“L’Enel chiede 1,6 milioni di danni a Greenpeace in conseguenza delle proteste pacifiche e dimostrative che l’associazione ambientalista ha portato avanti dal 2006 contro le attività inquinanti della principale azienda fornitrice di energia elettrica italiana. Una presa di posizione molto dura, che rischia di far giungere al muro contro muro i rapporti con le associazioni ambientaliste”. Lo dicono i senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta.
“La notizia della richiesta di risarcimento danni all’associazione internazionale di Greenpeace – proseguono i due senatori ecodem – è rimbalzata all’estero, tant’è che è oggetto di un lungo articolo del quotidiano inglese Financial Times, dove fonti dell’Enel confermano la decisione di procedere legalmente. Lo stesso articolo dell’autorevole giornale economico descrive questa scelta, presa alla vigilia della Conferenza sul clima di Copenhagen, come il segnale della linea dura che l’azienda intende seguire nell’ampliamento del programma di costruzione delle centrali a carbone, anche contro l’opposizione delle popolazioni locali, e in vista delle proteste che Greenpeace si appresta a lanciare contro il programma nucleare del governo. La richiesta di 1,6 milioni di euro di danni – continuano gli esponenti ecodem – comprenderebbe anche la spesa di 1,3 milioni utilizzati per la pulizia della ciminiera di Porto Tolle, scalata dagli ambientalisti e su cui gli stessi dipinsero la scritta ‘No Carbone’.”
“Una così elevata richiesta di risarcimento danni temiamo che possa solo inasprire il confronto con chi si batte per una maggior qualità dell’aria e dell’ambiente, e ci auguriamo dunque che Enel non voglia intimidire un’associazione come Greenpeace che con coraggio porta avanti, da anni e in tutto il mondo, battaglie importanti solo con pacifiche azioni dimostrative.” – concludono Della Seta e Ferrante.