A Lampedusa abbiamo passato due giorni. Abbiamo toccato con mano il dramma dei migranti, costretti a dormire ammassati in centri di accoglienza strapieni. Abbiamo visto la giusta esasperazione dei lampedusani, esacerbati per una situazione ormai fuori controllo che finisce per incenerire ogni anelito d’ospitalità . Ma abbiamo visto soprattutto lo sbarco di un uomo che neanche di fronte a una tragedia immane come questa rinuncia a vendere sogni: Silvio Berlusconi. O meglio: Silvio La Qualunque.
Il premier ha detto che nell’isola manca colore e quindi farà ridipingere le case come a Portofino, che manca il verde e dunque la rimboschirà , che costruirà ospedali e scuole, che ne farà una zona franca nonché a burocrazia zero e inoltre che convincerà i tunisini a tornare a casa.
Poi ha annunciato di aver comprato, pare via internet, una villa a Lampedusa e quindi di essere un po’ lampedusano anche lui. Per finire con l’annuncio a effetto: l’isola sarà completamente svuotata entro poche ore.
Che dire? Speriamo davvero che dopo quelli sui rifiuti a Napoli e sul terremoto a L’Aquila questo sia l’ultimo comizio show del premier fatto sulla pelle dei cittadini, e soprattutto che non finisca male come nei due precedenti citati.
Ieri abbiamo visitato il centro di accoglienza di contrada Imbriacola, dove potrebbero essere ospitate in condizioni ottimali circa seicento persone, ma che oggi ne accoglie più di 2.500. Il risultato è davvero disperante: nelle stanze di venticinque metri quadrati adibite a dormitori vivono trenta-trentacinque persone, e dunque ciascuna dispone di meno di un metro quadrato a testa, in una situazione disumana nettamente al di sotto di qualsiasi carcere italiano. Alla stazione marittima la situazione non è migliore. Abbiamo incontrato migliaia di persone in attesa, costrette a dividersi solo tre bagni chimici, con conseguenze igieniche che sono facilmente immaginabili.
Ai volontari non si può rimproverare nulla. Si stanno spendendo senza risparmio per assistere gli immigrati in una situazione di difficoltà estrema. Quello che fa davvero rabbia è la sensazione di un’emergenza evitabile grazie a un piano di smistamenti e trasferimenti rapido. Basta ricordare che durante la guerra in Kosovo, in Germania arrivarono ben 350 mila kosovari, tutti poi assorbiti ordinatamente.
Invece qui, con numeri infinitamente più piccoli, tutto avviene nella massima lentezza, creando uno stato d’emergenza permanente. Come appare evidente, questa situazione è stata creata ad arte per alimentare un ingiustificato allarme nell’opinione pubblica, a spese degli immigrati e dei lampedusani. àˆ infatti lampante l’intento criminale del governo di far “scoppiare” l’isola, per poi prendersi il merito di una prima evacuazione.
Tuttavia, in questo modo si tampona l’emorragia ma non si ricuce la ferita. Resta il problema di dare un’ospitalità dignitosa ai migranti che da Lampedusa verranno smistati in giro per l’Italia, smettendola di usare un’emergenza umanitaria gestibile per miserabili fini politici della destra.
Anche perché gli sbarchi difficilmente si fermeranno, e il rischio vero è che anche stavolta vada a finire come tristemente successo in altri due finti miracoli del premier, Napoli e L’Aquila.