di tempo da Seattle, in cui  l’imperativo no-global era bloccare a tutti i costi quella riunione. A Copenhagen pare invece che il confronto su un problema vero che in qualche modo bisogna risolvere, possa segnare in un certo senso il passaggio all’età  adulta del movimento anti-globalizzazione. Le migliaia di giovani che già  sabato hanno partecipato alla manifestazione, ignorando i black block come un corpo estraneo, e che partecipano con passione e attenzione ai dibattiti organizzati dalle Ong al Klimaforum, rappresentano la novità  forse più forte di questa prima settimana a Copenaghen. Quel che è certo è che l’Italia e il suo Governo da qui appaiono ancor più marginali e provinciali, e le parole improntate al più cieco negazionismo climatico che in questi ultimi tempi sono state pronunciate a più riprese dagli esponenti del centrodestra italiano sembrano provenire da un tempo veramente lontano. Insomma, mentre a Copenhagen si discute e si tratta per un accordo storico, in Italia purtroppo il tempo si è fermato.
ROBERTO DELLA SETA
FRANCESCO FERRANTE

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