Comunicati

Energia: Governo assente su piano nazionale rinnovabili

“Tarda ad arrivare il decreto sul conto energia per il solare fotovoltaico, alimentando un clima di incertezza  che nuoce gravemente a un settore importante per l’economia e per la lotta ai cambiamenti climatici”. Lo denuncia il senatore del Pd Francesco Ferrante, che preannunciando sul tema un’interrogazione parlamentare ai ministri dell’Ambiente, dei Beni culturali e dello Sviluppo conomico, sottolinea come, inoltre, “non vengano aggiornati i Piani energetici regionali ed emanate le linee guida sulle rinnovabili. Tutti  ritardi che sono il segno tangibile dell’assenza del governo sulle tematiche ambientali, che si somma alla drammatica mancanza di una road map definitiva per il piano d’azione nazionale in materia di energie rinnovabili”.
“Occorre ricordare – continua l’esponente ecodem –  che l’Unione Europea ha emanato una direttiva che attribuisce a ciascuno Stato membro obiettivi nazionali vincolanti sulle rinnovabili per raggiungere la quota complessiva Ue del 20% entro il 2020. Tutti gli Stati devono elaborare, attraverso il piano d’azione nazionale,  misure a lungo termine e formulare stime dettagliate sul contributo delle fonti rinnovabili al consumo interno complessivo. Dei 27 paesi membri dell’Ue, solo 3 non hanno ancora presentato alcun documento: Regno Unito, Malta e Italia. Il ritardo dell’Italia potrà  comportare gravi conseguenze per la nostra economia, per le prevedibili sanzioni conseguenti al mancato raggiungimento dell’obiettivo, valutate nel Dpef in ben 2,56 miliardi di euro per il solo biennio 2008-2009, e per la perdita di competitività  e credibilità  del sistema industriale italiano in tema di efficienza energetica. Ci auguriamo dunque che il governo emani al più presto sia il piano nazionale che le linee guida per le rinnovabili, le quali dovrebbero rendere più semplici le autorizzazioni e meno complicato produrre energia pulita. E’ un impegno non solo nei confronti dell’Ue ma anche nei confronti dei cittadini italiani che fanno i conti tutti i giorni con l’ inquinamento atmosferico”.

Ogm: Zaia appoggi il nostro emendamento nel provvedimento Milleproroghe

“Il ministro delle politiche agricole Zaia passi dalle parole ai fatti e appoggi l’emendamento del Pd al decreto milleproroghe che propone di sospendere sia ‘la sperimentazione in campo aperto’  che ‘l’avvio delle coltivazioni di organismi geneticamente modificati su tutto il territorio nazionale, fino a quando le Regioni non abbiamo adottato i Piani di coesistenza’ tra i diversi tipi di coltura’”. E’ quanto chiede il senatore del Pd Francesco Ferrante, che spiega come “la sentenza del Consiglio di Stato che impone al ministero dell’Agricoltura di procedere all’autorizzazione di coltivazioni Ogm, senza attendere le decisioni delle Regioni in merito alla coesistenza di diverse colture, appare assai strana perché dimentica appunto le prerogative delle Regioni stesse stabilite dalla legge e dalla Costituzione. Secondo la Coldiretti, tra l’altro, il 72 per cento degli italiani è contraria agli Ogm”.
“Su un tema così delicato – prosegue Ferrante – occorre riflessione e confronto fra tutte le parti interessate, come le associazioni ambientaliste, dei consumatori e degli agricoltori, per discutere in maniera seria e non dogmatica dei pericoli degli Ogm, in un paese come il nostro dove è la tipicità  del prodotto, e non la produzione massiccia, ad essere il carattere distintivo. Dunque propongo al ministro Zaia di dare parere favorevole all’emendamento che ho presentato oggi al decreto milleproroghe, dicendo semplicemente no agli Ogm almeno fino a quando le Regioni non abbiamo adottato i Piani di coesistenza.  L’agricoltura italiana – prosegue Ferrante –  come dichiarato dallo stesso ministro Zaia , non ha bisogno degli ogm. Quindi, l’invito rivolto dal Consiglio di Stato a concludere il procedimento di istruzione e autorizzazione alla coltivazione di mais geneticamente modificato già  autorizzato a livello Ue senza attendere la decisione delle Regioni è pericoloso, perché è un procedimento che rischia di portare alla disorganizzazione un ambito, quello della sicurezza alimentare, che ha invece bisogno della massima omogeneità  e trasparenza. La soluzione del problema posto dal Consiglio di Stato è a portata di mano – conclude Ferrante –  basta esplicitare la volontà  del Parlamento facendo approvare l’emendamento. In caso contrario significherebbe che le parole del  ministro Zaia non rappresentano la volontà  del Governo di cui fa parte”.

Per Roma 2020, contro le Olimpiadi del cemento

La candidatura di Roma ad ospitare le  Olimpiadi 2020 non poteva partire peggio. La  presentazione del Comitato promotore e le prime dichiarazioni di quelli che dovrebbero essere i protagonisti causano infatti un forte allarme sull’idea stessa di città  che c’è dietro questa candidatura e sulle concrete possibilità  che la stessa abbia successo. Non si esprime qui diffidenza per il “grande evento” – nonostante che in passato nel nostro Paese siano stati sempre occasioni perse o usati solo per fare scempi, basti pensare ai Mondiali di calcio del 90 .- anzi io credo che le grandi trasformazioni urbanistiche, di cui avrebbero bisogno le nostre città  per renderle più vivibili e più a misura d’uomo, necessitino di interventi talmente radicali che un’occasione straordinaria come le Olimpiadi potrebbe aiutare.
Ma dobbiamo intenderci su cosa serve. Non a caso tutte le più recenti candidature di successo a livello internazionale si sono basate sulla sostenibilità , su idee di trasformazione  basate su mobilità  sostenibile e riduzione del traffico privato, spazi verdi e riduzione delle emissioni di CO2. Nessuna candidatura ha alcuna possibilità  di successo se se non si basa su questi assi portanti. E infatti il Sindaco Alemanno ne fa un gran parlare. Peccato però che la sua concreta azione, il disastroso  “sgoverno” del traffico, la paralisi delle scelte sui rifiuti, e più in generale il peggioramento della qualità  della vita a Roma, certificata da ogni classifica seria, smentiscano le sue stesse dichiarazioni. Ma ciò che fa tremare le vene ai polsi è la composizione stessa del Comitato promotore: presieduto dal presidente degli industriali romani, ne fanno parte gli ad di Alitalia e Ferrovie, il  presidente della Camera di Commercio, un paio di manager dell’editoria e del cinema e il rappresentante della Rai e quello di Mediaset, un petroliere (sic!) e un paio di possibili sponsor (Bulgari e Lottomatica) e un rappresentante della famiglia Caltagirone, il vero potere forte di Roma. Ciò che inquieta di più sono le assenze: manca la cultura, l’urbanistica , appunto le sensibilità  ambientaliste. E nessuno provi a rispondere che si terrà  conto di ciò in sedi più tecniche. La verità  è che invece si pensa , al solito, alle Olimpiadi solo come un’occasione per proseguire su strade vecchie e dannose per la città . E infatti il presidente del Comitato, definendo la candidatura olimpica ‘un grande progetto di sviluppo”, ha auspicato che ‘possa rappresentare una forte guida per la realizzazione di grandi opere infrastrutturali di cui Roma ha bisogno’, tra cui ovviamente praticamente solo strade: dall’ampliamento del Grande Raccordo Anulare (ancora!?), all’autostrada Roma-Latina, al raddoppio della Tiburtina. Per la verità  ha anche parlato di metropolitana  (e come ignorarla?) ma zero idee sulla vera cura del ferro di cui avrebbe bisogno la Capitale. Cemento,  solo cemento questa sembra l’idea fissa dell’Amministrazione che così accontenta soprattutto il suo più forte alleato imprenditore. Bene ha fatto Morassut a nome del Pd a sollevare immediatamente il problema sull’area di Tor di Quinto perché quella scelta è davvero simbolica dello spregio con cui si vorrebbe trattare il rispetto dei vincoli e del paesaggio. In questo quadro spiace che l’ex sindaco Rutelli abbia voluto dare la sua “copertura” a un’operazione così sgangherata e pericolosa. Rutelli è stato il protagonista della stagione nella quale con più chiarezza si era provato a disegnare un futuro diverso per Roma. Perché rinunciare a quel profilo, davvero moderno, e inseguire Alemanno su una strada così dissennata? Non è meglio adoperarsi con la necessaria nettezza e durezza per cambiare rotta per non perdere una straordinaria occasione? Per questo sarebbe utile che il centrosinistra a livello romano affronti con urgenza la questione e chiami alla mobilitazione le forze migliori della società  civile e dell’imprenditoria locale che non vogliano assoggettarsi al potere del più forte. Il messaggio credo che debba essere chiaro: “o cambia o lotta dura sarà !”
 

FRANCESCO FERRANTE
 

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