LIEVE MIGLIORAMENTO GENERALE
MA QUASI META’ DELLA FRUTTA CONTAMINATA DA FITOFARMACI. STAZIONARIA LA PERCENTUALE DI PRODOTTI FUORI LEGGE (1,3%) .UVA E MELE TRA I FRUTTI PIU’ INQUINATI
Lentamente ma gradualmente si registra anche quest’anno un lieve miglioramento dei risultati delle analisi sui residui di pesticidi nei prodotti ortofrutticoli, a testimonianza dell’aumento della sensibilità e attenzione da parte degli operatori agricoli alla salubrità dei cibi e alle richieste dei consumatori sempre più favorevoli ai prodotti provenienti da un’agricoltura di qualità , dalla filiera corta, meno impattante sull’ecosistema.
In generale, la percentuale dei campioni irregolari (cioè fuori legge per superamento dei limiti di concentrazione di residuo chimico o per uso di pesticidi non autorizzati), rimane invariata (1,3%), mentre i campioni con presenza di più di un residuo sono leggermente diminuiti, con un calo del 1,7 % rispetto alle percentuali dell’indagine del 2006.
La frutta si conferma sempre come più “inquinata” rispetto alle verdure: solo la metà dei campioni (54%) è infatti esente da residui di fitofarmaci, mentre 1,7% è la percentuale di campioni irregolari.
Eclatante è il caso delle mele, frutto associato tradizionalmente alla salute, di cui solo il 39% è esente da pesticidi; il 30% dei campioni analizzati presenta più di un principio attivo e addirittura il 3,6% risulta irregolare. Su 253 campioni di uva analizzati poi, 3 risultano irregolari (1,2%), 80 regolari senza residuo (31,6%), 53 regolari con un residuo (21%) e ben 117 (pari al 46,2%) contaminati da più di un residuo.
Se la frutta rimane la categoria più contaminata, anche il 20% dei i prodotti derivati risulta contaminato da uno o più principi attivi. Questo dato è particolarmente significativo se si pensa che tra questi compaiono proprio quei prodotti tipici del made in Italy (come l’olio e il vino), e alcuni tra gli alimenti preferiti dai bambini come succhi di frutta e omogeneizzati.
Oltre l’84% delle verdure analizzate risulta regolare e privo di residui chimici, il 15% presenta uno o più residui e l’1% è proprio irregolare.
Ecco in sintesi i risultati di Pesticidi nel piatto 2007 di Legambiente, dossier sulla presenza di residui chimici sull’ortofrutta realizzato sulla base dei dati forniti dai laboratori pubblici provinciali e regionali sulle analisi condotte nel corso del 2006, presentato oggi a Roma, nel corso di una conferenza stampa che ha visto la partecipazione del direttore generale di Legambiente Francesco Ferrante, di Francesco Panella, presidente UNAAPI (Unione nazionale associazioni apicoltori italiani), di Pietro Giulio Signorile, presidente AIE (Associazione Italiana Endometriosi) e di Rina Guadagnini, responsabile scientifico Agricoltura Legambiente.
“Il costante anche se lento miglioramento dei dati – ha dichiarato Francesco Ferrante – conferma la validità delle nostre battaglie a favore di un’agricoltura di qualità , il più possibile sana, stagionale e legata al territorio. Purtroppo aumentano anche le evidenze scientifiche dei danni all’ambiente e all’organismo umano causati dall’abuso o uso improprio dei pesticidi. Per questo abbiamo voluto allargare la presentazione del dossier ai rappresentanti degli apicoltori – preoccupati per l’aumento del fenomeno della moria delle api, principali indicatori degli squilibri ambientali – e dell’associazione italiana endometriosi che da tempo denunciano i collegamenti sempre più evidenti tra la presenza di pesticidi e la diffusione di questa malattia che in Italia interessa il 4% dei 10.000 ricoveri femminili annui”.
I campioni di prodotti ortofrutticoli e derivati analizzati nel corso del 2006 dai laboratori pubblici provinciali o regionali sono 10.493, con un aumento delle analisi effettuate pari a ben il 13% in più rispetto all’anno precedente. Anche quest’anno, molto vario risulta essere il comportamento delle diverse regioni rispetto al numero di analisi effettuate e ai principi attivi ricercati, con il Molise che dichiara proprio di non svolgere le analisi.
Tra i campioni regolari, segnaliamo la presenza di un campione di fragole analizzato in Sicilia, che detiene il record di sostanza ritrovate con ben 8 principi attivi differenti presenti contemporaneamente. Ancora la Sicilia registra un campione di pere con 7 sostanze presenti, mentre l’Arpa Campania segnala 5 residui contemporaneamente in un campione di limoni di Sorrento, mele, pesche, zucchine e vino.
In Emilia Romagna spiccano 25 campioni di pere tutte con più di 5 residui contemporaneamente.
Il Dipartimento provinciale di Roma ha rilevato 5 residui in un campione di mele provenienti da Napoli, mentre l’uva è il genere che più preoccupa secondo le analisi condotte in Puglia, con 5 e 6 residui contemporaneamente. Sempre in Puglia sono da segnalare i tre casi di olio d’oliva locale risultati irregolari.
In Toscana è stato trovato un campione di pesche con 6 residui, ma è anche qui da segnalare il caso dell’uva, con diversi campioni contaminati da 5 pesticidi.
Le analisi della provincia di Bolzano evidenziano 5 mele di provenienza locale con 5 residui e – ancora una volta – un campione di uva nera pugliese con 6 principi attivi.
Stesso trend per le analisi condotte in Lombardia con due campioni di pere e uno di uva – tutti di origine italiana – con residui di 5 pesticidi diversi.
I principi attivi più spesso riscontrati – sia nei campioni irregolari che in quelli regolari – sono Captano, Carbofuran, Chlorpirifos, Cyprodinil, Diclofluanide, Dimetoato, Ditiocarbammati, Endosulfan, Fenazaquin, Fenhexamide, Fenitrotion, Guazatina, Imazalil, Malathion, Metalaxil, Procimidone, Propargite, Propargite, Tiabendazolo, Tolclofos-metile.
Le analisi condotte sui prodotti derivanti da agricoltura biologica sono ancora molto esigue. Il totale dei campioni bio analizzati in Italia è pari a 394, un dato molto scarso se paragonato agli oltre 10.500 campioni di agricoltura tradizionale. I dati relativi a queste analisi hanno perciò scarso valore statistico, soprattutto se si considera che 10 regioni su 15 fanno controlli su meno di 15 campioni.