Comunicati

Con nuovo codice più forza a Green economy

“Le norme che aggiornano il codice ambientale approvate oggi dal Senato a larghissima maggioranza renderanno più facile la vita a migliaia di imprese impegnate in settori ambientali e daranno più forza alla green economy che rappresenta uno dei grandi motori per la ripresa dell’Italia”. Lo dicono i senatori democratici Roberto Della Seta e Francesco Ferrante dopo il sì del Senato al disegno di legge che modifica vari aspetti del codice ambientale (Della Seta era relatore del provvedimento).
“Tra i punti più significativi della nuova legge – sottolineano i due parlamentari ecodem – vi sono l’obbligo di privilegiare anche sul piano economico il recupero di materia dai rifiuti rispetto al recupero energetico, l’aggravio dei costi per chi smaltisce i rifiuti in discarica, una serie corposa di semplificazioni per le aziende agricole nel trattamento dei residui agricoli e zootecnici, incentivi per le amministrazioni pubbliche che acquistano prodotti ecologici e per le associazioni di volontariato che recuperano oggetti e materiali usati, norme che semplificano l’iter autorizzativo per i piccoli impianti di compostaggio. Innovazioni – concludono i parlamentari – che vanno tutte in una stessa direzione: sostenere l’economia verde e il miglioramento ambientale come scelte strategiche che possono riporta l’Italia sulla via dello sviluppo

Le proposte degli Stati Generali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica per la Conferenza Stato-Regioni

Non affossare le rinnovabili e l’efficienza energetica
Cambiare responsabilmente il sistema energetico

Siamo in una fase delicata e cruciale dello sviluppo delle rinnovabili in Italia e di trasformazione dell’intero sistema energetico. Le rinnovabili hanno coperto il 26% della produzione elettrica nazionale nel 2011 e si sono espanse anche nel settore della produzione di calore. Gli interventi sull’efficienza energetica hanno inoltre garantito significativi risultati negli ultimi anni, mentre ancora sensibile è il ritardo nel settore dei trasporti. Queste dinamiche hanno favorito la rapida crescita di un nuovo comparto imprenditoriale con oltre 100.000 posti di lavoro, in netta controtendenza con l’attuale fase di crisi.
Siamo tutti consapevoli che occorre adeguare il sistema di incentivi, ma questo passaggio va realizzato con interventi intelligenti, in grado di accompagnare le varie fonti verso la competitività . In questo modo si favorisce la crescita dell’occupazione e, in prospettiva, si assicura un guadagno economico per la collettività , si aumenta la sicurezza energetica del paese, si riducono le emissioni di gas climalteranti.

La ridefinizione delle modalità  di supporto alle rinnovabili e all’efficienza, se gestita male, rischia di mettere in ginocchio l’intero settore. Le proposte di decreti inviate alle Regioni, fotovoltaico e rinnovabili elettriche, sono purtroppo inadeguate e fortemente penalizzanti. La sensazione è che sia prevalso un atteggiamento punitivo nei confronti di un comparto che sta dimostrando concorrenzialità  con le fonti fossili e sta mettendo in difficoltà  gli operatori elettrici tradizionali.
Il comparto delle imprese energetiche verdi, vista la gravità  della situazione, ha avviato un coordinamento tra le varie Associazioni per confrontarsi con maggiore efficacia con le istituzioni e per modificare provvedimenti che potrebbero essere letali. Si sono così costituiti gli “Stati generali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica”, che nel corso di due incontri a Roma in aprile hanno discusso le criticità  principali contenute nei decreti “elettrici” e hanno presentato le proposte per il settore termico e dell’efficienza ai rappresentanti di Ministeri e Regioni.

Gli Stati generali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica hanno condiviso le proposte di emendamento ai due primi Decreti in vista della Conferenza Stato-Regioni e che il 9 maggio saranno discussi al SolarExpo a Verona alla presenza del ministro dell’Ambiente Clini.

La prima richiesta che gli Stati generali rivolgono con forza al Governo è che vengano emanati rapidamente, previa consultazione con le parti interessate, sia il decreto sulle rinnovabili termiche atteso dal settembre scorso sia la definizione degli obiettivi dei certificati bianchi al 2020, che quelli relativi alla definizione delle norme per l’immissione in rete e la promozione del biometano (in assenza dei quali si stanno bloccando, di fatto, le opportunità  di sviluppo per questo settore, che presenta significative potenzialità  per le rinnovabili elettriche, termiche ed anche per i trasporti).

Sul fronte dell’efficienza energetica e delle rinnovabili termiche sono ingenti i benefici che si potrebbero avere sia sul fronte occupazionale che della riduzione delle emissioni inquinanti, con una spesa molto ridotta, mentre la promozione del biometano potrà  dare importanti risultati anche nel settore dei trasporti.

Sull’elettrico, invece, a preoccupare le Associazioni non sono tanto i tagli degli incentivi, comunque in alcuni casi particolarmente penalizzanti, quanto l’aumento del peso della burocrazia che i Decreti introdurrebbero, quando al contrario andrebbe alleggerita come avviene in molti altri paesi. In particolare, è unanime la richiesta di abbandono del sistema dei registri e dei limiti annui allo sviluppo delle diverse tecnologie, da sostituire con un meccanismo di riduzione della tariffa che si autoregoli in funzione del volume di installazioni; si garantirebbe lo stesso risultato con strumenti di mercato evitando un approccio dirigista che avrebbe l’unico risultato di bloccare la bancabilità  dei progetti.

Per quanto riguarda il fotovoltaico, si propone di aumentare, anche se non di molto, il plafond di spesa previsto. In particolare si dovrebbe tornare al limite di 7 miliardi, già  indicato nel quarto conto energia, che consentirebbe a questa tecnologia nel medio termine di riuscire a camminare sulle proprie gambe garantendo l’installazione di migliaia di MW senza incentivi. Per accompagnare il passaggio al nuovo regime si chiede inoltre un periodo transitorio di tre mesi dalla data di raggiungimento del limite di spesa previsto. Proprio per costruire un percorso del fotovoltaico verso la grid parity che sia ad impatto zero in bolletta, si deve dare la possibilità  di usufruire dello scambio sul posto anche agli impianti sopra i 200 kW come percorso alternativo agli incentivi.
Per spingere gli interventi più utili e innovativi, occorre ripristinare i premi previsti dal quarto conto energia per gli interventi più costosi, come gli impianti a concentrazione e lo smaltimento dell’amianto. Allo stesso modo si dovrebbe prevedere un premio per impianti realizzati con almeno l’80% di materiali realizzati in Europa e comunque vanno individuate opportune forme di incentivazione a sostegno e sviluppo dell’industria nazionale. Inoltre occorre, come nell’attuale conto energia, classificare gli impianti su fabbricati rurali, come edifici visto che saranno tutti accatastati e soggetti ad IMU.

Sul versante delle altre tecnologie rinnovabili per la produzione elettrica, si chiede l’innalzamento della potenza per l’accesso ai registri a 250 kW e l’incremento del contingente annuo per le varie fonti (separando le biomasse dal biogas e scorporando i rifiuti dal decreto) che risulta largamente inferiore ai ritmi di crescita realizzati in questi anni. Inoltre i premi previsti per biomasse e biogas con particolare riferimento agli impianti di potenza inferiore ad 1 MW vanno semplificati al fine di renderli accessibili, fermo restando il raggiungimento gli obiettivi ambientali e di efficienza.

Vanno elevate le soglie per l’accesso alle aste ad almeno 20 MW (e 50 MW per l’eolico) e va aumentato il tempo consentito di costruzione per impianti più complessi. Va rivisto il meccanismo di transizione dai certificati verdi alla tariffa e il posticipo del pagamento dei certificati verdi da parte del GSE.

Queste proposte permettono di continuare nello sviluppo delle tecnologie rinnovabili consentendo, al contempo di tenere sotto controllo l’impatto in bolletta. I decreti, al contrario, porterebbero a ridurre gli incentivi da 12,4 a 11,2 miliardi di euro, con un taglio del 10%, ma con modalità  di applicazione devastanti. Infatti, a fronte di un limitato impatto sulle tariffe, come osserva anche l’Autorità  dell’Energia, si frenerebbe la crescita delle rinnovabili (secondo l’ultimo rapporto di Deutsche Bank, non si raggiungerebbero gli obiettivi al 2020) e si metterebbe in ginocchio uno dei pochi settori che si erano sviluppati in questo periodo di crisi.

Gli Stati Generali chiedono quindi che nella Conferenza Stato Regioni si tenga conto delle richieste che provengono dal mondo delle imprese.

  • AES – Azione Energia Solare
  • AGROENERGIA
  • AIEL – Associazione Italiana Energie Agroforestali
  • ANEST – Associazione Nazionale Energia Solare Termodinamica
  • ANEV – Associazione Nazionale Energia dal Vento
  • ANIE-GIFI-Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane
  • ANTER – Associazione Nazionale Tutela Energie Rinnovabili
  • APER – Associazioni Produttori Energia da Fonti Rinnovabili
  • ASCOMAC – COGENA
  • ASSIEME – Associazione Italiana Energia Mini Eolico
  • ASSO ENERGIE FUTURE
  • ASSOLTERM – Associazione Italiana Solare Termico
  • ASSOSOLARE – Associazione Nazionale dell’industria Solare Fotovoltaica
  • ATER – Associazione Tecnici Energie Rinnovabili
  • CIB – Consorzio Italiano Biogas
  • COMITATO IFI – Industrie Fotovoltaiche Italiane
  • CPEM – Consorzio dei Produttori di Energia da Minieolico
  • FEDERPERN – Federazione Produttori Idroelettrici
  • FIPER – Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili
  • GIGA – Gruppo Informale per la Geotermia e l’Ambiente
  • ISES ITALIA
  • ITABIA – Italian Biomass Association
  • KYOTO CLUB

 

Rifugiati, decidere subito

Un’emergenza, ancora nascosta, si aggira per l’Italia e minaccia di esplodere da un momento all’altro, fino adesso nel disinteresse di media e istituzioni, ma con il rischio concreto che una volta in atto scateni reazioni incontrollate e sbagliate. Si tratta della situazione dei rifugiati che arrivarono nell’estate scorsa e che sono stati ospitati in numerosi Comuni italiani da allora. E’ passato più di un anno dall’accordo del 6 aprile 2011 tra Regioni, Province, Comuni e Governo con cui si concordarono le linee guida di un piano straordinario di accoglienza dei migranti provenienti dal Nord Africa, finanziato attraverso l’accise sui carburanti. Il quadro odierno è molto preoccupante: nonostante i solleciti, formalizzati in numerose e circostanziate relazioni, sia da parte del Dipartimento Nazionale Protezione Civile che del Dipartimento Libertà  Civili ed Immigrazione del Ministero dell’Interno, il Governo dall’inizio dell’anno continua a non dare risposte concrete sulle risorse che sarebbero esaurite. Non ci sono più soldi né per chiudere le pendenze del 2011 e di questi primi mesi del 2012, né quelli per finanziare il Piano fino al dicembre 2012, data di fine del commissariamento. Già  più di una Regione ha scritto dichiarando l’impossibilità  di far fronte agli impegni contrattuali sottoscritti con Associazioni, Cooperative sociali, Organizzazioni che stanno gestendo i CARA, grandi o piccoli, distribuiti su tutto il territorio nazionale. E, cosa ancora più grave, siamo in assenza di qualunque indirizzo politico sul futuro di circa 21000 migranti, ospitati nei Centri, e su quali politiche il Governo intenda adottare nei confronti dell’immigrazione. Il problema è che la stragrande maggioranza di queste persone è ancora in attesa di risposta da parte delle Commissioni, il cui lavoro procede troppo a rilento, per vedersi riconosciuto lo status formale di rifugiato Non c’è più tempo da perdere e il Governo deve dare immediate risposte a molte domande. Cosa si intende fare di tutti questi cittadini stranieri presenti sul nostro territorio? Continuare ad assisterli tutti, come sarebbe doveroso, ma fino a quando e con quali risorse? In che modo eventualmente rimpatriare coloro che, al termine delle procedure, ricevano parere negativo? Quali strumenti di accoglienza e integrazione utilizzare se non ci sono più risorse? Oppure si pensa di scaricare il problema sugli Enti Locali? E i minori, che nel frattempo stanno diventando quasi tutti maggiorenni? Facciamo finta che non esistono, o anche quello è un problema di Comuni e Province? E le decine di bambini nati durante quest’anno nei Centri, che cittadini saranno? E se, come è altamente probabile, con il miglioramento del clima e il perdurare di condizioni politiche incerte in tutto il Continente Africano e non solo, cominceranno nuovi sbarchi? Oltre a pensare di replicare, magari a Mineo, il disastro Lampedusa dell’estate scorsa, il Governo ha qualche altra idea? E’ indispensabile oggi, che il Governo riconvochi immediatamente quel tavolo con gli Enti Locali e chiarisca se intende confermare l’accordo precedente, e quindi rifinanziarlo, o rinegoziarlo. Ma deve essere chiaro che va garantita la continuità  amministrativa e gli impegni finanziari già  sottoscritti dal Governo devono essere mantenuti. Veniamo da una stagione di governi che hanno perseguito le politiche dei respingimenti e della bassa soglia di accoglienza, se non addirittura dell’emarginazione dei migranti, più volte sanzionata in sede Europea. Sarebbe davvero grave se il Governo Monti proseguisse su quella strada senza segnare una profonda discontinuità  con quelle scelte

Luca Odevaine e Francesco Ferrante
Gli autori sono rispettivamente Presidente e Vicepresidente della Fondazione Integra/Azione

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