Come sta andando a Rio + 20
Testo pubblicato su www.qualenergia.it
“Not the best agreement in the world, but an agreement for a better world” con questo Tweet, Ida Auken la giovane e combattiva Ministra dell’ambiente danese, che guida la delegazione dell’Unione Europea, ha provato a difendere l’ultimo testo di compromesso messo a punto dal Governo Brasiliano, e accettato seppur tra riserve e mugugni da tutte le parti, con cui si sono concluse le negoziazioni e si entra da stamane nel vertice ufficiale. Il rischio del fallimento totale e di una nuova “Copenaghen depression”‘ è sempre in agguato, ma con la mediazione, in cui è stato particolarmente attivo il ministro Clini, tra Ue e Brasile sembra che i Governi abbiamo imboccato la strada che gli permetterà di salvare la faccia. Ovviamente per un giudizio completo sarà bene attendere venerdì sera, ma se da una parte non possono essere sottovalutate le importanti novità che si stanno profilando per cui per la prima volta la green economy sarà indicata in documento dell’Onu approvato per consenso da tutti, come la strada del futuro, e che si affermerà con nettezza che lotta alla povertà e attenzione all’ambiente, lo sviluppo sostenibile, devono marciare insieme, indissolubilmente legati l’una all’altro. Dall’altra non si può certo dare torto alle associazioni ambientaliste, ma anche ai movimenti sociali che tengono il loro consueto “contro meeting” negli stessi giorni, quando lamentano la totale vaghezza del documento su impegni, tempi e soprattutto risorse. Insomma sembra confermata anche qui la distanza abissale che separa le potenzialità offerte dall’innovazione tecnologica e dalla vivacità della società civile, dalla capacita della politica di offrire risposte concrete. Una distanza che si deve superare altrimenti sia la lotta contro i cambiamenti climatici, e più in generale contro ogni inquinamento, sia la strada per uscire dalla crisi economica globale troveranno difficoltà insormontabili. Per citare un’altra danese, la commissaria Ue ai cambiamenti climatici Connie Hedegaard, ” la via grow now, clean later praticata in passato da noi , oggi non è più praticabile e gli stessi paesi emergenti se ne sono accorti”, ma se non c’è un salto di qualità che permetta di andare oltre le parole, le pur apprezzabili dichiarazioni d’intenti, dobbiamo sapere che il tempo che stiamo perdendo non ce lo restituirà nessuno: il pianeta ne soffrirà e noi umani ci vivremo assai peggio di quanto sarebbe possibile.