“L’agricoltura italiana non ha bisogno degli Ogm, ma di promuovere la sua tipicità e di tutelare quei prodotti di qualità che la rendono unica al mondo. Nel caso di sperimentazioni in campo aperto, il rischio di contaminazione – e quindi di perdita di tipicità qualitativa – per le colture tradizionali sarebbe altissimo e certamente difficilmente controllabile. In Italia inoltre risulta fortissima e sempre in aumento l’opposizione dei consumatori, degli ambientalisti e delle principali associazioni di categoria all’introduzione degli ogm nell’ambiente e nell’alimentazione”.
“Le questioni aperte su questo tema sono ancora numerose. Ritengo importante sapere – ha dichiarato Ferrante – a che punto siano i protocolli operativi per la gestione del rischio delle singole specie Ogm; se è vero che nei protocolli relativi alle sperimentazioni in oggetto si prevede anche un utilizzo maggiore di fitofarmaci; se siano state predisposte tutte le procedure di sicurezza per le biodiversità e in che misura, e se e come siano state predisposte le modalità per una corretta informazione ai cittadini residenti. Inoltre sarebbe utile sapere se siano state debitamente considerate le risultanze della ricerca in campo effettuata dall’Istituto Nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione a proposito degli effetti sulla biodiversità , il suolo e le catene trofiche, soprattutto in relazione ai rischi per le produzioni da agricoltura biologica”.