Carceri: suicidio a Spoleto: Si allunga la drammatica lista

 

“Con la morte  del giovane detenuto nel carcere di Spoleto si allunga sempre più la drammatica lista dei suicidi in carcere, essendo già  ben sette dall’inizio dell’anno, in vari istituti distribuiti su tutto il territorio nazionale. E’ in corso una strage silenziosa che rende non più indifferibile, oltre alla realizzazione di nuove strutture carcerarie, l’avvio  immediato di un   piano per il disaffollamento delle carceri e il ricorso dove possibile a pene alternative.” – lo dichiara il sen. Francesco Ferrante del Partito democratico.
 

 

“Per far fronte a quella che è una vera e propria emergenza – continua il senatore democratico –  c’ è bisogno di fondi adeguati e  volontà  politica, di certo non di un piano carceri, che giunge colpevolmente in ritardo, che si intende realizzare in spregio alle procedure ordinarie.
Le direttive che sarebbero allo studio dell’amministrazione penitenziaria per supportare psicologicamente alcuni detenuti sono sicuramente da considerare positivamente, ma sono misure che appaiono palliative quando si fanno i conti col trend che porterà  presto la popolazione carceraria a 70 mila detenuti, mentre nella metà  del 2012 potrebbe toccare le 100 mila unità .”
 

“Per tre volte negli ultimi mesi ho rivolto un’interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio per affrontare in Aula questa preoccupante situazione e affinché si riferisse sulla reale consistenza del fenomeno delle morti nelle carceri e nei Cie, in modo che possano essere distinti i suicidi dalle morti naturali e dalle morti per cause sospette. A questo aspetto della giustizia  il premier sembra però essere completamente indifferente. E nell’indifferenza continuano a consumarsi tragedia come quella di oggi a Spoleto. Si faccia chiarezza subito: come è potuto avvenire? Erano state prese tutte le misure precauzionali per impedirlo? Era stato assicurato adeguato supporto  psicologico? Non ci stancheremo  di porre queste domande a tutte le autorità  competenti” – conclude Ferrante.