“Occorre riconversione che tuteli lavoro e salute pubblica”.
“Cassata la famigerata norma ad aziendam contenuta nella manovra,
andrebbero rispediti al mittente anche i commi dell’articolo 35 che si
configurano invece come uno spudorato aiuto ad centralem, nel caso
specifico quella di Porto Tolle che il Governo vorrebbe a tutti i costi far
riconvertire a carbone, in spregio della sentenza del Consiglio di Stato
che ha bocciato il progetto.
àˆ auspicabile che il passaggio in Parlamento corregga la norma evitando un
pericoloso precedente, che in maniera eclatante va contro le normative
italiane sulla valutazione di impatto ambientale e verrebbe certamente
impugnata dall’ Europa, data la sua incompatibilità con tutte le norme di
legge e persino del buon senso.”
Lo dichiarano i senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta,
annunciando emendamento abrogativo della norma.
“Il carbone – continuano i senatori – è il meno caro dei combustibili
fossili ma anche il più sporco in assoluto, tant’ è che dalla centrale una
volta riconvertita a carbone di Porto Tolle uscirebbero ogni anno 10
milioni di tonnellate di anidride carbonica, il principale gas dell’effetto
serra. Senza contare poi la movimentazione, in un parco naturale già
fragilissimo, di 5 milioni di tonnellate di carbone all’anno e di un altro
milione di tonnellate tra calcare, gessi e ceneri. Parliamo dunque di
livelli di inquinamento elevatissimi, che non possono finora essere
abbattuti da un impianto di Ccs (carbon capture and storage): l’unico
impianto sperimentale in Italia, quello di Brindisi, riesce solo a
catturare lo 0,615% dei milioni di tonnellate di anidride carbonica emessa.
Il Consiglio di Stato non aveva fatto altro che ristabilire l’obbligo che
dovrebbe essere scontato per la commissione Via, ovvero quello di
analizzare tutte le alternative possibili. Il governo come troppo spesso
gli accade vorrebbe utilizzare la legge per vanificare una sentenza: è
inaccettabile”.
“Per Porto Tolle – concludono Ferrante e Della Seta – bisognerebbe invece
seriamente riprendere in considerazione l’ ipotesi di riconversione che non
mettano l’una contro l’altra le ragioni dell’ambiente e dell’occupazione”.