C’erano una volta i Parchi nazionali: dimezzate le risorse

Si manda in malora patrimonio turistico e naturalistico enorme.

“C’erano una volta il Parco dello Stelvio, del Gran Sasso e gli altri bellissimi 22 parchi nazionali della nostra penisola. La mannaia della manovra si è abbattuta sulle risorse per i Parchi Nazionali, dimezzando i fondi che erano destinati non solo a salvaguardare le bellezze naturalistiche del nostro Paese, ma che consentivano anche di promuovere e sviluppare un turismo da un miliardo di euro l’anno. Il tafazzismo di questo governo non smette mai di stupire”.

Lo dichiarano i senatori Roberto Della Seta, capogruppo Pd in Commissione Ambiente, e Francesco Ferrante, responsabile per le politiche per i cambiamenti climatici del Partito democratico.

“In tutto il mondo continuano i senatori ecodem – il turismo ecosostenibile, che fa ‘cassa’ con le attrazioni paesaggistiche di un Paese, è un motore economico di primaria importanza, basti pensare ai formidabili parchi nazionali americani e australiani.Ma quei luoghi per essere ricettivi e nel contempo assolvere la funzione di preservare la natura hanno bisogno di personale e strutture adeguate. I dati relativi ai parchi italiani sono enormi – spiegano i senatori del Pd:

80.000 occupati , di cui 4.000 diretti, 12.000 nell’indotto dei servizi, 4.000 nella ricerca e nei servizi in 500 progetti di studi e ricerche, 60.000 nell’indotto del turismo, dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio, 2.000 centri visita, strutture culturali e aree attrezzate; oltre 30.000.000 di visitatori l’anno; 750 cooperative di servizi e di lavoro; 200 associazioni onlus impegnate.

Il governo, nella sua furia cieca, è andato a tagliare dove già  c’era poco da limare: infatti con i tagli previsti dalla manovra si precipita a 17 euro di spesa per ettaro protetto, lontanissimi dalla media europea di 50‚¬ per ettaro”.

“E’ così che il Governo manda in malora un patrimonio turistico e naturalistico enorme, baloccandosi intanto con improbabili quanto deleteri progetti di campi da golf da costruire all’interno delle aree protette”.

Concludono Ferrante e Della Seta.