Comunicati

Legge stabilità : no a doppio attacco al no profit

“Davvero Governo si appresta a cancellare 5×1000 e detrazioni per piccole donazioni?”

“Se venissero confermate dal testo le anticipazioni che vedono nel ddl stabilità  non solo il mancato rinnovo del 5 per mille per il prossimo anno, ma addirittura l’introduzione di una franchigia di 250 euro sulle detrazioni per le donazioni agli enti di volontariato, si configurerebbe un doppio attacco del Governo agli enti no profit, che svolgono un’indispensabile funzione di sussidiarietà  nel nostro Paese”. Lo dicono i senatori ecodem del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.
“Mentre in Parlamento – spiegano i due senatori del Pd – ci sono proposte di legge bipartisan per la stabilizzazione del 5×1000, uno strumento fiscale gradito ai contribuenti ed essenziale per il finanziamento di onlus e associazioni di volontariato, il Governo pensa di non rinnovarlo, come avviene dal 2006. Sarebbe una situazione gravissima, peggiorata, se possibile, dal taglio delle detrazioni: se si considera che la donazione media in favore delle onlus operata nel 2010 da quasi un milione di cittadini si attestava su circa 210 euro, si capisce che la stragrande maggioranza dei contribuenti sarebbe disincentivata a donare. Questa norma ammazza-onlus non interesserebbe la deducibilità  delle erogazioni nei limiti del 10% del reddito e fino a 70mila euro, e dunque le associazioni maggiori, che ricevono in linea di massima donazioni più cospicue, giustamente continueranno a godere di questa forma di incentivo. Mentre la gran parte del mondo del volontariato – concludono i due senatori ecodem – fatto di piccole associazioni che svolgono un ruolo fondamentale per la sussidiarietà  in Italia, dovrebbero comunicare ai propri donatori che il loro sforzo economico potrebbe non venire riconosciuto dallo Stato”.

Thyssen, Terni: salvaguardare polo siderurgico. Economia territorio è viva

“Il quadro della situazione del polo siderurgico ternano è estremamente preoccupante e penalizzante per la città  e il suo fondamentale assetto industriale.

Scelta dunque giusta quella del sindaco Di Girolamo di convocare gli Stati Generali per unire in un’unica voce tutti coloro si stanno impegnando per salvaguardare l’integrità , il futuro e la competitività  del sito siderurgico.

Lo dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile energia e politiche relative ai cambiamenti climatici del Pd.

“Quella in difesa dell’industria dell’acciaio – continua Ferrante – è una battaglia che non si può perdere, con la consapevolezza che quello ternano è un territorio economicamente vivo.

Basti pensare ad aziende come TERNI research e Terni Energia, guidate da Stefano Neri, che sono la dimostrazione che l’industria verde di qualità  crea sviluppo e attrae investimenti, riuscendo anche a dare una boccata d’ossigeno ad un territorio la cui vocazione industriale è messa a più riprese in pericolo, in questi giorni con il settore siderurgico a rischio frammentazione e nei mesi scorsi con la crisi del comparto della chimica.

Il nuovo Made in Italy vincente è quello ad alto contenuto di sostenibilità , che in controtendenza rispetto al segno meno prevalente dell’economia italiana fa profitti e sviluppo.

La riduzione degli sprechi e della depurazione delle acque, il risparmio energetico e la gestione dei rifiuti, l’eco-mobility, le smart grids e l’ edilizia eco-sostenibile non sono più settori di nicchia, grazie a un industria di settore italiana che investito in know how e expertise.

Per competere a livello globale occorre però non fermarsi mai, e in questo senso è da indicare come un esempio il fatto che Terni research abbia creato Italeaf, la nuova start upper company che ha l’obiettivo di sostenere lo sviluppo, la crescita e l’exit di 50 iniziative produttive nel settore cleantech, della circular economy, della sostenibilità .

L’iniziativa di un soggetto privato, che in maniera intelligente promuove innovazione nell’ambito sempre più ampio della green economy, è la risposta migliore all’inerzia di una certo mondo industriale pachidermico – conclude Ferrante – e allo stesso governo che di iniziative a favore delle start up fino ad ora ne ha realizzate ben poche.”

Primarie senza paura

Scongiurare gli “attacchi nemici”. Si giustifica così, secondo molti dirigenti del Pd, l’idea di regolare in modo più rigido che nel passato la partecipazione alla primarie del centrosinistra. Dunque, norme apparentemente un po’ astruse come l’obbligo di pregistrarsi nelle liste dei votanti in luogo diverso dai gazebo o il divieto di votare nel ballottaggio per chi non ha votato nel primo turno, servirebbero ad impedire o a limitare il rischio che elettori estranei al centrosinistra si infiltrino nel nostro campo e inquinino le nostre scelte.
Ma davvero è questo il punto debole delle centinaia di elezioni primarie tenute finora in Italia dal centrosinistra? A noi non pare. Anzi, ribadito che l’esperienza delle primarie ha dato finora ottimi frutti risultando l’unica plausibile valvola di ricambio della classe politica in un sistema per il resto quasi immobile, va detto che se in alcuni casi le primarie hanno creato problemi, al Pd e a tutto il centrosinistra, questi sono venuti non dagli attacchi nemici ma dal fuoco amico. Era fuoco amico, un fuoco amico legittimo e salutare, quello dei tanti elettori democratici che a Genova, a Milano, a Cagliari hanno bocciato i candidati ufficiali proposti dal Pd per la carica di sindaco. Ed era fuoco amico, sparato dall’interno delle nostre nomenklature e in questo caso un fuoco tutt’altro che commendevole, quello che a Palermo come a Napoli ha incistato nella partecipazione alle primarie modalità  illecite, politicamente e forse anche legalmente illecite, di ricerca e organizzazione del consenso. Insomma e per intendersi: i cinesi portati a votare un anno e mezzo fa nei gazebo di Napoli non erano quinte colonne di Alfano o della Santanché, ma strumenti inconsapevoli del peggio della “nostra” politica.
Questi due problemi – la crescente distonia tra gruppi dirigenti e “popolo” del Pd e del centrosinistra, la presenza sostanziosa nelle nostre fila di “malapolitica” – non si fronteggiano riducendo la partecipazione alle primarie, ma allargandola il più possibile. E d’altra parte, regole che restringano la platea di chi fra due mesi voterà  per scegliere il leader del centrosinistra, servono a scoraggiare non tanto gli attacchi nemici quanto i nostri elettori meno politicizzati: quelli che non hanno mai messo piede nella sede di un circolo del Pd o di altri partiti del centrosinistra, che sfuggono ad ogni controllo di capicorrente e capibastone, che non vivono di politica o per la politica ma semplicemente hanno voglia (se non è troppo complicato…) di dire la loro su chi li convince di più come capo dei progressisti. Altro che attacchi nemici: è di questi amici, un po’ distanti e quasi sempre molto incazzati, che in troppi nel Pd hanno paura.
Qui però c’entrano poco le primarie di fine novembre, il loro risultato, le loro conseguenze. Qui c’entra soprattutto una domanda: che senso ha, che senso avrebbe un partito che teme il giudizio libero e autonomo dei suoi elettori attuali o potenziali?

Roberto Della Seta
Francesco Ferrante

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