Comunicati

Rifiuti: grave la mancanza dei dati sugli “speciali” nel rapporto Ispra

Se il rapporto odierno sulla produzione dei rifiuti urbani in Italia elaborato dall’Ispra fornisce un dato confortante sulla diminuzione dei rifiuti urbani nel nostro Paese è invece preoccupante l’assenza dei dati relativi ai rifiuti speciali, che non vengono resi noti dal 2006. Chiedo al ministro Prestigiacomo quali sono i  motivi che stanno causando questo grave ritardo sulla pubblicazione dei dati sui rifiuti speciali, che sono importantissimi in considerazione dei pericoli per la salute pubblica e per la tutela dell’ambiente e per il ruolo che la criminalità  organizzata svolge in questo ‘settore’ in tutto il Paese”. Lo dice il senatore del Pd Francesco Ferrante, preannunciando in merito un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Ambiente.
“Se è positiva la riduzione dei rifiuti urbani registrata nel 2008 ed è prevedibile che, purtroppo a causa della crisi economica, questa riduzione sarà  ancora più marcata nel 2009 – prosegue Ferrante –  ci preoccupa che ancora troppi rifiuti finiscano in discarica. Il modo peggiore per smaltirli. Ma ancora più preoccupante è l’inspiegabile assenza dei dati sui rifiuti speciali. Il ciclo di quei rifiuti nel nostro Paese – continua l’esponente ecodem –   è caratterizzato da gravissimi problemi con conseguenti rischi ambientali, come riporta annualmente il Rapporto Ecomafia di Legambiente, e sanitari, come dimostrato dagli studi epidemiologici condotti da diversi istituti quali l’Organizzazione mondiale della Sanità , l’Istituto superiore della Sanità , Cnr e alcuni Osservatori epidemiologici regionali.
Nel 2006 sono scomparsi nel nulla 31 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, per un business illegale annuo stimato in circa 7 miliardi di euro, una piccola legge finanziaria a spese dell’ambiente, della salute dei cittadini e dell’attività  delle aziende che rispettano la legge. Gli smaltimenti illegali di rifiuti speciali sono il core business dell’ecomafiai. Se l’assenza di queste rilevazioni sui rifiuti speciali è dovuta unicamente ad una,  colpevole, carenza di fondi – conclude Ferrante –  chiedo al ministro Prestigiacomo di stanziare immediatamente per l’Ispra le risorse necessarie per l’aggiornamento annuale”. 

 

 

Crisafulli: bene rinuncia a candidatura, i valori della lotta alla mafia non sono formalismi

“Che a Enna non sarà  Crisafulli il candidato sindaco del Pd è una buona notizia, mentre appare insensato che una questione squisitamente politica, la totale inopportunità  della sua eventuale candidatura, sia stata ridotta dal segretario Bersani a un problema formale o statutario”. Roberto Della Seta e Francesco Ferrante commentano così la decisione della Commissione di garanzia del Pd che investita da Bersani della vicenda, ha “preso atto” che Crisafulli ha rinunciato a candidarsi a sindaco di Enna. Della Seta e Ferrante, insieme agli altri parlamentari democratici Ermete Realacci e Giuseppe Lumia, avevano rivolto a Bersani e al segretario del Pd siciliano Lupo una lettera aperta, ricordando le frequentazioni di Crisafulli con il boss di Cosa Nostra Raffaele Bevilacqua e sostenendo che l’eventuale candidatura di Crisafulli a Enna sarebbe stata incompatibile con i valori fondativi del Pd. “Nella nostra lettera – affermano i due parlamentari – chiarivamo che il colloquio tra Crisafulli e Bevilacqua era stato giudicato dalla magistratura penalmente non rilevante, e invece sollevavamo un problema squisitamente politico che va ben oltre le norme dello statuto: che credibilità  può avere il Pd come partito della legalità , della lotta alle mafie, se si fa rappresentare da chi, come Crisafulli, considera normale incontrare un boss mafioso e parlarci amabilmente di appalti e imprese? La risposta del segretario, che si è limitato ad affidare una rapida e sommaria istruttoria tutta formalistica alla Commissione di garanzia, non ci sembra all’altezza della questione sollevata: nel nostro partito , anche nei suoi vertici non c’è adeguata consapevolezza di come l’assoluta intransigenza sui valori della legalità  e dell’etica pubblica, tanto più in una regione come la Sicilia, siano il primo requisito richiesto a tutti noi dal nostro popolo.
“La nostra iniziativa – concludono Ferrante e Della Seta –  aveva due obiettivi :il primo, immediato, l’abbiamo raggiunto evitando la candidatura di Crisafulli; sul secondo , mettere la questione morale davvero al centro della proposta e del profilo del Pd , c’è ancora da lavorare”.

Carceri: cos’altro deve accadere perché il Governo intervenga?

“Situazione desolante, Esecutivo emani decreto e venga in Parlamento per impegni concreti”.

“Di fronte al 22° suicidio in carcere dall’inizio dell’anno, per di più di un altro ragazzo, siamo davvero senza parole. Non si può rimanere fermi davanti a quella che è diventata una lugubre contabilità . Ormai siamo di fronte, purtroppo, a una situazione desolante di continue morti annunciate, vista la situazione drammatica, ai limiti dell’umanità , delle prigioni. Eppure con tutta evidenza al governo per intervenire non sono sufficienti le  denunce e le ripetute  richieste dei parlamentari, gli scioperi della fame, le interrogazioni. Cos’altro deve accadere perché l’Esecutivo intervenga?”. Lo dice il senatore del Pd Francesco Ferrante.
“Secondo la Comunità  di Sant’Egidio nel 2009 i detenuti sono diventati 65.067, il numero più alto numero registrato nella storia della Repubblica – spiega Ferrante – Ciò vuol dire che in ogni istituto di pena ci sono molti più reclusi della reale capienza, e infatti le carceri più affollate sono quella di Milano San Vittore, dove sono presenti il 57 per cento dei detenuti in più; il Dozza di Bologna che contiene il 139 per cento dei prigionieri in più; Rebibbia di Roma, con il 78 per cento dei detenuti in più; Poggioreale a Napoli e l’Ucciardone a Palermo, con quasi il 40 per cento di prigionieri in più. E’ chiaro che la situazione è esplosiva. Vorremmo sapere che fine ha fatto il decreto contro l’affollamento che il Presidente del Consiglio in persona aveva promesso e cosa aspetta il governo a venire in Parlamento per affrontare concretamente una questione che ha superato da tempo l’urgenza”.

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