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Edilizia: no a disastro Scia, si a ecoincentivi

L’edilizia ha bisogno di qualità  non di eliminare le regole.
 

“L’hanno chiamata semplificazione. In realtà  era una deregulation  edilizia
fatta per ridurre garanzie e  controlli: ma fatta talmente male che il
risultato è una totale incertezza sulle regole per migliaia di imprese e
per tutti i cittadini”.
Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, senatori del Partito democratico,
commentano così il caos normativo seguito  all’introduzione della Scia, la
segnalazione certificata di inizio attività  introdotta alcuni mesi fa e in
base alla quale è possibile avviare ogni genere di ristrutturazione
edilizia senza nemmeno aspettare il silenzio assenso da parte del comune.
“L’Italia – aggiungono gli esponenti ecodem – è un paese dove si costruisce
in modo anarchico e senza qualità . Questo rende gli italiani sempre più
insicuri, come dimostrano gli innumerevoli casi di insediamenti più o meno
abusivi, realizzati in aree a rischio idrogeologico, sismico e vulcanico.
Servono non meno regole ma norme più semplici e soprattutto certe, anche
nell’interresse dell’industria edilizia”.
“Per esempio  servirebbe spingere il miglioramento della qualità  energetica
degli edifici: peccato – concludono gli esponenti del P –  che il governo
della Scia è lo stesso che cancella gli ecoincentivi alle ristrutturazioni
edilizie introdotte dal Governo Prodi e grazie ai quali in Italia sono
stati aperti 800mila cantieri in quattro anni”.
 

Governo alla deriva annienta il 5 x 1000

Un governo ormai alla deriva annienta il 5×1000, riducendo deliberatamente ai minimi termini il volontariato e il terzo settore. Riducendo del 75% le risorse necessarie il governo sancisce la fine di migliaia di associazioni e di una misura di grande valore etico, tesa a favorire un tessuto sociale solidale che offre servizi attraverso associazioni di volontariato, no profit, ricerca e ambientaliste.”

Lo dichiarano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.

“Ben 16 milioni di contribuenti italiani ogni anno scelgono di sostenere il terzo settore tramite il 5×1000, riconoscendone il ruolo ormai insostituibile, che in base al principio della sussidiarietà  favorisce la coesione e l’inclusione sociale. Il Governo evidentemente continuano i senatori del Pd– non intende rispettare la volontà  degli italiani, perché dopo aver tentato ripetutamente di cancellare questa misura importantissima, le assesta il colpo mortale. Sono altri i settori dove il Governo riversa le risorse, quasi raddoppiando ad esempio i fondi per le scuole private o istituendo persino un fondo di 400 milioni di euro per il settore dell’autotrasporto.”

“E’semplicemente indecente concludono gli esponenti del Pd – che questo Governo affossi il mondo del volontariato prima di colare a picco.”

Eco-incentivi, indietro tutta

Se non vi saranno fatti nuovi, dal prossimo 1° gennaio gli italiani non potranno più contare sul credito d’imposta del 55% per le ristrutturazioni di appartamenti e condomìni a fini di miglioramento energetico. Il centrodestra aveva promesso il rinnovo dell’incentivo, introdotto quattro anni fa dal governo Prodi, e nei giorni scorsi circolava l’ipotesi che la proroga venisse inserita nel maxi-emendamento alla Finanziaria: così non è stato, e ormai siamo decisamente in “zona-Cesarini”.
 

Questa scelta, o non-scelta, è al tempo stesso stupefacente e comprensibilissima.
 

Da una parte, questo governo e questa maggioranza hanno sempre  guardato all’ambiente come ad un “optional”, tanto più irrilevante in tempi di crisi economica. Per loro, come disse qualche mese fa Berlusconi, “occuparsi d’ambiente quando c’è la recessione è come andare dal parrucchiere con la polmonite”. Così, di Finanziaria in Finanziaria, sono stati più che dimezzati i fondi per i parchi, per la lotta al dissesto idrogeologico, per la difesa della biodiversità .
 

E però, la decisione di far morire gli eco-incentivi alle ristrutturazioni delle case è ancora un passo oltre questa idea generale così arretrata delle politiche ambientali: è una decisione incredibile, quasi surreale.
 

Il 55% è la dimostrazione palmare di come un incentivo fiscale intelligente possa far bene al tempo stesso all’ambiente, all’economia, persino alle casse dello Stato. In quattro anni è stato utilizzato per 843 mila interventi – coibentazioni, doppi vetri, caldaie ad alto rendimento, infissi a tenuta, sistemi di gestione elettronica degli impianti di riscaldamento e climatizzazione -, per un fatturato superiore agli 11 miliardi, un effetto occupazionale pari ad almeno 150 mila posti di lavoro, un risparmio energetico di 4.500 GWh. Inoltre, queste decine di migliaia di piccoli cantieri hanno rappresentato un grande volano per migliaia di aziende artigianali e di piccole imprese, in particolare in settori ad alta innovazione (domotica, fonti rinnovabili, nuovi materiali). 
 

Tutti gli osservatori e gli addetti ai lavori hanno più volte sottolineato l’utilità  degli eco-incentivi anche dal punto di vista delle casse dello Stato, visto che senza credito d’imposta la gran parte degli interventi non si sarebbe realizzata o sarebbe avvenuta in nero, e dunque il fisco avrebbe perso il relativo gettito Iva e  Irpef. Oltretutto, è da osservare che mentre la deduzione fiscale per i contribuenti è spalmata su 5 anni, le entrate Iva e Irpef per lo Stato sono immediate.
 

Per sostenere queste ottime ragioni, l’associazione degli Ecologisti Democratici insieme al Pd  promuoverà  fino a domenica più di cento iniziative in altrettante città , per chiedere che il governo torni sui suoi passi e decida, sia pure in extremis, il rifinanziamento degli eco-incentivi. Sarebbe un’autentica follia se l’Italia, mentre fatica più di tutti a riavviare dinamiche di sviluppo, rinunciasse per la cecità  della destra  a questa misura virtuosa che è utilissima all’ambiente, all’economia ed indispensabile anche per raggiungere gli obiettivi assegnatici dall’Europa  nel campo della lotta ai cambiamenti climatici. Abbiamo scelto per queste giornate un titolo – “Non si interrompe una rivoluzione” – che ci pare renda bene l’idea: proprio la crisi economica sta convincendo il mondo a camminare con più vigore verso l’economia sostenibile, l’Italia non può e non deve muoversi contromano.
 

Roberto Della Seta

Francesco Ferrante

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