Comunicati

Decreti rinnovabili: bene sugli obiettivi al 2020, molto male su procedure e registri: servono correzioni nel passaggio alla Conferenza Stato Regioni

“Condividiamo la scelta del Governo di puntare a obiettivi più ambiziosi di
quelli scelti dal Governo Berlusconi e di quelli che la stessa Europa ci
imporrebbe per quanto riguarda la percentuale di energia elettrica da fonti
rinnovabili che passerebbe dal 26% al 35% nel 2020, ma gli strumenti scelti
per rendere concreto il raggiungimento di tale target non sembrano
adeguati” questo il commento dei senatori Francesco Ferrante, responsabile
delle politiche sui cambiamenti climatici ed energia del Pd, e Roberto
Della Seta, capogruppo in Commissione Ambiente .
Due gli aspetti di metodo da stigmatizzare secondo i due senatori ecodem:
“In nessun altro campo e sicuramente in nessun altro Paese europeo,
provvedimenti così importanti si prendono senza farli precedere da
consultazioni formali con i rappresentanti di settore, procedura che
eviterebbe per esempio che i provvedimenti scontino eccessi di
“teorizzazioni professorali” che non tengono conto della realtà  quali ad
esempio l’introduzione di registri per impianti di potenza molto ridotta, e
il fatto che un settore industriale così delicato sia sottoposto a continui
cambiamenti di regole e che si proceda per annunci”
“Nel merito – hanno detto Ferrante e Della Seta – riteniamo che se già  le
aste previste dal decreto Romani per i grandi impianti erano di difficile
praticabilità ,  adesso l’introduzione di registri per impianti
relativamente piccoli (da 12 KW per il fotovoltaico e da 50 KW per gli
altri) rischia di vanificare tutto l’impianto e renda impossibile il
raggiungimento degli stessi obiettivi che si dichiarano in premessa.
Sembra che la preoccupazione, peraltro condivisa, di tenere sotto controllo
la quantità  totale degli incentivi che pesano in bolletta abbia prevalso
sulla costruzione di un sistema semplice, efficace ed efficiente. “
“Abbiamo proposte concrete – concludono i senatori democratici – a partire
da un ddl che abbiamo già  presentato e che farebbe risparmiare a cittadini
e imprese 4 miliardi di oneri impropri che pesano attualmente in bolletta
elettrica, e basterebbe copiare sistemi che funzionano, come quello tedesco
per sostenere il settore più vivace della green economy e forse dell’intero
sistema economico e d’atra parte evitare speculazioni ed extra profitti.
Confidiamo che le Regioni sappiano correggere almeno gli aspetti più
evidentemente sbagliati dei decreti, e il nostro Partito farà  pesare la sua
forza a questo fine”

Il disegno di legge sugli oneri impropri in bolletta elettrica

N. 3243
DISEGNO DI LEGGE
d’iniziativa dei senatori FERRANTE e DELLA SETA
COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 3 APRILE 2012
Nuove norme per gli oneri di gestione di sistema del settore elettrico
 
Onorevoli Senatori. – Lo scopo di questo disegno di legge è quello di fare chiarezza sulla struttura dei costi del nostro sistema elettrico: lasciando che gravino sulle bollette pagate da famiglie e imprese solo i costi effettivamente connessi all’incentivazione delle fonti rinnovabili, così come ci indica l’Europa, per la realizzazione di un sistema elettrico moderno ed efficiente, e invece trasferendo alla fiscalità  generale gli oneri che riguardano eredità  delj.dpe passato o il sostegno a settori in difficoltà  di cui è l’intera comunità  nazionale a doversi far carico secondo la proporzionalità  fiscale e non solo i consumatori di energia elettrica.
    Oggi le famiglie italiane e le imprese pagano ben 4 miliardi di oneri impropri, dai contributi per l’incenerimento dei rifiuti alle spese per il vecchio nucleare, ai sussidi alle industrie energivore e ai regimi tariffari speciali delle ferrovie. Con il presente disegno di legge si prevede che questi costi vengano tolti dalle fatture elettriche e si prevede inoltre che sugli oneri presenti nelle bollette finalizzati all’incentivazione delle fonti rinnovabili non pesi più l’imposizione dell’IVA: si tratta infatti non di un acquisto di beni o servizi, come tali sottoposti all’imposta sul valore aggiunto, ma per l’appunto di un sistema incentivante.€¨    L’intenzione, attraverso questo disegno di legge, è anche di rendere evidente che incentivare le rinnovabili rappresenta non un costo, ma un irrinunciabile investimento sul futuro: un investimento che in pochi anni ha già  prodotto enormi benefici ambientali e economici. Basti dire che, secondo uno studio recente dell’Università  Bocconi, le fonti rinnovabili identificano uno dei pochi settori di crescita dell’economia reale, che nei prossimi anni porterà  al nostro Paese benefici economici ben superiori ai costi sostenuti per promuoverne la crescita.
 
DISEGNO DI LEGGE
Art. 1.
(Oneri di gestione di sistema)
    1. Le voci con cui si individuano nelle fatture elettriche gli oneri di gestione di sistema, di cui all’articolo 3, comma 11, del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, al decreto-legge 18 febbraio 2003, n. 25, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 aprile 2003, n. 83, e ai decreti del Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato 26 gennaio 2000 e 17 aprile 2001, pubblicati rispettivamente nella Gazzetta Ufficiale n. 27 del 3 febbraio 2000 e n. 97 del 27 aprile 2001, ad esclusione della componente A3, sono soppressi;
    2. Gli incentivi per le fonti assimilate previsti alla componente A3 sono soppressi.€¨    3. Gli incentivi alle fonti rinnovabili previsti alla componente A3 sono esenti dall’imposta sul valore aggiunto.€¨    4. Per le misure di cui al presente articolo sono destinati 4 miliardi di euro all’anno a partire dalla data di entrata in vigore della presente legge, utilizzando a tal fine le risorse di cui all’articolo 2.
Art. 2.
(Misure per le entrate۬e coperture finanziarie)
    1. All’onere derivante dall’attuazione della presente legge si provvede mediante le maggiori entrate, valutate in 4 miliardi di euro a decorrere dal 2013, derivanti dalle disposizioni di cui al presente articolo.
    2. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, è istituita l’imposta nazionale progressiva sui grandi patrimoni immobiliari.€¨    3. L’imposta è dovuta dai soggetti proprietari o titolari di altro diritto reale di immobili ad uso abitativo il cui valore complessivo è superiore a 1.200.000 euro ed è determinata e percepita dallo Stato.€¨    4. Per i soggetti persone fisiche di cui al comma 3, l’imposta si determina applicando per ciascuno scaglione di valore le seguenti aliquote:
        a) da 1.200.000 euro a 1.700.000 si applica l’aliquota dello 0,50 per cento;
        b) oltre 1.700.000 si applica l’aliquota dello 0,80 per cento.
    5. Dall’applicazione dell’imposta di cui al comma 2 sono esclusi i fondi immobiliari e le società  di costruzioni.
    6. L’imposta di cui al comma 2 è dovuta rispetto al valore complessivo delle unità  immobiliari di proprietà  al 30 giugno di ciascun anno ed è versata in unica soluzione entro il 30 dicembre di ciascun anno.€¨   
 7. Il valore complessivo su cui si applica l’imposta di cui al comma 1 è calcolato sommando i valori determinati in base all’articolo 5 del decreto legislativo del 30 dicembre 1992, n. 504, come aggiornati e rivalutati ai sensi del comma 4 dell’articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
Art. 3.
(Entrata in vigore)
    1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Lampedusa torni a essere luogo di accoglienza

Lampedusa, porto non sicuro. Così è stata definita l’isola nel settembre 2011 dall’allora ministro degli Interni, Maroni. Una decisione che ha subito allertato le numerose organizzazioni umanitarie che da anni prestano soccorso ai migranti che riescono a raggiungere l’isola.
Ma nonostante quel Decreto, gli sbarchi continuano, ultimo quello della notte scorsa di 48 migranti, fra i quali 3 donne incinte, che hanno riferito della morte per annegamento di 10 compagni di viaggio.
A fronte di questa situazione, già  critica e che con le condizioni metereologiche in miglioramento rischia di incrementarsi drammaticamente, Francesco Ferrante, vicepresidente di Fondazione IntegrA/Azione e senatore del Pd ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro degli Interni, Cancellieri per chiedere l’immediato ripristino di Lampedusa come luogo di accoglienza e primo soccorso dei naufraghi. “àˆ assolutamente indispensabile – ha dichiarato Ferrante – ripristinare al più presto il servizio di Prima accoglienza, in strutture civili degne del nostro Paese, senza pesare né sulla popolazione né sulle attività  economiche indispensabili agli abitanti di Lampedusa”.
La scelta di dichiarare Lampedusa un luogo non sicuro si è dunque rivelata nefasta e ha di fatto indebolito l’intero sistema di soccorso in mare e al tempo stesso aumentato la complessità  e il livello di rischio delle operazioni di salvataggio.
“Ora i migranti in arrivo – aggiunge Luca Odevaine, presidente della Fondazione – vengono agganciati e scortati fino a Porto Empedocle che dista 120 miglia nautiche da Lampedusa o, nella migliore delle ipotesi, ospitati per 24 ore in strutture improvvisate e fatti ripartire verso la costa siciliana. Da lì, uomini e donne che necessitano assistenza e cure mediche,vengono portate direttamente nel C.A.R.A. di Mineo, distante 170  km, con trasferimenti anche nel cuore della notte. Il problema, quindi è stato solo spostato: la pressione su Mineo rischia di diventare gigantesca, compromettendo una struttura che oggi riesce ad accogliere, ospitare e offrire servizi ai migranti mantenendo un’alta qualità  dell’offerta”.
A Mineo dal 1 gennaio a oggi sono state infatti accolte più di 600 persone e si è raggiunto ormai il numero limite di 2000 ospiti.
Per questo Ferrante e Odevaine auspicano “che il centro di Lampedusa possa al più presto essere ripristinato al fine di poter svolgere in condizioni dignitose una funzione di prima accoglienza e transito, ospitando i migranti per il tempo strettamente necessario alle attività  di assistenza e identificazione, in attesa del rapido trasferimento in apposite strutturesu tutto il territorio nazionale”.
“Pur consapevoli – concludono i due dirigenti di Fondazione IntegrA/Azione – della particolare pressione a cui è stata sottoposta l’isola negli ultimi tempi e dell’attuale limitata capacità  delle sue strutture di accoglienzasi ritiene importante, al fine di salvare vite umane, che Lampedusa rimanga comunque un porto di approdo. E che si provveda al recupero della struttura esistente in ContradaImbriacola attraverso il ripristino degli alloggi danneggiati nel drammatico incendio di un anno fa e la riattivazione immediata dei padiglioni del Centro di accoglienza rimasti integri”.

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