Comunicati

Nuclearisti e opportunisti

Più si avvicina la scadenza delle elezioni amministrative e più il centrodestra fa melina rispetto all’indicazione di quali saranno i cinque, otto, dieci siti, destinati a ospitare i nuovi impianti nucleari. Non solo il numero esatto è ancora scritto sulla sabbia, ma l’approccio nuclearista del centrodestra sembra scemare approssimandosi il confronto diretto col territorio. Il candidato del Pdl alla Regione Lazio, Renata Polverini ha esordito sul tema con una dichiarazione di disarmante vaghezza, trincerandosi dietro un bartaliano ‘va tutto rivisto’. Comunque, come ha sottolineato Ermete Realacci ieri durante il question time alla Camera, dietro la cortina fumogena innalzata dal Governo ci sono gli stessi identici siti di cui si parla dagli anni ’70, perché la morfologia del nostro Paese è sostanzialmente identica ed è noto che il nucleare ha bisogno di acqua in abbondanza, dunque di un grande fiume o del mare. Per Scajola, che non si stanca mai di ripeterlo, l’atomo fa bene. Non deve però esserne così convinto se il governo è stato costretto a predisporre un complicato sistema di incentivi per gli enti locali affinché qualcuno accetti di portarsi un bel reattore francese vicino alla propria abitazione. E del resto non si spiegherebbe altrimenti perché le procedure elaborate dal Governo in materia di impianti nucleari siano così ipercentraliste, prevedendo addirittura l’equiparazione delle aree prescelte ai siti militari, per operare nella massima segretezza . A dicembre l’a.d. dell’Enel Fulvio Conti ha affermato che i siti dove sorgeranno le centrali nucleari in Italia sono già  stati individuati. Dunque, se è vero quel che dice Conti, e riteniamo fortemente che lo sia, il governo aspetterà  il 30 marzo per annunciare quali sono i siti, mentendo nel frattempo agli italiani nel fondato timore che gli irrisolti problemi di sicurezza del nucleare spaventino gli elettori. Non è questa l’unica panzana che il centrodestra racconta agli italiani, perché nessun esponente del governo ha mai risposto su quale sarebbe l’effettivo ritorno economico per i cittadini, a fronte di un investimento di non meno di 25 miliardi di euro per cinque centrali nucleari. Una grossa parte di questa somma sarebbe a carico dei contribuenti, sottraendo le risorse per sviluppare delle politiche energetiche realmente preziose per l’Italia, sia in termini di sostenibilità  ambientale e di modernizzazione tecnologica, sia per l’adozione di politiche anti-cicliche per uscire prima e meglio dalla crisi. Impegnare cifre abnormi in una tecnologia obsoleta vuol dire distogliere i fondi per incrementare l’efficienza energetica, che consentirebbe una riduzione dei costi per famiglie e imprese, e per sviluppare compiutamente l’uso delle fonti rinnovabili, in primis l’energia solare. Il governo col nucleare fa un clamoroso salto all’indietro frenando sulla ricerca e sullo sviluppo delle nuove tecnologie energetiche. E’

necessario che il no al nucleare proposto dal Governo e il si convinto ad una svolta nelle politiche energetiche abbiano un posto di rilievo nella campagna elettorale del Pd per le elezioni regionali, tanto più che in molte regioni governate dal centrosinistra si sono realizzate esperienze positive in questo ambito. Ed è decisamente incoraggiante che nelle regioni dove con più probabilità  verranno localizzati i nuovi siti nucleari i candidati governatori del centrosinistra così Mercedes Bresso, così Emma Bonino abbiano già  ripetutamente assunto su questo tema posizioni chiare e impegnate.Roberto Della Seta e Francesco Ferrante

Ispra: basta promesse, Prestigiacomo faccia i contratti

 “Il ministro Prestigiacomo dovrebbe procedere immediatamente a stipulare i contratti, anche a progetto, per i precari dell’Ispra, invece di continuare a fare solo promesse. Questo è il requisito minimo per chiedere ai lavoratori in agitazione di scendere dal tetto dell’Istituto e interrompere la loro protesta. Ci pare inutile e controproducente, poi, lo scaricabarile con altre istituzioni”. Lo dicono i senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, esponenti ecodem, a proposito delle dichiarazioni del ministro dell’Ambiente sulla situazione dei precari dell’Ispra. “E’ chiaro – proseguono i due senatori del Pd – che servono fondi aggiuntivi per garantire la ricerca nel settore ambientale e la stabilizzazione di questi ricercatori. Tuttavia riteniamo che, in attesa della soluzione definitiva che per lavoratori di lunga data non può che essere la stabilizzazione, il ministro Prestigiacomo dovrebbe mettere in campo immediatamente la soluzione tampone dei contratti a progetto. A questo punto, infatti, non bastano più le promesse, servono fatti immediati. I precari dell’Ispra sono in agitazione da quasi due mesi e meritano delle risposte, non solo chiacchiere”.

Aflatossine nella frutta secca: appello di Legambiente e Mdc

UE richiede raddoppio della soglia consentita di tossine nella frutta secca: a rischio la sicurezza alimentare 

 

“Le aflatossine, presenti nella frutta secca sono assolutamente note per le loro proprietà  genotossiche e cancerogene, per questo è necessario mantenere il più possibile bassa la soglia consentita in questi alimenti.”. 

E’ questo l’appello che Legambiente e del Movimento Difesa del Cittadino rivolgono al Parlamento Europeo circa la proposta avanzata dalla Commissione Europea sull’innalzamento dei limiti consentiti di aflatossine nella frutta secca. La richiesta sarà  sicuramente accettata oggi dal Comitato dei Rappresentanti dei 27 Stati dell’Unione Europea che deciderà  se allineare la legge comunitaria a quella del Codex Alimentarius, secondo cui è consentito un livello massimo di 10 µg/kg di aflatossine totali nelle mandorle, nelle nocciole e nei pistacchi pronti al consumo, superando il livello attualmente in vigore nell’UE (4 µg/kg di aflatossine totali). Il via libera definitivo al raddoppio spetterà  al Parlamento Europeo, che dovrebbe pronunciarsi nei prossimi tre mesi. 

Nel 2007 l’Efsa, l’Autorità  europea per la sicurezza alimentare, aveva affermato la necessità  di mantenere bassa l’esposizione alle aflatossine da fonti alimentari per tutelare la salute pubblica, una posizione che oggi ha scelto di modificare, appoggiando invece la proposta della Commissione Europea. 

Eppure la pericolosità  delle aflatossine non cambia, né è diminuita la sua diffusione nei prodotti alimentari, soprattutto per prodotti come la frutta secca. Lo confermano i dati di “Italia a tavola 2009”, il rapporto sulla sicurezza alimentare del Movimento Difesa del Cittadino e Legambiente: secondo il sistema di allerta comunitario sono le micotossine (785) i contaminanti principalmente riscontrati nella frutta secca. Si tratta soprattutto di aflatossine (782), seguite da problematiche microbiologiche. Dei 785 prodotti della categoria frutta secca, notificati per micotossine, 200 sono originari della Turchia, 167 della Cina, 164 dell’Iran e 69 degli USA. 

“Come sempre l’Efsa torna indietro sulle sue posizioni per scegliere l’ipotesi meno garantista per il consumatore – ha dichiarato Francesco Ferrante, responsabile agricoltura di Legambiente. Questa volta è andata addirittura in contrasto con la posizione dell’Istituto Superiore di Sanità  che, ad oggi, ha dichiarato nocivo per la salute l’innalzamento dei limiti di queste sostanze. E’ necessario dunque che si proceda al più presto nel riformare l’agenzia per la sicurezza alimentare con una diversa modalità  di gestione. Solo così sarà  possibile tutelare realmente la salute alimentare dei cittadini”. 

“Sebbene l’esposizione alle tossine derivante dalla frutta secca sia minima che senso ha prendere un provvedimento contro la tutela della salute dei cittadini? – ha dichiarato Silvia Biasotto, responsabile Sicurezza Alimentare del Movimento Difesa del Cittadino – Probabilmente le esigenze commerciali superano quelle di salute pubblica: paesi esportatori di frutta a guscio, come la Turchia, hanno infatti chiesto l’innalzamento dei limiti consentiti”. 

 

1 445 446 447 448 449 605  Scroll to top