“Marcia indietro del governo sul ritorno al nucleare in Italia? Dopo un mese dall’approvazione del decreto legislativo che fissa i criteri per la localizzazione dei nuovi impianti nucleari e del deposito nazionale per lo smaltimento delle scorie radioattive non c’è traccia nella Gazzetta Ufficiale del provvedimento. Sarebbe un’ottima notizia se questo ritardo fosse il frutto di un rinsavimento del governo sulla scelta del nucleare, ma molto più probabilmente si tratta solo del tentativo di guadagnare tempo in vista delle regionali, facendo credere agli elettori che il centrodestra non vuole più le centrali”. Lo dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante che sull’argomento hanno presentato un’interrogazione al ministro Scajola firmata anche dai senatori democratici Bubbico, Chiti, De Luca, Mazzuconi, Molinari, Ranucci e e Tommaselli.
“Secondo notizie riportate da vari quotidiani – continuano i senatori del Pd – ad impedire finora la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale sarebbero state alcune divergenze o incomprensioni tra il ministero della Giustizia e quello dello Sviluppo Economico. Firmato dal Presidente Napolitano il 15 febbraio, ultimo giorno utile per esercitare la delega, il provvedimento è stato infatti immediatamente trasmesso dal Quirinale al ministero di Via Arenula per il vaglio finale del testo che precede il visto del Guardasigilli e quindi la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Vaglio da cui sarebbero emersi alcuni errori materiali e incongruenze. Di qui il rinvio del decreto al ministero dello Sviluppo Economico per le correzioni. Il testo corretto sarebbe poi stato ritrasmesso al ministero della Giustizia già diversi giorni fa, ma la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale per ora non c’è stata”.
“Insomma – concludono Della Seta e Ferrante – non c’è tema su cui questo governo e questa maggioranza non esercitino il loro pressapochismo, che si tratti di liste elettorali come di un contestatissimo quanto pericoloso ritorno all’energia atomica nel nostro Paese. L’Italia avrebbe invece un disperato bisogno di una politica energetica in linea con i grandi Paesi industrializzati, anche quelli che il nucleare non l’hanno mai abbandonato, che incentrano le proprie politiche di innovazione energetica sul risparmio, sulle fonti rinnovabili, sulla ricerca, vedendo in tali opzioni le strade maestre per fronteggiare i problemi ambientali legati ai cambiamenti climatici e per rendere le proprie economie più moderne e competitive”.