pubblicato su qualenergia.it
I prossimi mesi saranno cruciali per la definizione del futuro quadro strategico europeo post-2020 su clima ed energia. I governi nazionali sono chiamati a fare le prime scelte sulla base del Libro Verde della Commissione, che traccia le possibili politiche comunitarie al 2030, in preparazione delle proposte legislative previste entro la fine dell’anno e delle decisioni da prendere al Consiglio europeo del prossimo marzo 2014.
In Europa la strada è tracciata: l’urgenza dei cambiamenti climatici in corso esige la necessità di obiettivi europei ambiziosi, coerenti e legalmente vincolanti per la riduzione delle emissioni di gas-serra, per la crescita delle energie rinnovabili e l’efficienza energetica. L’Unione europea, secondo recenti studi, entro il 2030 deve raggiungere almeno il 55% di riduzione delle emissioni per contribuire a evitare la crisi climatica. E per una reale transizione verso un sistema energetico a zero emissioni di carbonio, la Ue entro il 2030 deve nello stesso tempo raggiungere il 45% di energia rinnovabile e tagliare il consumo di energia del 40%.
Obiettivi che il nostro governo dovrebbe sostenere con forza perché peraltro qui si gioca anche la possibile competition a livello globale. Il quadro di riferimento per il 2030 deve riflettere l’urgente bisogno di una forte azione contro i mutamenti climatici in corso. Come evidenziano persino i recenti rapporti della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, le nostre economie saranno fortemente colpite se saranno adottate politiche climatiche ed energetiche insufficienti a fronteggiare i cambiamenti climatici in corso, ed invece potranno avere rilevanti benefici da politiche che imbocchino con decisione ed efficacia la strada dell’innovazione e del low carbon.
Per questo occorre un approccio coerente e ambizioso che richiede obiettivi legalmente vincolanti sia per la riduzione delle emissioni di gas-serra, che per le rinnovabili e l’efficienza energetica. Il solo obiettivo di riduzione delle emissioni di gas-serra non è sufficiente a stimolare i necessari investimenti per le rinnovabili e l’efficienza energetica. Qui si gioca una partita fondamentale e sarebbe davvero importante che per una volta nel Governo italiano prevalesse la linea più responsabile ed avanzata rappresentata da l Ministero dell’Ambiente e non, come purtroppo troppo spesso accade, quella del Ministero dello Sviluppo Economico condizionata da quella parte di industria più arretrata e refrattaria all’innovazione. Per raggiungere gli obiettivi climatici europei è infatti indispensabile una forte trasformazione del sistema energetico con una significativa aumento dell’efficienza e una forte espansione delle fonti rinnovabili. Il livello di ambizione degli obiettivi climatici ed energetici deve essere coerente con la traiettoria di riduzione delle emissioni di gas-serra di almeno il 95% al 2050, con una condivisione degli impegni di riduzione a livello nazionale fondata sulle possibilità dei singoli Stati membri. Per questo sarebbe indispensabile un ruolo attivo dell’Italia per assicurare che l’obiettivo di efficienza energetica, insieme a quelli per la riduzione delle emissioni e per le rinnovabili, sia legalmente vincolante.
Il processo verso un’economia europea a basse emissioni di carbonio può creare nuove opportunità economiche dal punto di vista dell’occupazione, dell’innovazione e dello sviluppo di tecnologie pulite.
L’Europa ha il più grande deficit commerciale al mondo per quanto riguarda l’energia. Lo scorso anno ammontava a ben 423 miliardi di euro. Secondo recenti analisi è possibile ridurre al 2030 il consumo di combustibili fossili di 550 Mtep. Solo con il risparmio energetico si può ridurre il deficit di ben 239 miliardi di euro entro il 2030.
Un contributo importante può venire anche dal settore delle rinnovabili. Grazie al raggiungimento dell’attuale obiettivo legalmente vincolante del 20% si prevede un incremento netto del PIL europeo dello 0.25% al 2020 e dello 0.45% passando al 45% al 2030. Con un impatto occupazionale rilevante. Dagli attuali 1.2 milioni di occupati si passa a 2.7 milioni nel 2020 e 4.4 milioni nel 2030.
Insomma, come abbiamo detto tante volte, politiche efficaci contro i cambiamenti climatici, di sostegno alle rinnovabili e all’efficienza non solo comporterebbero una riduzione delle emissioni e una maggior tutela dell’ambiente e della salute, ma sarebbero anche la via migliore per affrontare la crisi economica.
Mauro Albrizio
Direttore Ufficio europeo Legambiente
Francesco Ferrante
Vicepresidente Kyoto Club