Vertenza Fiat: dov’é il Governo?

Articolo pubblicato su www.paneacqua.eu

Un occasione persa.  L’incontro di questa mattina in Piemonte tra i vertici della Fiat, i sindacati ed i rappresentanti del Governo e delle amministrazioni locali, in gran parte a causa dell’inadeguatezza del governo, ha prodotto un bel pò di ottimismo tra parte dei presenti ma di fatto poche certezze.

Si è giunti all’incontro tra voci ufficiose e dichiarazioni ufficiali che determinavano un quadro più che allarmante per la tenuta delle relazioni industriali nel nostro paese: la possibile creazione di una newco per Pomigliano, lo spostamento in Serbia di parte della produzione di Mirafiori, la fuoriuscita da parte di Fiat dal contratto nazionale metalmeccanico, fino agli annunciati licenziamenti di delegati ed iscritti Fiom. Di fronte a un quadro così grave l’atteggiamento del governo si è dimostrato assolutamente inadeguato: si è presentato al confronto senza uno straccio di idea di politica industriale, senza il ministro dello sviluppo economico e senza un progetto da parte del ministro dell’economia.

Di fronte a situazioni così gravi tutti i governi occidentali (di destra e di sinistra), da Obama alla Merkel, hanno messo sul piatto della trattativa  risorse, idee e prestigio politico. In Italia il presidente del consiglio si occupa di altre vertenze (Verdini, Dell’utri, Cosentino, ecc..)

A fronte delle dure richieste del management Fiat, che rischiano di annullare decine di anni di conquiste sociali e sindacali, tali da mettere in discussione diritti individuali e collettivi costituzionalmente garantiti, l’esecutivo rischia di recitare il ruolo del notaio che decreta lo smantellamento del diritto del lavoro italiano, così come nei mesi scorsi ha decretato di fatto la cancellazione di parti strategiche dell’industria nazionale a partire dalla chimica.

L’opposizione, se anch’essa non intende partecipare all’ennesimo funerale, anche cercando di sostenere l’iniziativa sindacale -anch’essa debole viste le divisioni degli ultimi mesi- deve sfidare il  governo a rimuovere ostacoli e pretesti per promuovere e sostenere gli investimenti italiani e stranieri a partire dal difetto di efficienza dei servizi pubblici a supporto dell’impresa (burocrazia, giustizia, etc.), formazione professionale, dell’inadeguato investimento in ricerca e sviluppo, del costo troppo alto dei servizi alle imprese.  In particolare riteniamo non più rinviabile una iniziativa legislativa, di sostegno alle parti sociali, capace di garantire certezze in merito alla rappresentanza ed alla democrazia sindacale, nonchè  alla validità  erga omnes dei contratti e degli accordi aziendali. Ma più in generale il Pd è chiamato a promuovere una forte campagna politica, e parlamentare, capace di esplicitare le nostre proposte per un modello industriale orientato verso produzioni di qualità , green economy e le nuove tecnologie. Assumendo, come centrale per la propria iniziativa, il profondo disagio del mondo del lavoro, in particolare privato ed operaio.

Il governo è chiamato a pronunciarsi in merito a quale idea di sviluppo ha per il nostro Paese, se intende perseguire un sistema di relazioni industriali che fa della divisione sindacale il suo archetipo, se intende o meno finalizzare i contributi pubblici verso un sistema industriale incentrato sulla qualità  e l’innovazione.

Tutte domande che sicuramente resteranno prive di risposta. L’interrogato è assente (ingiustificato).

 

Paolo Nerozzi,

Roberto DellaSeta,

Roberto Di Giovan Paolo,

Francesco Ferrante,

Manuela Granaiola