pubblicato su greenreport.it
Sembrava fatta: dopo 20 anni di attesa da parte delle associazioni impegnate sul fronte dell’ambiente e della legalità , da Legambiente a Libera, dopo 20 anni di colpevole e talvolta dolosa latitanza da parte della politica, sembrava che la legge per introdurre i reati ambientali nel codice penale fosse cosa fatta.
Invece in extremis hanno avuto ancora la meglio i nemici di questa norma di banale buonsenso peraltro raccomandata dall’Europa, capitanati da Confindustria. Nell’aula della Camera il disegno di legge è stato modificato con il consenso e anzi su richiesta del governo, dunque dovrà passare di nuovo dal Senato.
Il motivo di questo ennesimo stop è del tutto pretestuoso: togliere dal testo un articolo aggiuntivo, inserito su proposta di Forza Italia, che vieta l’utilizzo dell’air gun, tecnologia impiegata nelle prospezioni petrolifere che “spara” aria compressa per scandagliare i fondali marini. Motivo pretestuoso e anche sospetto: perché la norma che proibisce l’air gun è frutto di un emendamento proposto da Forza Italia e di cui ora la stessa Forza Italia ha votato la cancellazione, quasi a disseminare volutamente di ostacoli il cammino dell’intero provvedimento; e perché se l’obiettivo del governo era soltanto eliminare questo articolo aggiunto bastava disporne la soppressione nel primo decreto utile dopo la pubblicazione della nuova legge sulla Gazzetta Ufficiale.
La verità è che la legge sugli ecoreati ha moltissimi e potenti nemici. In particolare Confindustria la osteggia da sempre, preferendo difendere chi fa profitto calpestando la legalità e la salute dei cittadini piuttosto che migliaia di imprenditori onesti vittime della concorrenza sleale di ecomafiosi e inquinatori incalliti.
Dopo questo stop voluto dal governo Renzi i “criminali dell’ambiente” tornano a sperare, augurandosi che la legge si impantani come è successo già tante volte. Il danno invece è per tutti gli italiani. Siamo un Paese dove imperversa da decenni l’illegalità ambientale: dallo smaltimento clandestino dei rifiuti industriali all’abusivismo edilizio, dalle fabbriche dei veleni come l’Ilva di Taranto alla strage dell’amianto provocata dall’Eternit a Casale Monferrato. Senza ecoreati nel codice penale, chi combatte queste piaghe – magistratura, forze dell’ordine, associazioni ambientaliste – nemmeno in futuro potrà contare su norme penali e strumenti d’indagine adeguati.
Adesso bisogna che tutte le forze politiche, sociali, civili sane facciano ogni sforzo per impedire che anche questa legislatura, come molte precedenti, finisca senza l’approvazione degli ecoreati. Il governo Renzi, come i suoi predecessori, sul tema per ora ha preso ordini da Confindustria, occorre costringerlo a seguire per una volta l’interesse generale.
ROBERTO DELLA SETA
FRANCESCO FERRANTE