Comunicati

Mafia: preoccupa candidatura Sgarbi a Cefalù

RISCHIO DI RIPETERE ESPERIENZA SALEMI, COMUNE SCIOLTO PER MAFIA
 
“Preoccupa la decisione di Vittorio Sgarbi di candidarsi a sindaco della cittadina siciliana di Cefalù, dopo la fallimentare esperienza analoga nel comune di Salemi, sciolto per mafia.
C’è il rischio che si possa ripetere una situazione simile.”
Lo dichiarano i senatoi del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta , che hanno presentato in merito un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno.
 
“Sgarbi – continuano i senatori democratici –  secondo quanto riportato dalla stampa nazionale, ha formalizzato nei giorni scorsi l’accettazione della candidatura nello studio di un notaio romano, dopo averla annunciata  lo scorso 17 marzo con l’appoggio di Giuseppe Farinella, detto ‘oro colato’, condannato dalla Cassazione nel 1998 a 4 anni e 6 mesi per associazione mafiosa, estorsione, porto abusivo d’armi e materiale esplodente.
L’episodio risulta particolarmente inquietante in virtù del fatto che sul comune di Salemi amministrato fino a poco tempo fa da Sgarbi incombeva la figura di Pino Giammarinaro, arrestato per mafia, poi assolto, ma alla fine scivolato in altre indagini di mafia, il quale secondo una relazione del Ministro dell’Interno partecipava alle riunioni di giunta ed avvalendosi di fidati esponenti della compagine elettiva, sui quali esercitava il proprio ascendente, era riuscito a condizionare l’attività  dell’ente locale.
Tant’ è che Sgarbi, rivolgendosi ad un suo assessore, e facendosi interprete dei voleri di Giammarinaro, affermò di non voler cedere un terreno confiscato ad un boss all’associazione ‘Libera’ di Don Ciotti.”
 
“Chiediamo dunque al Ministro dell’Interno – concludono i senatori democratici- un’attenta vigilanza su possibili infiltrazioni mafiose nelle prossime elezioni amministrative di Cefalù.”
 
 
Roma 17 aprile 2012

Bioshopper : Unionplast sabota legge con vademecum “pro-furbetti”

“Sugli shopper biodegradabili sono in agguato i furbetti del quartierino,
che cercano di sabotare la portata innovativa della norma difendendo
illegalmente rendite di posizione che danneggiano l’ambiente. E’ grave che
a suggerire come aggirare la normativa sia Unionplast, organismo di
Confindustria che è punto di riferimento per tantissime aziende italiane.”
Lo dichiara il senatore del Pd Francesco Ferrante, che ha presentato
un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Ambiente in merito al
documento ufficiale di Unionplast riportante le linee guida per
l’applicazione della legge 28 del 2012 in materia di commercializzazione di
sacchi per l’asporto di merci nel rispetto dell’ambiente.
“La legge del 24 marzo 2012 – continua Ferrante –  è molto chiara: in
Italia si possono commercializzare solo sacchetti che siano biodegradibili
conformi alla norma Uni 13432, e i sacchetti ‘riutilizzabili’ non aderenti
alla norma Uni ma che abbiano degli spessori minimi e massimi definiti. I
sacchetti ‘riutilizzabili’, solo quelli,  devono poi contenere una
percentuale  di plastica riciclata con una percentuale che varia dal 10 al
30% a seconda della destinazione. Altre categorie, come surrettiziamente
intende fare Unionplast con i suoi documenti ufficiali ai propri aderenti,
non esistono, e dare tali indicazioni clamorosamente false è niente altro
che un’istigazione a delinquere”.
“Chiediamo al Ministro dell’Ambiente – conclude Ferrante – se è a
conoscenza di questo vademecum ‘pro furbetti’ stilato da Unionplast, e come
intende intervenire, almeno fin quando la vicenda non venga presa in carico
dalla magistratura”.

Comunità  di recupero di Città  della Pieve : con i nuovi bandi Alemanno castiga i servizi sociali

I soldi nel settore droghe sono tanti, e il sindaco di Roma sa già  dove piazzarli.
Con un progetto improponibile, gli amici di centro-destra
ricevono il massimo dei voti e vincono la gara.
 
 
Sprecare il patrimonio, umiliare il merito, distruggere i servizi d’eccellenza. Ecco un esempio di quando governare significa anteporre le logiche del potere alla salute delle persone.
 

 

Perugia, 17 aprile 2012

La comunità  per tossicodipendenti di Città  della Pieve, sta per cambiare gestione ma il motivo resta avvolto nelle nebbie di logiche che nulla hanno a che fare con il funzionamento del servizio. A deciderlo è la Giunta Alemanno che, tramite l’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze (ACT), compie una vera e propria epurazione.

L’ente che da venticinque anni gestisce la comunità  è la Cooperativa “Il Cammino”: questa non incontra i gusti della nuova amministrazione perché ha collaborato con quelle precedenti, perché non è in linea con l’ideologia che permea le politiche di centro-destra e perché non accetta le limitazioni imposte dall’ACT, istituzione che detiene la proprietà  della struttura. Insomma, tutte argomentazioni che non c’entrano niente con il metodo, l’esperienza e le competenze. Proprio come il progetto che invece ha vinto il bando.

La cooperativa Il Cammino ha partecipato a tre delle gare dei servizi messi a bando e, a seguito dell’accesso agli atti, la decisione di intraprendere per tutti e tre la via dei ricorsi al TAR del Lazio è stata d’obbligo.

“Il progetto presentato dai nostri concorrenti e valutato positivamente dall’ACT è completamente inattuabile” –  Stefano Regio, presidente della cooperativa, spiega il motivo di tale dichiarazione: “Senza la benché minima concertazione, studio di fattibilità  o richiesta di autorizzazione, propongono la realizzazione di una piattaforma di compostaggio per 8 milioni di Kg di prodotto in uscita, che ne presume circa 40 milioni in entrata, oltre alla realizzazione di una banca del germoplasma e di un vigneto, quest’ultimo esplicitamente vietato dalla normativa europea, il resto del progetto per la gestione della tenuta agricola non tiene minimamente in considerazione le scarse risorse idriche del territorio”.

Che questa operazione di basso profilo o peggio, “questo autentico spoil system – come lo definisce il Senatore del Pd Francesco Ferrante –  vada così a colpire la cooperativa non può che indignare, in considerazione del buon lavoro svolto in tanti anni a favore di centinaia di persone”.

Inoltre, il progetto terapeutico proposto per gli ospiti della comunità , secondo gli operatori della cooperativa, è rigido, inadeguato e datato: “àˆ  praticamente lo stesso progetto formulato da Don Mario Picchi negli anni ‘70 (Progetto Uomo), senza rivisitazioni che tengano conto delle significative evoluzioni e delle evidenze nella scelta dei trattamenti per le dipendenze che la comunità  scientifica ha prodotto negli ultimi decenni”.

Nessuna valorizzazione dell’esperienza maturata, nessun riconoscimento del rapporto con il territorio costruito negli anni, nessun rispetto per chi in quel servizio ci lavora da decenni con professionalità  e passione. Molte persone resteranno senza lavoro, mentre gli utenti perderanno i loro operatori di riferimento e verranno esposti al rischio di abbandonare il servizio. Avevano scelto questa comunità  per il suo alto profilo e per la peculiarità  del metodo di lavoro, pensavano di aver diritto alla continuità  della cura e invece si trovano a dover subire un’interruzione per motivi incomprensibili.

La situazione della Cooperativa Il Cammino coinvolge direttamente anche l’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica in Umbria in quanto tra queste era attivo il progetto di una vera esperienza di agricoltura sociale. 

“Ho lavorato al loro fianco e conosco il valore umano e professionale degli operatori, – dice Vincenzo Vizioli presidente di AIAB Umbria – conosco anche molti ragazzi della comunità  che avevano trovato nel lavoro agricolo e nell’agricoltura biologica un’opportunità  anche per il dopo comunità ”.
Fino all’intervento vessatorio del Comune di Roma Il Cammino è stato un punto fermo dei Gruppi di acquisto organizzati da AIAB e contemporaneamente uno sbocco di mercato utile; le loro produzioni sono state sempre molto apprezzate perché nelle fattorie sociali, l’agricoltura biologica è buona due volte. “Sosteniamo tutte le rivendicazioni della cooperativa – assicura Vizioli – perché non ci rassegniamo facilmente a perdere un socio produttore così valido”.

Col passare degli anni la comunità  di recupero, che nasce su un pezzo di terra appartenente alla Capitale per un vecchio lascito, è riuscita a farsi accettare dando garanzie di rispetto del territorio ed avviando scambi di conoscenze e di risorse che hanno arricchito tutti.

Per entrare in comunità , poi, non ci sarà  più bisogno di esibire un certificato di tossicodipendenza, e in assenza di controllo da parte del servizio pubblico non vi sarà  alcuna garanzia che ad usufruire della struttura saranno persone bisognose di cure e non delinquenti alla ricerca di un’occasione per scontare pene alternative al carcere. E questo è uno degli elementi che inquieta la comunità  di Città  della Pieve.    

I cittadini pievesi hanno sempre preso parte alle scelte che coinvolgevano le due amministrazioni comunali: “Un Protocollo e degli accordi tra i due Enti – precisa il Sindaco di Città  della Pieve, Riccardo Manganello – hanno garantito una forma di partecipazione a quanto accadeva nella Comunità  terapeutica, accolta dalla città  e considerata come parte della collettività  locale”. Ma rispetto a quanto accade oggi, è tutta un’altra storia.

Una storia cominciata nei primi anni ‘80, quando un gruppo di madri disperate lottava per togliere i figli dalla strada e dall’eroina. Da allora la cooperativa Il Cammino ha dato dimostrazione di competenza e totale integrazione col territorio. “Anni di lavoro vengono epurati dall’amministrazione Alemanno in favore di associazioni create ad hoc – continua il Senatore Ferrante – sotto l’egida di un tentativo del tutto ideologico e fallimentare di punire i tossicodipendenti, piuttosto che assisterli”.

A chi giova tutto questo, nell’interesse di chi viene fatto, chi ci guadagna?

“Seguirò l’evolversi della situazione, anche in ragione dell’interrogazione parlamentare che ho presentato in Senato coi colleghi Della Seta e Vita ai Ministri Riccardi e Fornero, che sono certo faranno luce sulla vicenda” – precisa Ferrante.

Anche l’Onorevole Walter Verini, deputato Pd, sottolinea il compito dei soggetti giurisdizionali che ora devono accertare la regolarità  e la correttezza delle procedure seguite in questo caso: “Quello che condividiamo è la protesta e l’allarme perché esperienze fondamentali, che riguardano soggetti fragili come giovani tossicodipendenti da recuperare e reinserire in un percorso di vita, non possono essere cancellate”.

àˆ dunque arrivato il momento di contrastare con tutti i mezzi disponibili l’operato della Giunta Alemanno, fedele ad una logica spartitoria che nulla ha a che vedere con il pubblico interesse e con la qualità  dei servizi svolti per conto dell’amministrazione. “Sosterremo la Cooperativa Il Cammino e la volontà  del presidente Regio di ricorrere al TAR contro gli esiti del bando – conclude Damiano Stufara, capogruppo regionale Prc-Fds – dimostratosi null’altro che la veste legale per un’ingiustizia senza precedenti”.

Lo scorso 27 marzo a Roma è stato presentato il dossier dal titolo “La cricca di Alemanno (e Rampelli)”, realizzato dal Coordinamento Nazionale Comunità  di Accoglienza del Lazio e dal Roma Social Pride. Un documento molto duro che analizza bando per bando dei finanziamenti nel settore droghe. Dalle pagine del dossier emergono tanti sospetti e una certezza: l’Agenzia comunale per le Tossicodipendenze ha sbagliato tutto.

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