L’Italia può vincere contro la crisi? Questo Paese è in grado di tornare a costruire benessere e liberarsi dal pericolo di stagnazione e depressione collettiva? Indubbiamente per rispondere positivamente a queste domande si deve tener conto dei vincoli europei, della necessità ineludibile di tenere sotto controllo il deficit, si deve mettere mano con radicalità alla struttura del fisco – scovando l’evasione, ma anche utilizzando quella leva per premiare l’innovazione e i settori “labour intensive” colpendo le sacche di inefficienza ed economia assistita, vero fardello del nostro sistema industriale. Ma si deve soprattutto saper riconoscere quelle che sono le risorse del nostro paese che gli permettono di “stare in campo” nell’economia globalizzata e valorizzarle per potere giocare le proprie migliori atout. Ed è di questo che proveremo a parlare al Seminario estivo di Symbola, la Fondazione per le qualità italiane presieduta da Ermete Realacci e diretta da Fabio Renzi, che si terrà a Montepulciano dal 30 giugno al 2 luglio e che quest’anno è dedicato a “La bellezza del futuro. Cultura, innovazione, qualità , talenti e territori” (il programma completo su www.symbola.net). Una riflessione quella di Symbola che parte dall’assunto per cui, anche se qualcuno dice che con la cultura non si mangia, sono proprio la cultura e l’insieme della attività ad essa collegate che sono fondamentali per promuovere il “Made in Italy” nel mondo. Uno sforzo quello compiuto da Realacci in questi anni di collegare una rete di “best pratices” che tenesse insieme le eccellenze, che sono tante, del produrre italiano con un’attenzione quasi maniacale agli intrecci con coesione sociale, qualità dei territori che quelle esperienze costruivano nel concreto. Una ricerca che ha dato forma alla “soft economy”, la green economy in salsa italiana, quale chiave di lettura e leva possibile per il cambiamento. In questa visione la rivoluzione energetica che stiamo vivendo svolge un ruolo centrale. Il recente straordinario successo del referendum sul nucleare, tra i suoi tanti meriti ha avuto anche quello per cui dall’indomani in tanti – da ogni parte – hanno reclamato l’esigenza di un nuovo piano energetico. Purtroppo questo Governo non pare in grado di affrontare la questione, ma la programmazione in campo energetico è invece assolutamente indispensabile.
Bisognerebbe ammettere che non ci sono alternative e che bisogna seguire la strada europea dove leader indiscusso è la Germania, peraltro il paese più simile al nostro nella struttura dell’economia in quanto lì come da noi l’industria manifatturiera svolge un ruolo fondamentale. La strada è quella dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili, della lotta ai cambiamenti climatici anche come grande occasione di modernizzazione. I tedeschi non solo scelgono di abbandonare il nucleare ma decidono di sostituire tutto quel 17% di energia elettrica che oggi gli viene fornito dalle centrali atomiche con le fonti rinnovabili, non un chilo di fossile in più. I tedeschi in questi anni hanno costruito un settore industriale, che esercita una leadership mondiale, e che occupa oltre 400mila persone. Certo per farlo hanno pompato risorse ingenti, attraverso quel meccanismo di incentivazione finanziato dalle bollette elettriche che anche in Italia abbiamo introdotto nella scorsa legislatura e che infatti ha permesso la “partenza” delle rinnovabili finalmente in questo paese e che invece il Governo e le lobby dei fossili provano continuamente a interrompere e attaccare in maniera miope e incosciente. E con grande forza dovremmo lavorare per incentivare l’efficienza energetica. E’ la stessa Confindustria, tra gli altri, che in uno studio recente spiega le straordinarie opportunità in termini di risparmio e lavoro che un serio piano sull’efficienza porterebbe a tutto il Paese. Ma in questo settore, e più in generale nella sfida della modernizzazione indispensabile, chi si ferma è perduto, e per questo l’inazione del Governo è da irresponsabili. E’invece arrivato il momento di osare: puntare ad obiettivi che vadano anche oltre quelli già fissati in sede europea, sostenere la proposta ad esempio di portare da 20% al 30% il target di riduzione delle emissioni di CO2 al 2020. Questo è il coraggio che serve al Paese e che sarà protagonista dei tre giorni poliziani di Symbola.
Francesco Ferrante