Lampedusa, porto non sicuro. Così è stata definita l’isola nel settembre 2011 dall’allora ministro degli Interni, Maroni. Una decisione che ha subito allertato le numerose organizzazioni umanitarie che da anni prestano soccorso ai migranti che riescono a raggiungere l’isola.
Ma nonostante quel Decreto, gli sbarchi continuano, ultimo quello della notte scorsa di 48 migranti, fra i quali 3 donne incinte, che hanno riferito della morte per annegamento di 10 compagni di viaggio.
A fronte di questa situazione, già critica e che con le condizioni metereologiche in miglioramento rischia di incrementarsi drammaticamente, Francesco Ferrante, vicepresidente di Fondazione IntegrA/Azione e senatore del Pd ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro degli Interni, Cancellieri per chiedere l’immediato ripristino di Lampedusa come luogo di accoglienza e primo soccorso dei naufraghi. “àˆ assolutamente indispensabile – ha dichiarato Ferrante – ripristinare al più presto il servizio di Prima accoglienza, in strutture civili degne del nostro Paese, senza pesare né sulla popolazione né sulle attività economiche indispensabili agli abitanti di Lampedusa”.
La scelta di dichiarare Lampedusa un luogo non sicuro si è dunque rivelata nefasta e ha di fatto indebolito l’intero sistema di soccorso in mare e al tempo stesso aumentato la complessità e il livello di rischio delle operazioni di salvataggio.
“Ora i migranti in arrivo – aggiunge Luca Odevaine, presidente della Fondazione – vengono agganciati e scortati fino a Porto Empedocle che dista 120 miglia nautiche da Lampedusa o, nella migliore delle ipotesi, ospitati per 24 ore in strutture improvvisate e fatti ripartire verso la costa siciliana. Da lì, uomini e donne che necessitano assistenza e cure mediche,vengono portate direttamente nel C.A.R.A. di Mineo, distante 170 km, con trasferimenti anche nel cuore della notte. Il problema, quindi è stato solo spostato: la pressione su Mineo rischia di diventare gigantesca, compromettendo una struttura che oggi riesce ad accogliere, ospitare e offrire servizi ai migranti mantenendo un’alta qualità dell’offerta”.
A Mineo dal 1 gennaio a oggi sono state infatti accolte più di 600 persone e si è raggiunto ormai il numero limite di 2000 ospiti.
Per questo Ferrante e Odevaine auspicano “che il centro di Lampedusa possa al più presto essere ripristinato al fine di poter svolgere in condizioni dignitose una funzione di prima accoglienza e transito, ospitando i migranti per il tempo strettamente necessario alle attività di assistenza e identificazione, in attesa del rapido trasferimento in apposite strutturesu tutto il territorio nazionale”.
“Pur consapevoli – concludono i due dirigenti di Fondazione IntegrA/Azione – della particolare pressione a cui è stata sottoposta l’isola negli ultimi tempi e dell’attuale limitata capacità delle sue strutture di accoglienzasi ritiene importante, al fine di salvare vite umane, che Lampedusa rimanga comunque un porto di approdo. E che si provveda al recupero della struttura esistente in ContradaImbriacola attraverso il ripristino degli alloggi danneggiati nel drammatico incendio di un anno fa e la riattivazione immediata dei padiglioni del Centro di accoglienza rimasti integri”.