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Siderurgia: Monti dica a Europa che unitarietà  del polo ternano è strategica per Ue

 “Sulla necessità  di mantenere l’unitarietà  del sito  integrato delle acciaierie di Terni il Ministro Passera si era impegnato pubblicamente, e non possiamo dubitare che non faccia tutto ciò che è in suo potere.

Ma ora, alla luce di quanto dichiarato dalla dirigenza della società  Outokumpu, che esplicita la volontà  di procedere allo smembramento del sito integrato umbro, occorre in tempi rapidissimi un’azione simultanea del Ministro delle Attività  produttive e del Premier Monti, che ha tutta l’autorità  necessaria per porre a Bruxelles e in sede di antitrust europeo la necessità  di mantenere compatto il polo dell’acciaio ternano, strategico per il nostro Paese ma anche per la stessa Europa.”

Lo dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile energia e politiche relative ai cambiamenti climatici del Pd.

 

“La logica dello smembramento palesata dalla società  finlandese – continua Ferrante –  è con tutta evidenza un colpo al cuore della regione, ma avrebbe un effetto molto rilevante anche nei confronti di tutta l’industria siderurgica europea.

In un mercato globale, quello in cui va inquadrato il settore, lo smembramento di un polo integrato equivale a far condurre una battaglia con armi spuntate alle singole produzioni contro competitors sempre più grandi.

Le gravi ricadute sociali e occupazionali di un ridimensionamento delle acciaierie di Terni non sfuggono certamente al Governo, dunque occorre che porti questa  partita decisiva in Europa, facendo valere l’autorità  che è stato capace di far riguadagnare all’Italia nell’ultimo periodo, sempre nell’ottica che un settore strategico per un singolo Paese dell’Unione è legato a filo doppio con tutto il settore del continente.”

Domani in Senato convegno “Trivelle d’Italia”

Della Seta e Ferrante (Pd), “corsa al petrolio in Italia non serve al Paese”.‘Trivelle d’Italia’ è il titolo del convegno che si terrà  domani, martedì 9 ottobre, nella Sala del Palazzo Bologna del Senato (via di Santa Chiara, 4), organizzato dai senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta insieme con Greenpeace, Legambiente e WWF per riflettere sulla “nuova corsa al petrolio in Italia, che porterà  risultati modesti”.
“In Italia – sottolineano i due senatori ecodem – si consumano ogni giorno  circa 1,2 milioni di barili di petrolio e il consumo è rallentato dalla crisi. Nel complesso si calcola che il quantitativo di petrolio delle nostre riserve, considerando non solo quelle sicure ma anche quelle per ora del tutto ipotetiche, si andrebbe a esaurire in poco più di 4 anni”. Al convegno, che inizierà  alle ore 10, oltre ai rappresentanti delle associazioni organizzatrici, interverranno anche i senatori Antonio D’Alì (Pdl) e Daniela Mazzuconi (Pd).

Acciaieria a Terni: “Monti faccia pesare il ruolo dell’Italia. Sarebbe devastante un’eventuale chiusura dei comparti”

intervista pubblicata da tuttoggi.info

di Luca Biribanti

In seguito alle recenti vicende della acciaierie di Terni, con la possibile vendita di alcuni reparti della Tk-Ast, la situazione si fa sempre più complessa. Dopo il vertice al Ministero dello Sviluppo Economico tra il ministro Corrado Passera e le istituzioni locali (sospeso per un malore del sottosegretario De Vincenti), non ci sono state sostanziali novità  riguardo un possibile scioglimento della questione. L’intenzione del Governo è quella di chiamare a un tavolo di concertazione i vertici delle aziende interessate alla trattative, per metterli di fronte alle loro responsabilità . 

TO® ha ascoltato l’autorevole voce del senatore del Pd, Francesco Ferrante, da sempre attento e impegnato nelle questioni che riguardano la città  di Terni.

Secondo lei quali sono stati gli errori strategici che hanno portato le acciaierie a questa situazione?
F – Bisogna dire in premessa che la questione non è di facile soluzione. Nel mercato globale stiamo assistendo negli ultimi quindici anni a un gigantesco trasferimento di produzioni (e di ricchezza) specialmente nel campo manifatturiero. Proprio questo avrebbe richiesto da tempo, per il secondo paese manifatturiero in Europa, politiche industriali che favorissero il mantenimento delle produzioni nel nostro paese puntando su qualità  e innovazione. Invece non ne abbiamo fatte mai – tranne la lodevole eccezione del programma “Industria 2015” voluto da Bersani nell’ultimo, troppo breve, governo Prodi.
Quanto la politica può fare per risolvere la questione?
F – Una politica seria, di sistema, è l’unica chance per affrontare la questione senza andare incontro alla perdita di produzioni importanti quali quella dell’acciaio con le devastanti conseguenze sociali che questo comporterebbe sul territorio. Non è facile, e sarebbe demagogico sostenere il contrario, opporsi alla tendenza “naturale” del trasferimento delle produzioni verso luoghi del mondo dove manodopera costa meno. Ma esistono esempi positivi. La Germania, ad esempio, da sempre in questo come in altri campi è stata in grado di difendere le produzioni sul suo territorio. Certo in questo aiutata da un sistema industriale e imprenditoriale molto più proattivo innovativo del nostro
I poteri economici non sono più forti di quelli politici?
F – Lo sono quando la politica abdica al suo compito di indirizzo. Succede spesso ma non Ä— affatto inevitabile e siamo ancora in tempo per invertire la rotta
Quali sono i reali scenari che si potrebbero aprire per Terni?
F – La storia, le competenze, le capacità  che sono a Terni consentono di pensare a un futuro di qualità  per quelle produzioni che possa garantirne la competitività  sul mercato globale. Inoltre e contemporaneamente vanno sostenute, agevolate, afforzate tutte le iniziative che mettono in campo altre occasioni di sviluppo industriale. Penso alla nuova chimica verde , presente a Terni da tempo e che avrebbe grandi potenzialità , ma anche alla costruzione di un polo delle energie rinnovabili che può contare su presenze ormai consolidate. Ed è importate il lavoro sulle smart grids e in genere sulle smart cities avviato a Terni e a Narni
Pensa che si possa arrivare ad una soluzione positiva?
F – Assolutamente sì. A patto che ognuno – a partire dal Governo nazionale – faccia il suo.
Quali potrebbero essere le conseguenze da un punto di vista economico se le acciaierie dovessero chiudere alcuni comparti?
F – Non voglio nemmeno prendere in considerazione in questa fase riduzioni che darebbero segnali di disimpegno. Insisto che pensare alla chiusura delle acciaierie porta con se un quadro devastante dal punto di vista sociale
Cosa bisogna fare nell’immediato secondo lei?
F – Far pesare il ruolo che l’Italia ha riconquistato grazie a Monti, anche in queste trattative a livello europeo. L’affidabilità  del presidente del consiglio non può essere utile solo per far calare lo spread, va giocata e fatta pesare con forza a Bruxelles , nelle discussioni con l’antitrust e con altri paesi membri, nelle pressioni che si posso esercitare in tutte le direzioni anche al fine di salvaguardare produzioni strategiche , come è l’acciaio per il nostro Paese, e l’occupazione, decisiva per futuro di Terni.
 

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