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Costa: Bene Clini e Passera, vietare tratti di mare a navi da crociera

“Bene gli impegni dei ministri Clini e Passera, domani il Governo vieti per decreto i tratti di mare vicini ai parchi marini e la Laguna di Venezia alle grandi navi da crociera.” 

Lo dichiarano i senatori ecodem Roberto Della Seta e Francesco Ferrante , al termine dell’audizione in Senato dei ministri Passera e Clini sull’incidente del Giglio. 

  

 

“I rappresentanti del Governo – continuano i senatori democratici – hanno puntualmente riferito sulla dinamica dell’incidente, sulla drammatica inadeguatezza della gestione dell’emergenza da parte del comandante Schettino e sull’efficacia e generosità  dell’opera di soccorso condotta  dalla Guardia Costiera e di tutte le altre forze coinvolte. 

Il ministro Clini ha anche annunciato che domani il Cdm deciderà  nuove norme sulle rotte pericolose: ci auguriamo che alle parole seguano i fatti, e che già  dai prossimi giorni venga vietato il passaggio delle grandi navi da crociera nelle zone di mare a ridosso dei parchi, delle piccole isole, delle aree protette  e nella laguna di Venezia.” 

 

Costa: prova di efficienza dello Stato , penosa incompetenza dei privati

“Il terribile incidente della Concordia ha offerto agli occhi dell’opinione pubblica italiana e mondiale un’immagine chiara, che dovrebbe far riflettere: fin quando la catena del comando e l’organizzazione dell’intervento di soccorso è stata nelle mani del privato, Schettino e la dirigenza Costa, vi è stata una penosa incompetenza, mentre quando questo difficile ruolo è passato nelle mani di amministrazioni pubbliche il ‘pronto soccorso’ ha funzionato con ordine ed efficienza. Tutto ciò smentisce l’idea da troppi accarezzata che il privato funzioni sempre meglio del pubblico”. Lo diconono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.
“La Guardia Costiera, la Capitaneria di Porto, la Guardia di Finanza, i Vigili del Fuoco, la Protezione civile, le forze dell’ordine – proseguono i due senatori ecodem – hanno dimostrato di essere pienamente all’altezza di una situazione drammatica  e imprevista. Grazie a loro, e grazie anche alla grande prova di generosità  offerta dagli abitanti del Giglio che hanno accolto e ospitato un numero di persone pari a quattro volte la popolazione dell’isola, l’Italia almeno ha salvato la faccia. Una lezione per chi vorrebbe privatizzare tutto, dalla protezione civile alle carceri, e la conferma che ci sono funzioni dalle quali lo Stato non può e non deve mai ritrarsi”.

Coste a rischio, nuove regole per le rotte

Da anni si discute dei rischi legati al passaggio delle petroliere e delle navi da crociera in tratti di mare che andrebbero tutelati e protetti. E dunque la prima lezione da trarre dalla tragedia del Giglio è proprio quella di rivedere le regole per quanto riguarda le rotte di queste enormi imbarcazioni.
Occorre subito mettere in sicurezza ecosistemi marini delicati e preziosi, e farlo ora con la tragedia della Concordia ancora negli occhi è tutto fuorchè una mossa guidata dall’emozione e dall’emergenza, perché già  adesso in quel tratto di mare stanno transitando altre navi gigantesche, con il loro carico di petrolio, affrontando persino il mare “forza 9”, come nel caso della nave cargo Venezia della Grimaldi Lines, che il mese scorso ha perso nelle acque dell’isola della Gorgona 198 fusti contenenti materiali pericolosi.
D’accordo, la manovra spericolata che più di un comandante delle navi Costa ha fatto per ricevere “l’inchino” di fronte al Giglio probabilmente non la rivedremo più, ma ciò non è sufficiente per mettere in sicurezza i luoghi più sensibili dal punto di vista ambientale, che si tratti della laguna di Venezia, delle aree protette marine o delle piccole isole.
Ogni anno infatti verso le coste italiane viaggiano ben 178 milioni di tonnellate di petrolio, quasi la metà  di tutto il greggio che arriva in direzione dei porti del Mediterraneo, crocevia delle petroliere di tutto il mondo.
Attraverso 12 raffinerie, 14 grandi porti petroliferi e 9 piattaforme di estrazione off-shore, movimenta complessivamente oltre 343 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi all’anno a cui vanno aggiunte le quantità  di petrolio e affini stoccati in 482 depositi collocati vicino al mare, che hanno una capacità  di quasi 18 milioni di metri cubi.
Nei nostri mari, al largo dell’Arcipelago Toscano in particolare, c’è un transito continuo e incontrollato di vere e proprie carrette del mare, superpetroliere insicure, a scafo singolo, in grado di distruggere ecosistemi e intere economie turistiche.
Purtroppo l’allarme per questa situazione di pericolo permanente rimane da anni, per così dire, sottotraccia, perché quasi unicamente le associazioni ambientaliste e i comuni direttamente interessati chiedono al Governo di fare la propria parte per la tutela di alcune delle aree più pregiate e delicate del Mediterraneo, come ad esempio nel caso dell’Isola d’Elba, il cui Consiglio comunale ha chiesto l’interdizione per un raggio di cinque miglia attorno alla stessa isola del traffico marittimo di petroliere, navi da carico o da trasporto passeggeri che hanno una stazza lorda superiore alle 10.000 tonnellate.
Occorre metter fine ad “abitudini” consolidate che si fondano su convenienze e interessi, e rivedere subito le scelte scellerate che il precedente governo ha fatto, perché se già  attualmente sulla prevenzione si fa veramente poco, con una flotta di pronto intervento contro l’inquinamento marino da idrocarburi di soli 40 mezzi navali, a guardia di 8 mila km di coste, con i tagli del Governo Berlusconi dal prossimo anno il programma avrà  risorse  pari a zero euro.

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