“A Porto Tolle – aggiungono i senatori del Pd – l’Enel punta da tempo a riconvertire al coke il vecchio impianto a olio combustibile. Per assecondare i voleri dell’azienda elettrica, alcuni mesi fa il governo ha escogitato una norma ad hoc che consente di derogare alle leggi regionali che proibiscono nel Parco del Delta del Po impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti inquinanti, con un’innovazione normativa palesemente in contrasto con le direttive europee sulla valutazione di impatto ambientale.
Questo vuol dire, secondo un accurato reportage della rivista ‘La nuova ecologia’, che a Porto Tolle si emetteranno nell’atmosfera ogni anno 10,3 milioni di tonnellate di CO2, che si andranno ad aggiungere alle 37,3 già prodotte ogni anno dalle altre centrali italiane, e alle 18 milioni di tonnellate previste da altre centrali, tra cui quelle grandissima di Saline Joniche in Calabria. Il paradosso è che i cittadini pagano un caro prezzo per il carbone, non solo in termini di danni alla salute e all’ambiente, ma anche economicamente, visto che lo Stato stanzia i fondi necessari ad acquistare i permessi per la CO 2 emessa sforando i limiti europei dalle industrie italiane che hanno iniziato a produrre dopo l’assegnazione delle quote. Un caso clamoroso è quello della centrale di Civitavecchia, che, grazie al decreto per gli impianti ‘nuovi entranti’ del 2010, si è vista regalare circa 4,2 milioni di tonnellate di CO2 gratuite, ma per l’anno in corso ne produrrà già il doppio. E il prezzo alla fine – concludono Ferrante e Della Seta – lo pagheranno i cittadini.”