Dl sviluppo: tanto rumore per nulla. No al taglio degli eco incentivi e alla sanatoria per le trivellazioni petrolifere in mare
“Quasi nulla sul piano generale, e sulla green economy un vistoso, preoccupante passo indietro. La delusione per il tanto atteso decreto sviluppo è palpabile: al netto delle cifre dichiarate, gli 80 miliardi che sono in realtà le risorse private che il decreto vorrebbe attivare, sostanzialmente c’è solo un miliardo, e purtroppo alcune scelte sono decisamente dannose”.
Lo dichiarano i senatori ecodem del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, che aggiungono: “Le misure sul fondo rotativo per il finanziamento delle misure di riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, finalizzate all’attuazione del Protocollo di Kyoto , sono in realtà solo un ampliamento dei casi per i quali sarà possibile accedere a quei fondi, già precedentemente attivati dal ministro dell’Ambiente Clini. Paradossale poi che con una mano Passera preveda incentivi per le assunzioni dei giovani nel settore delle rinnovabili, mentre con l’altra stia operando, con i decreti ministeriali in via di emanazione, per ostacolare e disincentivare lo sviluppo del comparto. Tra i capitoli più negativi del decreto sviluppo c’è quello degli incentivi per l’edilizia: viene abbassato al 50%, e prorogato solo di sei mesi, il credito d’imposta del 55% per le ristrutturazioni energetiche degli edifici, una misura che in questi anni ha prodotto grandi vantaggi occupazionali e ambientali; contemporaneamente si innalza dal 36% al 50% lo sconto fiscale per le ristrutturazione edilizie generiche. Il risultato di questa doppia manovra sarà desolante: invece di spingere l’innovazione e l’ammodernamento del nostro patrimonio abitativo, si sceglie la vecchia strada delle sovvenzioni a pioggia”.
“Infine — concludono i parlamentari – come ciliegina indigesta sulla torta, c’è l’ultima trovata del ministro Passera: la sanatoria per le trivellazioni in mare progettate da alcune compagnie petrolifere in prossimità di parchi e aree protette marine: un baratto tra qualche barile di petrolio e il turismo delle nostre coste, un baratto ‘a perdere’ sul piano ambientale come su quello economico e occupazionale”.