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Rispunta a sorpresa la carbon tax: fusse che fusse la vorta bona?

Pubblicato da greenreport.it

“In considerazione delle posizioni emerse nel dibattito europeo in materia di green economy, introduzione di nuove forme di imposizione fiscale finalizzate a preservare e garantire l’equilibrio ambientale (green taxes) e revisione della disciplina delle accise sui prodotti energetici in funzione del contenuto di carbonio, prevedendo il gettito riveniente dall’introduzione della Carbon Tax sia destinato prioritariamente alla revisione del sistema di finanziamento delle fonti rinnovabili”. Poche righe di un articolo della bozza della delega fiscale che gira in queste ore e che dovrebbe essere approvata dal Governo venerdì , ma poche righe che potrebbero avere un impatto rivoluzionario o piuttosto rimanere una “bolla di sapone” che scoppia nel nulla.

Certo la norma nella sua versione finale dovrebbe essere molto più precisa e dettagliata ma lo spirito che sembra animarla è quello giusto. Si richiama la riforma della direttiva comunitaria in discussione sulla tassazione dei prodotti energetici che dovrebbe entrare in vigore dal 2013. La Commissione propone appunto di determinare la tassazione dei combustibili scindendo l’aliquota minima in due componenti, che insieme determineranno l’imposta totale da applicare al prodotto: una basata sulle emissioni di CO2 (20 ‚¬ per tonnellata), l’altra sul contenuto energetico (9,6 ‚¬/GJ per i carburanti motori e 0,15 ‚¬/GJ per i combustibili per riscaldamento). Si tasserebbero di più i prodotti che, a parità  di energia resa, causano più emissioni. Insomma sarebbe una vera e propria rivoluzione. In questi anni abbiamo reclamato spesso un cambiamento radicale nelle politiche fiscali perché riteniamo che alleggerire il peso fiscale su lavoro e imprese utilizzando le risorse che verrebbero da tassazione del consumo di materia ed energia sarebbe la vera svolta per l’economia del nostro Paese. Se il Governo Monti davvero avesse il coraggio di imboccare questa strada non potrebbe che avere il nostro più  convinto appoggio. E anche l’idea di spostare (almeno in parte) il peso degli incentivi per le rinnovabili dalla bolletta elettrica a benzina e gasolio ci pare interessante.

Purtroppo temo, e già  sento, le urla sul prezzo della benzina già  troppo alto e i riflessi sull’inflazione, le consuete ribellioni del “popolo dei TIR”.

Vedremo se anche in questo caso, come ha fatto su altro, il Governo mostrerà  la stessa voglia di “tirar dritto” o se invece ci sono poteri più forti di altri e la carbon tax tornerà  malinconicamente in quel cassetto dove è depositata da quasi quindici anni dopo il tentativo dell’allora Ministro Ronchi.

Bioshopper: oggi in Senato messa parola fine a finti biodegradabili

BIOSHOPPER: FERRANTE (PD), OGGI AL SENATO MESSA PAROLA FINE A FINTI
BIODEGRADABILI

“Finalmente  si  mette  la parola fine ai tentativi di depistaggio su quali
siano    gli    shoppers    considerabili    come   biodegradabili   grazie
all’accoglimento  da  parte  del  Governo  dell’ordine  del  giorno  che ho
presentato  insieme  al collega Fluttero e la bocciatura di quelli di segno
opposto presentati dalla Lega. Il Governo infatti stabilirà  nel decreto che
l’unico  parametro  di riferimento per la commercializzazione dei sacchetti
debba  essere  la  norma della Ue 13432 del 2002, considerando fuorilegge i
prodotti  che  non  saranno  conformi  o  quelli  che non siano di spessore
sufficiente da essere effettivamente riutilizzabili”.
Lo  dichiara  il  senatore  del Pd Francesco Ferrante, che aggiunge –  “Del
resto  la  stessa  Federchimica  –  Plastic  Europe  Italia  ritiene che la
biodegradabilità   degli imballaggi in plastica sia definita in modo preciso
dalla  norma  EN  13432,  correttamente richiamata da tutte le disposizioni
governative  che  disciplinano  l’utilizzo  dei  sacchetti  in plastica nel
nostro  Paese  e  che  non  esistono  altre  norme  europee  riguardanti la
biodegradabilità   degli  imballaggi  in  plastica,   per cui invocare altri
criteri  è  fuorviante  per  i  consumatori  e per un mercato che ha invece
bisogno di chiarezza”.
“Il  Governo  inoltre  – conclude Ferrante – ha  accolto la possibilità  di
anticipare  il  termine  del 31 dicembre 2012 per l’emanazione del decreto,
fatto  che  sarebbe  sicuramente  positivo  per l’ambiente e che avrebbe il
favore dei cittadini, che hanno ormai archiviato l’esperienza dei sacchetti
della vecchia plastica inquinante”.

Intervento in aula su approvazione definitiva decreto ambientale

FERRANTE (PD). Signor Presidente, prima di entrare nel merito del provvedimento, anch’io prenderò qualche minuto di tempo per discutere di questo episodio che giudico increscioso.
In Senato, e soprattutto nella 13a Commissione, si è creato un clima e un rapporto di collaborazione tale che ci ha permesso – in occasione dell’esame del cosiddetto decreto ambientale, ma non solo – di lavorare insieme in maniera articolata e approfondita e di giungere a presentare all’Aula un provvedimento che conteneva in sé moltissime norme da lungo tempo attese dagli stakeholder, le imprese che lavorano nell’ambiente e le associazioni ambientaliste.
Molte questioni ambientali venivano affrontate in quel testo che presentammo all’Aula qualche settimana fa, tanto che, intervenendo in discussione generale, mi avventurai nel definirlo come il primo provvedimento di natura ambientale veramente significativo che finalmente si approvava in questa legislatura, poiché appunto conteneva molte norme positive su cui avevamo lavorato. Non tornerò su di esse, perché la Camera – non il Governo, ma la Camera dei deputati – le ha ritenute non ammissibili, in quanto estranee ad un provvedimento che, come ha ricordato il Presidente della Commissione, reca misure urgenti in campo ambientale. Ma che cosa erano se non misure urgenti in campo ambientale quelle destinate a risolvere molti degli impacci che oggi incontrano gli agricoltori svolgendo la loro attività  nel rispetto della tutela dell’ambiente? Che cosa erano se non interventi in materia ambientale quelli che finalmente introducevano nel nostro ordinamento norme efficaci sul green public procurement, sulla possibilità  di recuperare materie prime e così via?
Tuttavia, la Camera, con un’interpretazione a mio avviso piuttosto restrittiva, ha deciso che quelle norme fossero estranee al decreto originario. Non ho una lunga storia parlamentare, ma sono qui da cinque anni, durante i quali – anche nella scorsa legislatura, quando la nostra parte politica esprimeva la maggioranza ed era al Governo – ho visto approvare, con i decreti-legge, articoli aggiuntivi e norme che ben poco avevano a che fare con il testo originario firmato dal Presidente della Repubblica.
Pertanto, se questo è l’inizio di una nuova era, in cui da oggi in poi nessun decreto potrà  contenere nulla che non sia espressamente contenuto nel testo originario, al di là  di qualche modifica, ben venga, ne accetteremo le conseguenze.
Non si tratta, mi dispiace voler correggere il collega Di Nardo, di un rapporto curioso tra Governo tecnico e Parlamento; si tratta piuttosto di un modo in cui si esercita il potere legislativo da parte del Parlamento nei confronti dei decreti-legge, un’altra storia ed una storia più lunga di quella che il Governo Monti ha alle spalle.
Detto questo, poiché temo che così non sarà , vorrei lasciare agli atti il mio rammarico, perché oggi andremo ad approvare un provvedimento che continua a mantenere una sua rilevanza – e dirò perché – ma che è privo di tutte quelle norme che lo avrebbero potuto far diventare davvero importante, come quello che avevamo in prima lettura esaminato. Come senatori, grazie a quello spirito di collaborazione che richiamavo prima che in 13a Commissione abbiamo trovato in questi anni, siamo pronti a ripresentare all’attenzione dell’Aula tutte quelle norme nel più breve tempo possibile, in modo da poter arrivare alla definizione di molti di quei provvedimenti.
Per venire rapidamente a ciò che è rimasto, partendo dall’articolo 1 sulla Campania, l’ennesima puntata di una storia infinita, credo che purtroppo i cambiamenti portati dalla Camera non siano stati granché positivi e che sarebbe stato meglio lasciare la versione da noi proposta. Purtroppo non credo sarà  nemmeno l’ultima volta in cui interverremo sulla questione Campania, quindi, ahimè, ci sarà  tempo di tornare sulla questione.
Per quanto riguarda le terre di riporto di cui all’articolo 3, ha già  parlato la collega Mazzuconi; mi vorrei pertanto soffermare sull’articolo 2, che riguarda i bioshopper. Si tratta anche in questo caso di una norma antica, perché fu inserita nella finanziaria del 2007, grazie a un nostro emendamento, e che oggi trova completamento nella definizione di ciò che è veramente biodegradabile e biocompostabile. I colleghi della Camera hanno approvato anche in questo caso un ordine del giorno che temo comporti più confusione che altro. In realtà , questo provvedimento che andiamo a esaminare specifica senza più alcun dubbio quali sacchi per l’asporto delle merci sono da considerare biodegradabili e compostabili secondo le norme europee UNI EN 13432:2002. Vorrei che fosse chiaro che con l’approvazione odierna si conferma il divieto assoluto di produzione e commercializzazione di sacchetti che non abbiano caratteristiche biodegradabili o che, se caratterizzati da spessori adeguati. non siano riutilizzabili, così come prevede la legge che stiamo approvando. Tutto il resto è fuori legge, passibile di sequestro e non può essere utilizzato: chi lo fa agisce consapevolmente contro la legge. Purtroppo è possibile comminare sanzioni soltanto dal gennaio 2014, una data lontanissima che auspico, con un prossimo provvedimento, potremo accorciare.
Vorrei che fosse chiaro che non stiamo qui sostenendo soltanto uno straordinario cambiamento di stili di vita, che pur c’è stato in questo primo anno di divieto per cui si è diminuito della metà  l’utilizzo degli shopper, ma stiamo sostenendo anche il settore della green economy, della chimica verde, che moltissimo può fare per il nostro Paese. Sono molte le aziende che producono materiali con procedimenti chimici non utilizzando più il petrolio bensì materie prime vegetali e rinnovabili; questa è la strada del futuro ed anche la strada del futuro dell’occupazione nel nostro Paese, come sta dimostrando la vicenda di Porto Torres in Sardegna e come auspico dimostrerà  la vicenda di Terni, in cui si assisterà  ad una riconversione della chimica grazie proprio a questi nuovi materiali.
Per tali ragioni credo comunque sia utile approvare questo provvedimento, seppur monco, come ho dovuto spiegare nella prima parte del mio intervento. Per questo voteremo con convinzione a favore della sua approvazione. (Applausi dal Gruppo PD).

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