INTERROGAZIONE DI FRANCESCO FERRANTE (ULIVO)
AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
“URGENTE RIVEDERE LIMITI DEL DECRETO SU ACQUA DEPURATA PER PERMETTERNE IL RIUSO PER IRRIGAZIONE AGRICOLA
L’acqua è un bene primario e comune e, per tale motivo, tutte le autorità competenti sono chiamate ad operare per garantire la salvaguardia e la corretta gestione delle risorse idriche.
Francesco Ferrante, Capogruppo dell’Ulivo in commissione Ambiente al Senato, ha rivolto un’interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio dei Ministri per sapere “se non intenda intervenire sulle cause di questo gravissimo fenomeno a partire dall’implementazione degli impegni internazionali, dal Protocollo di Kyoto alle misure previste dall’Unione europea per ridurre i livelli di emissione di gas ad effetto serra e prevedere misure che puntino da subito a migliorare la tutela e la buona gestione delle risorse idriche, ma soprattutto se non intenda intervenire immediatamente per incentivare, migliorare e facilitare il riuso dell’acqua attraverso una revisione puntuale e, in tempi brevi, dei limiti imposti dal decreto ministeriale 185/2003 sul riutilizzo dell’acqua, che impone limiti alla carica batterica 1000 volte più restrittivi di quelli previsti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ”.
“L’attuale situazione di carenza idrica – si legge nell’interrogazione – già rilevata dalla Protezione Civile, dalle principali Autorità di bacino e da diverse Regioni, non rappresenta ormai più una eccezione; nel periodo che va da settembre 2006 al 15 aprile 2007 si è constatata una diminuzione delle precipitazioni comprese tra il 10% e il 50% rispetto al periodo 1961/1990; inoltre, gli ultimi dati a disposizione circa il bacino padano rilevano che, a fronte di una portata del Po già inferiore a quella registrata l’anno scorso in pari periodo, il manto nevoso disponibile ricopre meno di un terzo del territorio coperto nel febbraio 2006 e con altezze altrettanto ridotte, tanto che sull’arco alpino sono presenti mediamente 10/60 cm contro i 25/150 del 2006”.
La crisi idrica è legata a condizioni climatiche specifiche ma anche ad una pessima gestione tanto delle risorse quanto del loro riuso. Sul banco degli imputati ci sono i consumi agricoli e industriali e il problema delle perdite di rete che riguarda il 44% delle città italiane (che secondo il dossier di Legambiente “Ecosistema Urbano 2007”, perde più del 30% dell’acqua che immette in rete).
“Alla luce di tali considerazioni – ha sottolineato Ferrante – risulta urgente sia intervenire sulle cause di questo gravissimo fenomeno – a partire dall’implementazione degli impegni internazionali, dal Protocollo di Kyoto alle misure previste dall’Unione europea per ridurre i livelli di emissione di gas ad effetto serra – e prevedere anche misure che puntino da subito a migliorare la tutela e la buona gestione delle risorse idriche, sia rivedere il decreto ministeriale 185/2003 sul riutilizzo delle acque utilizzate per usi civili e industriali, che impone limiti alla carica batterica 1000 volte più restrittivi di quelli previsti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (cominciando dal rivedere i limiti per l’Escherichia coli portandoli fino al valore massimo di 500 UFC/100ml)
Con tale revisione infatti, si metterebbero a disposizione dagli 8 ai 10 miliardi di metri cubi di acqua (pari a circa la metà del consumo agricolo attuale),da usare a fini irrigui e industriali.