“Nelle carceri italiane è in corso una drammatica e inesorabile strage silenziosa, con già ben undici persone che dall’ inizio anno si sono tolte la vita in vari istituti penitenziari del Paese. Non si può rimanere inerti di fronte a questo fenomeno, perché i suicidi tra le mura degli istituti di pena hanno avuto un aumento esponenziale correlato al sovraffollamento carcerario che è indegno di un Paese civile. Torno, per l’ennesima volta, a chiedere che il Presidente del Consiglio venga in Parlamento a riferire sulla reale consistenza del fenomeno delle morti in carcere e nei CIE in modo che possano essere concretamente distinti i suicidi dalle morti per cause naturali e da quelle, invece, avvenute per cause sospette.” – lo dichiara il sen. Francesco Ferrante, che presenta per la sesta volta un’interrogazione parlamentare in merito.
“E’ necessario – prosegue – che il governo intervenga immediatamente per rendere più umane le condizioni della vita quotidiana nei penitenziari, senza aspettare di costruirne altre, perché da nord a sud si continua a morire di carcere e in carcere, con una frequenza impressionante, tale da far presagire che il drammatico numero di suicidi conteggiato lo scorso anno, 72 persone, possa essere ampiamente superato. Il governo annuncia un piano carceri che è teso solo a sostenere l’edilizia carceraria in deroga alle procedure ordinarie, mentre per rendere più umane le condizioni della vita quotidiana nei penitenziari occorre aumentare la pianta organica delle guardie carcerarie, occorre disafollare le carceri attraverso il ricorso, quando possibile, alle pene alternative, che vanno finanziate, e garantendo a chi sta scontando la pena un adeguato sostegno psicologico.
Nessuna impunità quindi. Ma un meccanismo adeguato per evitare che per una pena si possa morire.