pubblicato sul Corriere della Sera
Da queste pagine, nel settembre scorso, avevamo lanciato un allarme: attenzione, se non semplifichiamo le procedure, rischiamo di perdere una grande occasione sulle Comunità energetiche rinnovabili (CER). Il pericolo più imminente per fortuna, seppur in extremis, si è evitato: scadeva infatti il 31 marzo il termine entro il quale i Piccoli Comuni, quelli con meno di 5.000 abitanti, si sarebbero dovuti registrare sulla piattaforma del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per accedere ai 2,2 miliardi di euro del PNRR, ma per fortuna il Ministro Pichetto la settimana scorsa ha deciso di prorogare tale termine al 30 novembre prossimo. Contemporaneamente ha anche annunciato che a quei finanziamenti potranno accedere anche le CER che nasceranno in Comuni più grandi (sino a 30.000 abitanti) allargando di molto la platea. Bene! Ma restano ancora numerosi i motivi di allarme. Salutammo con entusiasmo il recepimento della direttiva europea che avrebbe consentito la realizzazione delle CER nel nostro Paese, perché la realizzazione delle Comunità sarebbe stato il miglior biglietto da visita per far capire a cittadini, imprese, pubbliche amministrazioni che le rinnovabili non solo sono pulite, ma sono anche le più convenienti. Invece, nonostante l’ammirevole sforzo di tutoraggio del GSE in questi mesi, le solite complicazioni burocratiche e la frammentazione di competenze (le autorità che devono rilasciare le autorizzazioni, ARERA, l’Agenzia delle Entrate, i distributori, etc.) stanno rendendo impossibile rispettare l’obiettivo del PNRR (5 GW di CER solo nei Piccoli Comuni) e intralciano la realizzazione delle CER anche in realtà più grandi. E questo è un problema che conosce bene anche il Terzo Settore che si è cimentato nella costruzione di questi nuovi modelli energetici.
Anche per le Comunità energetiche è indispensabile la semplificazione delle procedure autorizzative, mentre gli errori da correggere sono diversi. È importante consentire, almeno in via opzionale, lo scorporo in bolletta della quota di energia condivisa. Troppo spesso la saturazione virtuale delle reti (che non necessariamente corrisponde alla realtà) blocca in maniera ingiustificata le richieste di allaccio. A volte il distributore fa ricadere l’onere di un adeguamento della rete, comunque necessario, alla Comunità che richiede l’allaccio. Vanno definite le regole di accumulo e la definizione dei profili fiscali per permettere di programmare i tempi di ritorno dell’investimento. I tempi per ottenere i preventivi di connessione sono troppo lunghi: è necessario prevedere che il GSE accetti la registrazione con il semplice numero di pratica della domanda di connessione. Si deve chiarire se soggetti pubblici come gli Istituti case popolari o le Agenzie regionali energetiche possono accedere alle CER.
Le nostre associazioni sono impegnate ad aiutare I Piccoli Comuni, in questa prima fase di realizzazione delle CER, ad accedere ai fondi PNRR, non solo per dare un contributo verso la sostenibilità e l’autosufficienza energetica, ma anche come leva di sviluppo locale per comunità a rischio spopolamento. Continueremo con la nostra campagna BeComE, da Borghi a Comunità energetiche (in collaborazione con AzzeroCO2 e in partnership con i Borghi più Belli di Italia, i Borghi Autentici di Italia, i Comuni Bandiere Arancioni del Touring Club Italiano). Nonostante le difficoltà, abbiamo incontrato sindaci, imprenditori, enti del Terzo Settore e cittadini motivatissimi, che stanno realizzando con noi bellissime iniziative di solidarietà grazie alle CER. San Valentino in Abruzzo, Amandola nelle Marche, Ferla in Sicilia, Parrano e Ficulle in Umbria, Castel del Giudice e Pietracatella in Molise, Montegridolfo in Romagna, Pollica in Campania, Tramonti di Sopra in Friuli, il biodistretto della Via Amerina nel Lazio, Castelmezzano, Anzi e Irsina in Basilicata, Pettorano sul Gizio in Abruzzo, Serrenti in Sardegna: sono questi i territori che stiamo accompagnando nella costruzione delle CER. Abbiamo già individuato 250 edifici, 3 MW di impianti fotovoltaici, 1.000 soci delle CER e oltre 1.500 tonnellate di CO2 evitate. Ora siamo arrivati a raddoppiare le potenze in gioco. È forse una goccia nel mare della decarbonizzazione. Ma, con le modifiche delle regole da noi auspicate, può diventare davvero un’onda.
Stefano Ciafani, Presidente nazionale Legambiente
Francesco Ferrante, Vicepresidente Kyoto Club