Comunicati

Non votiamo la legge sui soldi ai partiti: è occasione mancata

“Questa legge non scioglie i nodi che hanno fatto delle vecchie norme sul finanziamento pubblico dei partiti il simbolo più perfetto delle ragioni che danno forza e fiato all’antipolitica. Per questo non la votiamo”. E’ quanto dichiarano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, motivando la scelta di non partecipare al voto del disegno di legge che regola i contributi pubblici ai partiti politici.
“E’ apprezzabile – affermano i due parlamentari – che le nuove norme prevedano una forte riduzione del contributo pubblico ai partiti. Ma restano tutti interi gli equivoci, le ambiguità  della normativa precedente. Si continua a calpestare la volontà  espressa in un referendum da oltre 31 milioni di italiani, chiamando rimborsi elettorali una forma di contributo pubblico che restava, e resta tuttora, strutturata come finanziamento a fondo perduto. E continuano a mancare controlli minimamente trasparenti sul modo in cui i partiti spendono i contributi loro assegnati: controlli assenti in base alla vecchia legge, come dimostra largamente la recente cronaca politica e giudiziaria; controlli che le nuove norme affidano ad un organismo tutt’altro che terzo rispetto agli stessi partiti. Ciò fa di questa legge un’evidente, vistosa occasione perduta nello sforzo sempre più urgente per restituire dignità  alla funzione preziosa e insostituibile dei partiti politici”.

Colpo di spugna nel dl sviluppo su bonifica poligono di quirra

‘Troppe cose non vanno, decreto invotabile’.

“Sulle bonifiche dei poligoni militari italiani, a partire da quello drammaticamente famoso per la scia di morti e tumori di Quirra, il Governo vuole tentare un’indecente colpo di spugna. Nel decreto Sviluppo approdato pochi giorni fa in Gazzetta è stata inserita quasi di soppiatto una norma che spiana la strada ad una sanatoria per i terreni contaminati dalle armi e dalle esercitazioni militari.Un decreto che apre alle trivellazioni sotto costa e che annichilisce il bonus fiscale per il risparmio energetico era già  molto indigesto, ma ora che addirittura autorizza l’inquinamento di Stato, è chiaramente invotabile.”
Lo dichiarano i senatori ecodem del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta.
 “All’articolo 35 del decreto – continuano i senatori –  è stato inserito nottetempo un comma 2, inesistente in tutte le bozze circolate fino a poche ore prima della pubblicazione ufficiale, che fa riferimento al decreto 152 del 2006 riguardante i criteri di soglia e individuazione  delle concentrazioni di elementi contaminanti. Alle due tipologie esistenti, quelle per le bonifiche ‘a verde’ e quelle per le aree industriali si è pensato di aggiungerne una ad hoc, riferita esclusivamente ai poligoni e più in generale ai siti del Demanio militare”.
“La finalità  – aggiungono i parlamentari –  è chiara: in vista di complesse e costose bonifiche di terreni contaminati a causa di esercitazioni militari condotte per anni, la soluzione più facile è quella di elevare il più possibile i valori di soglia, con buona pace  del risanamento dell’ambiente e condannando il territorio alla contaminazione per decenni.
 Non possiamo non ricordare che una norma analoga a quella che denunciamo era stata esplicitamente richiesta in Commissione di inchiesta sull’uranio impoverito proprio dalle forze militari in audizione, che avevano ricevuto un nettissimo ‘no’ bipartisan”.
“E’ molto grave – concludono i senatori del Pd –  che il Governo si sia prestato a far da sponda a questa operazione spregiudicata”.

Intervento in Commissione Difesa su ddl delega riordino strumento militare

 Il senatore FERRANTE (PD) si pone in maniera fortemente critica sul disegno di legge n. 3271. L’impostazione del medesimo, infatti, sembra collocarsi in una linea di sostanziale continuità  con l’attuale modello di difesa, in un momenti in cui sarebbe invece necessaria una profonda riflessione sui sostanziali cambiamenti che hanno interessato lo scenario geopolitico di riferimento e le necessità  finanziarie. Del resto, tale esigenza è stata recentemente espressa da numerose e rilevanti associazioni, e si è altresì concretizzata in un appello al Parlamento.            Peraltro, in un momento particolarmente drammatico per il Paese (connotato da obiettive difficoltà  economiche e da una dolorosa revisione dello stato sociale), il disegno di legge non sembra configurare alcun risparmio effettivo, limitandosi a spostare risorse da un capitolo all’altro e, segnatamente, dal personale agli investimenti. Inoltre, laddove le modalità  di intervento sul personale -civile e militare- sono puntualmente specificate, nulla viene detto in ordine agli investimenti nei sistemi d’arma (dove il budget previsto sarebbe già  stato ampiamente superato), dando luogo a preoccupanti eccessi nella delega legislativa. Infine, spicca l’assenza  della prescrizione di opportuni controlli da parte della Corte dei conti e del Ministero dell’economia (previsti, ad esempio, nel parallelo provvedimento di riforma della Protezione civile).

            Conclude invitando la Commissione a tenere conto anche delle recenti evoluzioni dello scenario europeo. Recentemente, avrebbe infatti avuto luogo un cruciale incontro tra i governi della Gran Bretagna, della Francia e della Germania, conclusosi con un impegno rafforzato per investimenti comuni, ingiustificatamente trascurato da parte italiana.

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