Comunicati

Ispra potrà  prendere soldi dai privati, a rischio i controlli

“A rischio i controlli ambientali che garantiscono la salute dei cittadini. Con il nuovo regolamento all’esame della Commissione Ambiente del Senato, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (Ispra) potrà  stipulare contratti con le imprese, con la conseguenza di un evidente conflitto di interessi: prenderà  soldi da chi poi magari dovrà  sottoporre a controllo”. Lo denunciano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, che sottolineano come sia “saltato in commissione Ambiente al Senato il voto sul parere al regolamento per difficoltà  della maggioranza”.
“Noi – dicono i due senatori ecodem – abbiamo denunciato fin dal principio che la scelta della Destra di istituire l’Ispra è stata  profondamente sbagliata perché ha confuso in un unico istituto privo d’identità  la fondamentale funzione dei controlli ambientali, che prima era stata affidata all’Apat, e la funzione della ricerca, con l’accorpamento di ben 2 enti come l’Istituto centrale per la ricerca scientifica applicata al mare (Icram) e l’Istituto nazionale della Fauna selvatica (Infs). Il regolamento dell’Ispra ora all’esame della Commissione non solo non risolve questo nodo, ma presenta 3 aspetti che peggiorano la situazione. Per prima cosa riduce ancora di più l’autonomia dell’Ispra dal ministero, quando in tutto il mondo i controlli ambientali vengono svolti da agenzie terze. In secondo luogo estromette le Regioni dalla governance Ispra, non tenendo in alcun conto la preziosa esperienza delle agenzie regionali per la protezione dell’ambiente che si è affermata in questi anni. Inoltre consente all’Ispra di stipulare contratti di consulenza con i privati, con la conseguenza che l’istituto potrebbe trovarsi a ricevere soldi da aziende in seguito da sottoporre a controlli, con un’evidente conflitto di interessi. In questo modo – concludono Della Seta e Ferrante – non solo si mette a rischio la salute dei cittadini, scopo prioritario dei controlli ambientali, ma non si finanzia la ricerca, come dimostra la protesta sul tetto dei precari dell’Ispra, vicenda sulla quale finora si è solo messa una toppa”.

Commercio di armi per tortura indegno di un Paese civile, il Governo intervenga

“In Italia la tortura non è reato. Sono passati più di vent’anni da quando il nostro Paese ha ratificato la convenzione Onu del 1987 che vieta la tortura, ma da allora non è ancora stata tradotta in legge e i tribunali non possono perseguire adeguatamente i colpevoli. Un vuoto legislativo che ci colloca agli ultimi posti in Europa. Un buco nero che torna alla ribalta con l’inquietante dossier presentato da Amnesty International secondo il quale cinque aziende italiane sarebbero implicate in un commercio internazionale di strumenti di tortura che coinvolge diverse società  dell’Ue. Si tratta di un commercio indegno di un Paese civile e democratico, un business della sofferenza e del dolore su cui va fatta chiarezza urgentemente, e per il quale richiedo l’interessamento e l’intervento del ministro dell’Interno”. Lo dice il senatore del Pd Francesco Ferrante, preannunciando in merito un’interrogazione parlamentare urgente.
“L’assenza del reato di tortura nel nostro ordinamento – prosegue ferrante – è una mancanza gravissima, perché sebbene possa sembrare una pratica da paese dittatoriale sudamericano l’Italia non ne è purtroppo immune, e i famigerati fatti avvenuti nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del 2001 ne sono una drammatica testimonianza. In quel caso i magistrati elencarono le pesanti vessazioni cui furono sottoposti i manifestanti, ma l’unica fattispecie di reato applicabile fu quella dell’abuso d’ufficio. Se fosse confermata la presenza in Italia di aziende che producono strumenti di tortura sarebbe un fatto gravissimo, sul quale – conclude Ferrante –  occorre che sia avviata rapidamente un’indagine, in modo che si spazzi via ogni traccia di questa pratica ripugnante”.

Campagna elettorale in Umbria, appuntamenti di giovedì 18

Giovedì 18 marzo il senatore del Partito democratico Francesco Ferrante sarà  a Perugia, per la campagna elettorale in vista delle elezioni amministrative. Interverrà  alle ore 17.00 al dibattito organizzato da Legambiente Umbria “Quali politiche ambientali per l’Umbria”, presso l’ Aula magna di Palazzo delle Associazioni, in via della Viola 1. 

Alle ore 21 l’esponente del Pd sarà  invece presso il circolo Arci di Collestrada (PG), per partecipare all’incontro col candidato al Consiglio Regionale Sauro Cristofani e discutere del tema “Sviluppo sostenibile del territorio e rete viaria”. L’intervento del senatore Ferrante verterà  sulle criticità  e le prospettive del sistema fluviale del fiume Tevere. 

Il senatore Ferrante, membro della Commissione Ambiente del Senato ed ex direttore generale di Legambiente, sarà  in Umbria per testimoniare come sempre il suo impegno in prima persona a favore della regione e dei cittadini umbri, e per portare il messaggio dell’ambientalismo del Partito democratico: incentivare la green economy, puntando sulle potenzialità  delle energie rinnovabili, e l’opposizione ad un ritorno sconsiderato all’energia nucleare, che il centrodestra vorrebbe in Umbria o ai suoi confini.

“Le  prospettive di sviluppo e di miglioramento dell’Umbria – afferma Ferrante –  sono legate a doppio filo con la tutela e la valorizzazione della qualità  ambientale, culturale, sociale e  imprenditoriale del territorio.

Solo valorizzando l’intreccio inimitabile di natura, cultura e coesione sociale, come ha fatto il centrosinistra  e come intende fare Catia Marini negli anni a venire, l’Umbria potrà  avere un futuro  prospero e sereno”.

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