Comunicati

Bene flop di Sgarbi, ma indecente e inaccettabile monologo contro energie pulite

Ieri sera nella prima puntata del suo programma ‘Il mio canto libero’ su Rai 1 Vittorio Sgarbi si è prodotto in un monologo di attacco alle energie pulite, pieno zeppo di affermazioni false e di accuse del tutto inventate.

Tutto ciò è inaccettabile e indecente, tanto più perché ad ospitare questo spettacolo di quart’ ordine, che ha registrato un flop clamoroso, è stato il servizio pubblico radiotelevisivo.

Accanto a lui gli ha fatto da spalla il giornalista Carlo Vulpio, inanellando una serie di giudizi apodittici e male assortiti sul fatto che le energie rinnovabili sarebbero il male assoluto.”

Lo dichiarano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, che hanno presentato in merito un’interrogazione urgente al ministro Romani.

 

“Possiamo capire – aggiungono i senatori del Pd –  che Sgarbi, mentre emergono sue frequentazioni siciliane non proprio edificanti, come quella con Giuseppe Giammarinaro, il quale secondo la Divisione anticrimine di Trapani avrebbe condizionato l’attività  amministrativa del comune di Salemi di cui Sgarbi è sindaco,  cerchi di recuperare un po’ di immagine con un campionario delle sue abituali sparate.

Possiamo comprenderlo, ma – concludono Ferrante e Della Seta –  non capiamo perché mai la Rai debba prestarsi a questo gioco, che ne umilia il ruolo di servizio pubblico chiamato a garantire un’ informazione completa e non faziosa.”

Pattuglia Pdl nel Ppe vota contro risoluzione pro-foreste

“Si chiedevano nuove norme contro incendi boschivi, Destra italiana non si smentisce mai”.

“Quasi tutti gli europarlamentari italiani del Ppe hanno votato contro una risoluzione, poi approvata, che chiede alla Commissione europea una proposta legislativa per introdurre il divieto edilizio per 30 anni sui terreni su cui si è sviluppato un incendio. E’ scandaloso. Anche in Europa il centrodestra si distingue in negativo per il suo atteggiamento smaccatamente antiambientale e per l’inclinazione a facilitare la cementificazione e la  speculazione”. Lo denuncia il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici.
“Durante l’ultima seduta plenaria del Parlamento Europeo – continua Ferrante –  i parlamentari hanno chiesto nuove leggi sugli incendi boschivi, tra cui un divieto di costruzione sulle foreste bruciate dai piromani, e hanno chiesto alla Commissione europea di presentare un libro bianco con una strategia ambiziosa sulla protezione delle foreste, visto che il 2011 è stato proclamato dall’Onu  ‘Anno internazionale delle foreste’.
Non tutti però si sono espressi così, perché la pattuglia italiana del Ppe, tra cui il presidente dei deputati del Popolo della Libertà  al Parlamento europeo Mario Mauro, Iva Zanicchi, Barbara Matera e Licia Ronzulli, ha detto no ad una norma decisiva per garantire un livello più elevato di protezione per gli habitat di qualità  e per le foreste che svolgono funzioni protettive ostacolando inondazioni, smottamenti, desertificazione e perdita di biodiversità . Non c’è che dire, gli europarlamentari del centrodestra non smentiscono a Strasburgo la linea spericolata della speculazione edilizia e della cementificazione che il premier Berlusconi pratica in Italia, contribuendo a mettere il nostro Paese in una posizione di retroguardia in tema di politiche ambientali e protezione del territorio”- conclude Ferrante.

Il Pd vince senza alchimie

Il centrosinistra ha vinto le elezioni per l’evidente ragione che il centrodestra le ha perse: ragione banale ma più che sufficiente in un sistema come il nostro che malgrado qualche crepa, e  i desiderata di qualche nostalgico della prima repubblica, resta per ora e per fortuna saldamente bipolare. Ma noi del Pd dobbiamo guardare  con attenzione dentro questa vittoria, perché essa contiene, accanto a più di un motivo di rinnovata speranza, anche qualche buona e difficile lezione da mettere a frutto per il futuro.
Vince in casa il centrosinistra, dove può vantare una solida e positiva tradizione amministrativa: da Torino a Siena, da Salerno a Ravenna, da Arezzo alla stessa Bologna. Ma soprattutto comincia a vincere o per lo meno torna in corsa fuori casa, in territori finora “nemici”: non solo Milano ma Cagliari, dove la sinistra non ha mai governato, fino a molte province e città  padane – Vercelli, Pavia, Novara, Varese – nelle quali strappiamo un ballottaggio del tutto insperato.
Tutto bene allora? Più di un osservatore sostiene che no, non va tutto bene per il centrosinistra e in particolare non va benissimo per il Pd. Che dopo questo voto sarebbe sempre più ostaggio della sinistra radicale e dei suoi candidati vincenti – Pisapia, il vendoliano Zedda a Cagliari, De Magistris a Napoli – e sempre più proiettato, dunque, in una prospettiva neo-frontista che in caso di elezioni politiche lo condannerebbe di nuovo alla sconfitta e che comunque lo allontana dalla possibilità  di dare forma a una vera, convincente proposta riformista.
Questa idea, questa lettura non ci convincono. Non ha veramente senso inchiodare i risultati di Milano, di Cagliari, di Napoli dentro lo schema abusato di un centrosinistra e di un Pd prigionieri degli eredi di Rifondazione Comunista o peggio, con De Magistris, del più deteriore giustizialismo. La forza di Giuliano Pisapia, di Massimo Zedda, anche la forza di Luigi De Magistris, come su un piano nazionale la forza di Nichi Vendola, non vengono dall’avere alle spalle piccoli partiti neo-comunisti o tardo-giustizialisti, e la prova è nel risultato elettorale abbastanza deludente sia di Sel che dell’Italia dei Valori.  Il consenso che hanno riscosso è piuttosto figlio della voglia dei nostri stessi elettori di rinfrescare l’immagine, il discorso, anche il volto del centrosinistra, di mettere al centro della proposta di alternativa a Berlusconi parole nuove, misurate sui bisogni e sulle attese dell’Italia di oggi: le parole della buona politica, che vuol dire fare pulizia anche a casa nostra; le parole della nuova economia che crea sviluppo puntando sulla qualità  e sull’ambiente. E d’altra parte, il Pd arranca o addirittura frana – come a Napoli, come in gran parte della Calabria – dove si è mostrato più incapace di un vero rinnovamento.
In questo senso, è vero, il Partito democratico deve farsi più radicale, più coerente con le proprie ambizioni di rappresentare la voglia di cambiamento che cresce tra gli italiani. E deve smettere d’inseguire le alchimie politiciste di chi ci vorrebbe alleati con il cosiddetto “terzo polo”, di cui peraltro queste elezioni mostrano fino in fondo l’inconsistenza.
Se vogliamo che tocchi a noi democratici prima e più che ad altri incarnare la rivincita, oggi davvero possibile, contro la destra, se non vogliamo condannarci al ruolo un po’ frustrante di gregari di lusso, di portatori d’acqua del Pisapia di turno, o dare fiato a fenomeni di rifiuto della politica come sono il “grillismo”, questo dobbiamo fare: essere concretamente, nelle cose che diciamo e in quelle che facciamo, il partito dell’alternativa a Berlusconi.
ROBERTO DELLA SETA                                                                                                                                     FRANCESCO FERRANTE
 

1 278 279 280 281 282 605  Scroll to top