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Rinnovabili: ore cruciabili per il settore

DECRETO ROMANI RISCHIA DI ASSESTARE COLPO DURISSIMO “Per il settore delle energie rinnovabili in Italia le prossime ore saranno cruciali, perché il decreto legislativo che il ministro Romani presenterà  al Pre-Consiglio dei Ministri di domani rischia concretamente di  bloccarne lo sviluppo, con danni enormi in termini economici e in previsione del raggiungimento dell’obiettivo del 20 per cento della produzione energetica da fonti rinnovabili entro il 2020. Per questi motivi condividiamo pienamente l’allarme lanciato dalle associazioni di settore e ambientaliste, riunitesi oggi di fronte al Ministero dello Sviluppo economico.”

“Per il settore delle energie rinnovabili in Italia le prossime ore saranno cruciali, perché il decreto legislativo che il ministro Romani presenterà  al Pre-Consiglio dei Ministri di domani rischia concretamente di  bloccarne lo sviluppo, con danni enormi in termini economici e in previsione del raggiungimento dell’obiettivo del 20 per cento della produzione energetica da fonti rinnovabili entro il 2020. Per questi motivi condividiamo pienamente l’allarme lanciato dalle associazioni di settore e ambientaliste, riunitesi oggi di fronte al Ministero dello Sviluppo economico.”

Lo dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile delle politiche relative ai cambiamenti climatici del Pd.

“Al momento della presentazione dello schema del decreto legislativo ne apprezzammo i princìpi ispiratori e la tempestività , ma stando ora alle bozze circolate – continua Ferrante –  pare chiaro che stia prevalendo un atteggiamento di retroguardia, una spinta negativa che rischia di assestare un colpo durissimo al comparto delle rinnovabili.

Il Governo rispetti le condizioni poste all’unanimità  dalle Commissioni parlamentari, in particolare sono due gli aspetti del decreto su cui invertire la rotta: se venisse confermato, il limite alla crescita dell’energia solare sarebbe infatti una misura paradossale, perché il paletto a 8mila mw totali è addirittura un sesto di quello previsto dalla Germania, mentre sul fronte Certificati Verdi fissarne il prezzo di ritiro al 70% per cento invece che al 85%, è una misura assolutamente incomprensibile.”

“Se effettivamente le cose stanno così – aggiunge Ferrante – il Governo non solo rema contro gli interessi e gli obblighi nazionali in termini di riduzione di emissione di CO2, ma sferra un attacco violentissimo ad un settore, quello del fotovoltaico, che impiega più di 120mila lavoratori, oltre che a pregiudicare l’indipendenza energetica di oltre 160 mila famiglie italiane.

Valgono a poco, e sono state ampiamente smentite le false pretese di un’azione che coniugherebbe il risparmio alla riduzione degli incentivi alle fonti rinnovabili: le fonti pulite  pesano per meno della metà  del totale degli oneri di sistema,  2,7 miliardi su un totale di oltre 5,8 miliardi di euro.

Le zavorre sulle bollette italiane – conclude Ferrante – sono gli incentivi che negli anni e tuttora vengono devoluti a petrolieri e fonti fossili, e tutta una serie di costi impropri che tolgono dalle tasche di cittadini e imprese oltre 3 miliardi di euro all’anno.”

Salto di Quirra: urgente mettere in sicurezza il territorio

Legambiente: “La casistica dei tumori è sufficiente per chiedere subito una moratoria delle attività  e mettere in sicurezza il territorio. Il Parlamento conduca un’inchiesta rigorosa” “A Quirra le persone si ammalano e muoiono da troppo tempo. La casistica dei tumori è sufficiente per sospendere immediatamente le esercitazioni. La Magistratura e il Parlamento proseguiranno il lavoro d’indagine ma non si può rimandare ancora la moratoria delle attività  militari in attesa di lunghi e complessi studi. Approfondiremo la questione e porteremo avanti, in tutte le sedi possibili, la difesa della salute degli abitanti di Quirra e dei paesi vicini, ai quali ribadiamo la nostra piena solidarietà ”. 

“A Quirra le persone si ammalano e muoiono da troppo tempo. La casistica dei tumori è sufficiente per sospendere immediatamente le esercitazioni. La Magistratura e il Parlamento proseguiranno il lavoro d’indagine ma non si può rimandare ancora la moratoria delle attività  militari in attesa di lunghi e complessi studi. Approfondiremo la questione e porteremo avanti, in tutte le sedi possibili, la difesa della salute degli abitanti di Quirra e dei paesi vicini, ai quali ribadiamo la nostra piena solidarietà ”. Così il presidente di Legambiente Sardegna, Vincenzo Tiana, interviene sulla grave situazione dei territori interessati dalle attività  dei poligoni militari in Sardegna, sollecitando le autorità  a un’immediata sospensione delle esercitazioni nel Poligono di Quirra. 

Legambiente ha organizzato sulla questione un incontro di approfondimento, convocato nel pomeriggio (ore 16:00 Sala Conferenze del Parco Naturale Regionale Molentargius – Saline -Via La Palma Cagliari), per delineare insieme a esperti e rappresentanti del Parlamento una prospettiva di sviluppo per le popolazioni del Sarrabus, dell’Ogliastra e dell’intera Sardegna.

Secondo l’associazione ambientalista, infatti, il sequestro dei fondali marini disposto nei giorni scorsi dalla magistratura denota la gravità  della situazione e, anche se non è stata ancora accertata definitivamente la correlazione tra la presenza di metalli pesanti nei terreni e nei fondali marini e l’insorgenza di tumori e malformazioni nella popolazione e negli animali, la casistica esistente configura un esteso allarme sufficiente ad attuare una moratoria delle esercitazioni militari fino a quando il Ministero della Difesa dimostri, in maniera inoppugnabile, che l’attività  del poligono è assolutamente compatibile con l’ambiente. “Quanto sta accadendo – ha aggiunto Tiana – non è un fatto locale ma riguarda tutta la politica dei poligoni militari di Quirra, Capo Teulada e Capo Frasca per cui è necessario un intervento immediato dei Ministeri dell’Ambiente e della Salute per mettere in sicurezza i territori ed in particolare l’ambiente marino. Al Parlamento chiediamo un’inchiesta rigorosa”. 

“Quanto sta accadendo – – non è un fatto locale ma riguarda tutta la politica dei poligoni militari di Quirra, Capo Teulada e Capo Frasca per cui è necessario un intervento immediato dei Ministeri dell’Ambiente e della Salute per mettere in sicurezza i territori ed in particolare l’ambiente marino. Al Parlamento chiediamo un’inchiesta rigorosa”. 

Nel corso della mattina il presidente di Legambiente Sardegna insieme ai parlamentari Amalia Schirru e Francesco Ferrante, componente della Commissione parlamentare sull’uranio impoverito, hanno svolto un sopralluogo presso il distaccamento di Capo San Lorenzo del PISQ.

“Il sequestro disposto dalla Magistratura – ha dichiarato Francesco Ferrante – di fatto impone una sospensione delle attività  che va colta per mettere immediatamente in campo le iniziative che a regime possono assicurare la difesa della salute e dell’ambiente”. 

“E’ necessario – ha aggiunto l’on. Amalia Schirru – sfruttare la sospensione per impedire anche l’attività  di pascolo sull’area interna come misura precauzionale, attivare la bonifica immediata del territorio e dei fondali e migliorare anche la sicurezza e le condizioni di lavoro per i militari”. 

Legambiente sostiene che l’indagine della Magistratura sia doverosa ma è necessario che le Istituzioni locali, regionali e nazionali assumano un’iniziativa congiunta per affrontare il problema nella sua complessità  e gravità . L’associazione sottolinea poi che altri studi hanno rilevato concentrazioni superiori ai limiti accettabili di alcuni elementi tossici, come arsenico e cadmio, anche in alcune zone al di fuori del poligono come la vecchia miniera di Baccu Loci, per la quale bisogna prevedere una radicale ed estesa azione di disinquinamento a prescindere dalle questioni che riguardano il Poligono militare. 

L’associazione sottolinea poi che altri studi hanno rilevato concentrazioni superiori ai limiti accettabili di alcuni elementi tossici, come arsenico e cadmio, anche in alcune zone al di fuori del poligono come la vecchia miniera di , per la quale bisogna prevedere una radicale ed estesa azione di disinquinamento a prescindere dalle questioni che riguardano il Poligono militare. Per questo Legambiente propone per il poligono di Quirra: l’immediata moratoria delle esercitazioni, la bonifica sia a terra che a mare dei residuati delle esercitazioni compiute finora, la valutazione rigorosa, con le procedure della VIA, della VAS e della compatibilità  paesaggistica, del danno ambientale e sanitario, che preveda anche misure di compensazione ambientale, la messa in sicurezza del territorio, la richiesta alla Regione della formazione di un comitato con gli enti locali per intraprendere un’indagine multidisciplinare che studi un  programma di sviluppo territoriale. 

Su incentivi, Romani dimentica CIP 6 per i petroliferi

“Oggi Romani dice che i certificati verdi ci sono costati troppo in questi anni: si dimentica di dire che la maggior parte di quelle risorse( addirittura tra i 40 e 50 miliardi di euro negli ultimi 20 anni) sono andate attraverso il famigerato Cip6 a incentivare fonti fossili e petrolieri. Altro che rinnovabili!”
Lo dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici.
“La settimana prossima – continua Ferrante –  il governo approverà  in via definitiva il decreto legislativo che riforma il meccanismo delle incentivazioni delle energie rinnovabili nel nostro Paese. L’obiettivo che il decreto si dovrebbe prefiggere è quello di costruire un meccanismo di incentivazione che possa permettere il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020, il 17% dei consumi finali di energia da fonti rinnovabili, senza pesare eccessivamente sulle bollette di cittadini e imprese. Obiettivi talmente condivisi che le commissioni parlamentari di Camera e Senato hanno approvato all’unanimità  pareri favorevoli seppur condizionati”.
“Ora – aggiunge Ferrante – sembra proprio che il governo non voglia, contrariamente a ciò che aveva assicurato in sede di discussione parlamentare, accogliere condizioni fondamentali quali la riduzione, dal 30% a un più sostenibile 15%, del valore dei certificati verdi e un meccanismo delle aste al ribasso valido solo per gli impianti molto grandi.
Inoltre, senza che la misura fosse richiesta né dal Parlamento e né dalle regioni sembra che il Governo voglia limitare ad appena 8000 mw la quantità  di fotovoltaico incentivabile nel nostro Paese: una sciocchezza che renderebbe difficile raggiungere gli obiettivi e ci fa fare una ben misera figura nei confronti dei tedeschi che già  oggi ne hanno installati più del doppio. Incomprensibile, in questa politica di austerity, invece il vero e proprio regalo ingiustificato ai cosiddetti rifacimenti, per un costo che supererebbe il miliardo all’anno”.
“Se il governo non dovesse correggere tali aspetti – conclude Ferrante –  sarebbe  uno schiaffo al Parlamento e si metterebbe in difficoltà  un intero settore economico che in questi anni di crisi è stato un volano per la nostra economia”.
 

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