Chernobyl: dopo la vicenda della piccola Maria, occorre rivedere i progetti di accoglienza e puntare sul risanamento di luoghi e popolazione

Lo chiede al Governo il senatore della Margherita Francesco Ferrante con una mozione sottoscritta da 16 senatori dell’Unione

Sono passati oltre vent’anni dall’incidente nucleare al reattore di Chernobyl, che produsse danni devastanti dal punto di vista ambientale, sanitario e sociale. Da allora il nostro Paese, attraverso l’iniziativa generosa di associazioni e famiglie, ha ospitato migliaia di ragazzi provenienti dalle zone contaminate.
I  numeri dell’accoglienza italiana hanno superato di gran lunga quelli di ogni altra nazione europea e, proprio per le dimensioni del fenomeno, spesso è mancato il controllo sulle modalità  con cui sono stati realizzati i progetti, controllo necessario a tutelare i minori ospitati. Il soggiorno ripetuto nella stessa famiglia, seguito dal rientro di questi bambini in situazioni  materialmente povere e limitate dal punto di vista dei rapporti interpersonali, sovente in istituti, può rivelarsi un percorso negativo pur se condotto con le migliori intenzioni di fondo. Spesso le famiglie non sono adeguatamente preparate a gestire un processo di questo genere. 

“Date queste premesse, riteniamo necessario e urgente diversificare, modificare e migliorare sia in termini quantitativi che qualitativi le iniziative di ospitalità  dei bambini provenienti dai Paesi contaminati – spiegano Francesco Ferrante e i senatori che hanno sottoscritto la Mozione -. Accanto a questo il Governo Italiano deve continuare a impegnarsi perché la comunità  internazionale ottenga garanzie sulla messa in sicurezza del reattore di Chernobyl, oggi a serio rischio di collasso per la mancata manutenzione, e avviare interventi in loco di tutela della salute delle popolazioni, favorendo progetti di risanamento delle zone contaminate, potenziando l’azione di prevenzione e diagnosi precoce, attraverso campagne di informazione e di educazione ambientale, alimentare e sanitaria. Infine, impostare un lavoro scientifico articolato sia dal punto di vista sanitario che ambientale e di ricerca in collaborazione con enti, associazioni e ONG ambientaliste italiane, europee e dei Paesi colpiti”.
Dal dossier “Legambiente Solidarietà : le nuove sfide del Progetto Chernobyl” presentato il 16 gennaio 2007 dall’associazione ambientalista, che ha deciso di interrompere il progetto di accoglienza e impegnarsi in altre iniziative di cooperazione, emerge un quadro inquietante della situazione in Bielorussia. Sono 298mila i bambini residenti in zone contaminate del paese, dove si è avuto il 70% della caduta radioattiva e la contaminazione del 23% del territorio nazionale, che avrebbero diritto a progetti di risanamento sul territorio nazionale o all’estero. Nel 2005 solo il 18,79 % di questi ha beneficiato di un soggiorno all’estero. Povertà  e disgregazione sociale sono i segni più evidenti della catastrofe che ha segnato profondamente questo paese: in quella che è stata definita “la zona morta”, un’area compresa in un raggio di 30 chilometri dalla centrale, sono state evacuate in via definitiva oltre 400.000 persone, anche se alcuni villaggi abbandonati si stanno ripopolando di piccoli gruppi di diseredati, i giovani cercano fortuna all’estero, gli anziani trovano conforto nell’abuso di alcool, in certe realtà  la piaga dell’Aids si va diffondendo pericolosamente.
Questi i senatori dell’Unione che hanno firmato la Mozione: Francesco Ferrante, Luigi Lusi, Luigi Bobba, Tommaso Sodano, Giovanni Russo Spena, Antonino Randazzo, Colomba Mongiello, Donato Piglionica, Natale Ripamonti, Gianpaolo Silvestri, Loredana De Petris, Anna Donati, Giovanni Bellini, Edo Ronchi, Tommaso Barbato, Carlo Perrin.
 
 

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