“No a Parlamento come album figurine Panini”.
“E’ assolutamente legittimo – continuano i senatori Pd – esprimere il proprio dissenso e il proprio disagio rispetto alle scelte e alle azioni del proprio partito e gruppo parlamentare, anche distaccandosene per dare vita a nuove aggregazioni. Ciò che invece è intollerabile è la scelta di chi, eletto in una lista, durante il mandato cambi casacca e indossi quella di un altro partito o gruppo. Il comportamento di Paola Binetti, e prima di lei di Carra, Lusetti, Dorina Bianchi vìola ogni minimo criterio di etica della responsabilità pubblica, ed è tanto più grave visto che con l’attuale legge elettorale i parlamentari non vengono scelti dai cittadini, ma nominati dai loro partiti. Insomma, Paola Binetti è intellettualmente disonesta se finge di non sapere che è in Parlamento grazie anche ai voti di chi, sebbene lontanissimo dalle sue idee, l’ha votata solo perché presente nelle liste di un partito, il Pd, che fin dalla nascita ha compiuto la scelta del pluralismo”.
Per Ferrante e Della Seta, “questa pratica di trasformismo, che oggi colpisce soprattutto il Pd ma in passato ha riguardato molti altri partiti e schieramenti, va fermata modificando l’articolo 67 della Costituzione, e interpretando in senso più restrittivo il principio della libertà di mandato dei parlamentari. Un deputato o un senatore siano liberi di aderire al gruppo misto o ad un nuovo raggruppamento, non di passare con una ‘squadra’ avversaria”.