Comunicati

Libia, non snaturare manifestazione di sabato

“La manifestazione di sabato prossimo a Roma è stata convocata per sostenere le ragioni dell’acqua pubblica e del no al nucleare, farne una protesta contro l’intervento in Libia sarebbe improprio e inaccettabile.”

E’ quanto dichiarano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, che aggiungono –

“Personalmente consideriamo  legittima e doverosa l’azione per fermare Gheddafi, ma il punto non è questo.

Cambiare gli obiettivi dell’iniziativa di sabato significherebbe dare per scontato che tutti coloro che si battono contro la privatizzazione obbligata dell’acqua e contro il nucleare giudichino negativamente l’intervento in Libia, e questo sarebbe un errore imperdonabile.”

 

 

Roma 22 marzo 2011 

Rinnovabili, il modello è la Germania

“Lo spartiacque nella storia della tecnologia mondiale” ( così Merkel ha definito la tragedia di Fukushima) ha tolto dall’agenda del futuro energetico il nucleare, tanto che di “opzione zero” parla apertamente il Commissario europeo Oettinger, e impone definitivamente in tutto il mondo la marcia verso efficienza energetica e fonti rinnovabili. Una marcia che dovrà  essere a tappe forzate, se vogliamo emanciparci presto e il più possibile dalla dipendenza dai fossili, e che premierà  nella competizione globale i Paesi che meglio e più rapidamente saranno in grado di adeguarsi a questo scenario. Oggi in Europa c’è già  una  lepre che corre nella direzione giusta e più promettente: la Germania che già  produce oltre 40 TWh con il vento (per capirci in Italia siamo a 8 TWh) e vuole superare i 100 Twh entro i prossimi 10 anni, che ha già  istallato 16mila MW di fotovoltaico e conta di arrivare a 52mila MW nel 2020, che punta con forza sullo sviluppo compatibile delle agroenergie, per arrivare all’80% di energia elettrica nel 2050. Dovrebbe essere quello il modello da imitare. E infatti finalmente, seppur in grave ritardo, grazie ai provvedimenti presi nella scorsa legislatura, le rinnovabili stavano iniziando a decollare anche in Italia, arrivando a fornire l’anno scorso un quarto dell’intera produzione elettrica del nostro Paese. E allora che fanno Berlusconi e il suo Ministro Romani? Decidono improvvisamente di approvare un decreto il 3 marzo che di fatto taglia le gambe a questo che era una dei pochi settori che, in controtendenza con la crisi in atto, ha garantito sviluppo e occupazione. Oggi presso il Ministero dello Sviluppo economico finalmente il Governo incontrerà  almeno qualcuno tra  gli operatori del settore. Un incontro che nasce dalla protesta ampia che si è immediatamente propagata in tutto il Paese – da Padova dove lunedì scorso c’è stato il primo sciopero del fotovoltaico, al mezzogiorno. Una  protesta, quella dei lavoratori e delle imprese, che ha visto il sostegno fermo e compatto del Pd sin dalle primissime ore, come aveva testimoniato il partecipatissimo incontro di giovedì scorso  alla Camera, cui avevamo convocato associazioni e operatori, ma anche i rappresentanti dei Comuni gravemente penalizzati dal decreto approvato dal Governo.

Mercoledì il gruppo del Pd  della Camera è riuscito ad ottenere che venisse approvata all’unanimità  una mozione parlamentare che impegna sostanzialmente il Governo a intervenire sui punti più negativi del suo stesso Decreto. Il testo approvato è frutto di un compromesso con la maggioranza che ovviamente ha cercato di evitare la completa sconfessione del suo Governo e forse per il Pd sarebbe stato più semplice, propagandisticamente, inchiodare Berlusconi e Romani
all’errore drammatico compiuto, ponendo in votazione la propria mozione originale. Ma come ha detto in Aula Ermete Realacci: “abbiamo preferito una soluzione comune, perché abbiamo a cuore questo Paese, questo settore e il futuro dell’Italia.” Ora c’è una mozione importante perché è votata da tutti, che indica sostanzialmente il modello tedesco e chiede innanzitutto al Governo di rimediare agli errori compiuti nei confronti di chi aveva già  programmato investimenti, affermando un principio che dovrebbe essere scontato: non si possono fare provvedimenti retroattivi.
Dall’incontro di oggi devono venire risposte chiare sia alle richieste degli operatori sia alla mozione del Parlamento . La si smetta di inseguire improbabili “modelli francesi” (che non funzionano). La si smetta di ascoltare i suggerimenti di una Confindustria, incapace di rappresentare tutti i propri iscritti. e dei grandi ex monopolisti , miopi e  disinteressati sulle rinnovabili. Insomma, per citare ancora il puntuale intervento di Realacci:  “non si può legiferare sotto la pressione di interessi potenti, che hanno la testa rivoltata indietro, sotto la pressione di campagne di informazione fasulle: Romani ha dichiarato, e non ha smentito, che nel 2009 e nel 2010, ogni anno, 10 miliardi di euro sarebbero andati alle fonti rinnovabili. àˆ falso”.
La spesa per le rinnovabili in  Italia lo scorso anno è stata di 2,7 miliardi di euro contro i 9 che pagano i tedeschi, ben contenti di farlo visti i risultati raggiunti per l’intero sistema economico del Paese. Ed è quello il sistema da utilizzare anche per ridurre progressivamente questi incentivi, accompagnando il progresso tecnologico che ci porterà  in tempi ragionevoli alla grid parity

La strada da seguire è chiara, il Governo la segua. Altrimenti la protesta nel Paese crescerà  e il Pd saprà  sostenerla con forza.

 

FRANCESCO FERRANTE

Nucleare: tardivo ma positivo ripensamento di Romani

Bene il ripensamento del ministro Romani sul nucleare, anche se tardivo.
Il Governo non perda altro tempo prezioso e chiuda l’infelice pagina
dell’avventato ritorno all’energia nucleare in Italia, e metta fine al
boicotaggio delle rinnovabili.”
Lo dichiarano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.

“Romani – continuano i senatori Pd – è passato nel giro di 48 ore dalla
certezza granitica di non fermare il progetto nucleare italiano all’esigenza
espressa oggi di una riflessione e di una condivisione delle scelte con i
territori candidati ad ospitare le centrali.
E le regioni, ricordiamolo, anche quelle amministrate dal centrodestra, si
sono espresse in modi diversi ma concordi nel non volere ospitare il nucleare.
Quello del ministro è dunque con tutta evidenza un ripensamento, e ci
auguriamo non una inutile melina,  perchè l’Italia ha l’occasione di
presentarsi al prossimo G20 che discuterà  delle scelte da fare dopo il
disastro in Giappone senza nessuna politica energetica nucleare da dismettere,
e dunque- concludono i parlamentari –  potrà  mettere sul tavolo l’opzione zero
che il commissario Ue all’Energia Oettinger ha già  prefigurato.”

Roma 17 marzo 2011

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