Il Governo non dimentichi il 5 per mille nel Maxiemendamento

“Auspico che il Governo mantenga la parola e inserisca nel maxiemendamento alla Finanziaria la nuova formulazione  del 5 per mille dell’IRPEF al volontariato”.
E’ questo l’appello del senatore dell’Ulivo Francesco Ferrante, primo firmatario con Luigi Bobba e Nuccio Iovene di un emendamento frutto delle richieste delle associazione del Terzo Settore e concordato con il Governo, perché nel rush finale del voto sulla manovra economica non si dimentichi l’importante norma che lo scorso anno ha garantito a milioni di cittadini contribuenti la possibilità  di donare partecipando al futuro di altri milioni di cittadini meno fortunati.

Sulla questione del 5 per mille sono state varie le posizioni assunte negli ultimi mesi dall’esecutivo. All’inizio, dalla bozza di legge finanziaria era scomparso ogni riferimento alla riproposizione del provvedimento. Poi, sulla scorta delle numerose proteste da parte del mondo del volontariato, il Ministro della Solidarietà  sociale Ferrero aveva imputato l’esclusione a un “incidente” tecnico e non a una precisa volontà  politica, garantendone la reintroduzione. Adesso sembra che ci sia l’intenzione di includerlo nel maxiemendamento.

“Speriamo che alle promesse seguano i fatti e che la norma sia introdotta così come formulata nell’emendamento che il Governo ha accolto, includendo tra i beneficiari solo le associazioni e le fondazioni non lucrative, le associazioni di promozione sociale, la ricerca scientifica e quella sanitaria. E, soprattutto, che si definisca un meccanismo di attribuzione semplice e trasparente e il previsto finanziamento all’Agenzia delle Onlus, tra i cui compiti c’è anche quello di verifica e controllo”.
La riconferma del 5 per mille si inserisce in quel percorso di attuazione dell’articolo 118 della Costituzione che promuove il principio di sussidiarietà . Una sussidiarietà  fondamentale, anche fiscale, nell’agire riformista e che deve rimanere centrale nell’azione del governo di centrosinistra. Non si tratta della redistribuzione di risorse attraverso la leva fiscale, ma di una forma di circolazione di risorse pubbliche che, attraverso le organizzazioni no profit e le imprese sociali del terzo settore acquistano un valore aggiunto, in quanto concorrono a generare beni di utilità  sociale che sono finalizzate a migliorare la vita di tutti.
“Prevedere la possibilità  di scelta da parte dei cittadini – conclude Ferrante – significa promuovere quella sana cultura civica che costituisce la base del patto fiscale e di solidarietà  tra Stato e cittadino di cui il paese ha estremamente bisogno”.