Il gas è la fonte fossile che può traghettare l’Italia verso un’economia free carbon, per questo è utile diversificare approvvigionamenti. Intervista concessa a Energia Oltre
L’incidente all’impianto gas di Baumgarten an der March, in Austria, ha riacceso il dibattito energetico in Italia, anche tra i non esperti. Lo stop ai flussi di gas d’Oltralpe, infatti, ha fatto scattare (come da regola) lo stato di Emergenza. L’Italia dipende energeticamente dall’estero: l’interruzione dell’approvvigionamento, a fronte di una domanda costante (nel caso del gas, crescente perchè siamo in inverno) ha allarmato gli utenti finali, preoccupati anche per un rialzo dei prezzi. La situazione è rientrata nel giro di poche ore, ma ha messo in evidenza un’urgenza, quella di diversificare l’approvvigionamento.
Le energie rinnovabili, che crescono, stanno dando il loro importante contributo al mix energetico in Italia, anche la Strategia energetica nazionale dà alle fonti pulite un ruolo da protagonista nel processo di decarbonizzazione. Per la nuova SEN, l’obiettivo da raggiungere entro il 2030 è del 28% di rinnovabili sui consumi complessivi, con le rinnovabili elettriche che dovranno attestarsi al 55%, le rinnovabili termiche al 30% e le rinnovabili trasporti al 21%. Ma da sole non bastano.
“Le rinnovabili oramai contribuiscono in maniera significativa al sistema energetico, anche se il contributo può oscillare. Negli ultimi anni, in particolare, il contributo dato dall’idroelettrico è sceso in maniera importante dato la mancanza di piogge, mentre fotovoltaico ed eolico pagano il prezzo di scelte politiche che ne hanno bloccato la crescita”, ha dichiarato ad Energia Oltre Francesco Ferrante, Ecologista e Vicepresidente del Kyoto Club. “Su questo fronte bisognerebbe fare molto di più, anche in vista della sfida della decarbonizzazione, descritta e presentata nella Strategia Energetica Nazionale”.
xgasSe è vero dunque che le rinnovabili sono importanti per lo sviluppo dell’Italia, è anche vero, però che le sole energie pulite non possono soddisfare il fabbisogno degli italiani, il loro contributo non è costante e soprattutto non è tale da porter giustificare una rinuncia immediata alle fonti fossili.
Ma qual è la fonte fossile che meglio potrebbe aiutare la transizione energetica? “Noi ambientalisti abbiamo sempre ritenuto che nel passaggio dall’era fossile, se così vogliamo definirla, ad una economia low carbon, meglio ancora free carbon, un ruolo importante giochi il gas, tra le fonti fossili la meno inquinante”, ha affermato Ferrante.
L’incidente avvenuto in Austria, però, “se da un parte ha portato il dibattito energetico fuori dal recinto degli esperti e sulle prime pagine dei giornali, dall’altra è stata occasione di un allarmismo ingiustificato per l’approvvigionamento, perchè abbiamo gli stoccaggi più capienti d’Europa e una così breve interruzione non può comportare alcun problema. La vicenda peraltro è stata anche strumentalizzata per il lato sicurezza e per ribadire il no alla Tap. Ma, a parte che ancora non si sa a cosa sia dovuto l’incidente, è bene dire che sono due cose diverse e non paragonabili”, ha spiegato Francesco Ferrante.
L’infrastruttura pugliese diventa importante per l’Italia, in un’ottica di diversificazione degli approvvigionamenti. “Per i prossimi 30 anni, il gas sarà importante per il sistema energetico. Ragionare quindi sulla diversificazione è utile, importare gas dall’Azerbaigian in questo quadro ha un senso”.
“Da ambientalista – ha aggiunto poi Ferrante – mi sento anche di dire che la Tap non avrà un impatto ambientale così devastante come dicono alcuni. L’Italia è piena di metanodotti che passano anche in aree naturali pregiatissime, senza essere notati. Quella di impatto ambientale non è, dunque, una obiezione valida. Ovviamente, l’infrastruttura dovrà rispettare tutte le norme di sicurezza e tutela ambientale”.
Giusy Caretto