Comunicati

Alto costo del fotovoltaico? Romani somma pere con mele

“Governo smetta di intorpidire acque e vari decreto con incentivi su modello tedesco”.

“Il ministro Romani fa un errore da prima elementare e somma le mele con le pere: prende come oro colato il dato di Enel sui 25mila mw di impianti fotovoltaici per i quali sarebbero stati presentati preventivi e li considera reali. Da qui un astruso calcolo per arrivare addirittura all’iperbolica cifra del costo di  160 miliardi in 20 anni che dovremmo sostenere per incentivare il fotovoltaico. Quando il governo smetterà  di intorbidire le acque con dati falsi e fuorvianti forse ci si potrà  avvicinare alla soluzione del pasticcio innescato col decreto del 3 marzo”. Lo dice il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici.
“Già  il Governo – continua Ferrante –  sta mancando alla promessa fatta di anticipare l’entrata in vigore del nuovo Conto energia e infatti sembra che non presenterà  nulla alle Regioni prima della settimana prossima. Che almeno – conclude Ferrante –  ci si risparmino le bugie e si proceda senza più indugi e senza tetti di potenza alla implementazione di un modello ‘tedesco’ per il fotovoltaico anche in Italia.”

Difesa: Governo fermi spesa folle di 15 miliardi di euro per cacciabombardieri


Il Governo sospenda la partecipazione al programma di realizzazione dell’aereo Joint Strike Fighter, e  non sottoscriva alcun contratto di acquisto di questi  velivoli che costerebbero allo Stato italiano la cifra impressionante di 12 miliardi di euro, esattamente quanto ammonta la finanziaria del 2011 che ha imposto tagli e grandi sacrifici alle famiglie e ai lavoratori”.
Lo chiedono i senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, che insieme ai colleghi Serafini, Vimercati, Carofiglio, Franco, Della Monica, Vita, Treu, Di Giovan Paolo, Nerozzi, Baio, Soliani, Maritati, Armato, Rusconi, Molinari, Lannutti, Bassoli, Perduca, Bastico, Incostante, Chiaromonte, Musi, Sangalli, Astore hanno presentato in merito una mozione, che vedeva come primo firmatario l’ex senatore Umberto Veronesi.
“Il nostro Paese – continuano i senatori –  è impegnato in un progetto internazionale per la realizzazione di 2.700 cacciabombardieri Joint Strike Fighter F-35, che oltre ai 12 miliardi di euro per l’acquisto di 131 cacciabombardieri, costerà  all’Italia 158,2 milioni di dollari dal 2007 al 2011, ed altri 745 milioni di dollari dal 2012 al 2046, oltre un centro europeo di manutenzione dal costo di 605,5 milioni di euro, da consegnare entro il 2012.
Dal punto di vista puramente strategico è difficile comprendere quali siano le motivazioni per l’acquisto di un cacciabombardiere di quarta generazione: le nostre attuali missioni militari all’estero hanno una caratteristica prevalentemente di peacekeeping, dove fondamentale deve essere la figura umana mentre risulta totalmente inutile, oltre che contraria al nostro dettato costituzionale, la presenza di cacciabombardieri”.
“Le promesse occupazionali di circa 600 posti di lavoro per le aziende italiane partecipanti al programma – sostengono i senatori – in realtà  saranno di fatto solo una compensazione di posti di lavoro che si perderanno per i tagli all’Eurofighter, il programma del caccia europeo prodotto da Italia, Gran Bretagna, Germania e Spagna.
Altri paesi coinvolti nel progetto Joint Strike Fighter stanno esprimendo forti perplessità : lo U.S. Government Accountability Office e la Corte dei Conti olandese hanno lamentato il lievitare dei costi e le scarse garanzie sulla buona riuscita, mentre la Norvegia il 30 marzo 2009 scorso ha sospeso fino al 2012 la sua partecipazione al programma del JSF”.
“In un momento di grave crisi economica – concludono i senatori – è folle spendere 15 miliardi di soldi pubblici per spese militari palesemente inutili, che avrebbero evitato i tagli ai bilanci della scuola, della sanità  e del welfare del nostro Paese”.

Nucleare: molti “giapponesi” anche in Italia

E’ ormai ufficiale che l’incidente di Fukushima avrà  conseguenze
altrettanto disastrose di Chernobil. In realtà  questa drammatica verità  era
già  nota, ma in Italia restano ancora molti ’giapponesi’ che per malafede o
per ideologia rifiutano di vedere che la ‘guerra è finita’: il nucleare
sicuro oggi non esiste, e per l’Italia che ha la fortuna di aver rinunciato
all’energia atomica 25 anni fa sarebbe una follia tornare ora su quella
decisione.”
Lo dichiarano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.
“Si rimane assolutamente sconcertati – continuano i parlamentari –  nel
ricordare la dichiarazione rilasciata l’undici marzo del Presidente
dell’Agenzia nucleare italiana secondo il quale ‘le centrali nucleari sono
sicure, e buona parte delle critiche vengono da un’ideologia
antinuclearista che si basa su dati falsi’, o quanto detto lo stesso giorno
da un famoso ambientalista convertito all’atomo: ’gli impianti nucleari
hanno dimostrato di tenere botta, chi trae spunto dalla tragedia che ha
colpito il Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo’.
Per non parlare di un nostro ministro che si sbilanciava dicendo che ‘alla
luce delle considerazioni di molti esperti, si può sperare che l’impatto
dei problemi verificatisi negli impianti nucleari sarà  contenuto, e
verosimilmente marginale’.
“Questa incapacità  di prendere atto di quanto accaduto in Giappone e
dell’orientamento degli italiani largamente contrario già  molto prima
dell’incidente giapponese, è un segno dell’arretratezza e del
provincialismo di parte delle nostre classi dirigenti.
Mentre i paesi che il nucleare ce l’hanno si interrogano preoccupati su
come uscirne e come dare slancio all’innovazione energetica fondata su
risparmio energetico e fonti rinnovabili, nel nostro Paese – concludono i
senatori del Pd –  c’è ancora chi preferisce  imitare i soldati nipponici
che anni dopo la fine dalla guerra restavano nascosti nella giungla
convinti che ancora ci fosse da combattere”.

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